Era il 3 novembre 2013 quando Maurizio Antonelli, ragazzo affetto da disabilità al 100%, fu brutalmente aggredito da tre ragazzi nei pressi di un pub di Ladispoli. Fra loro, Antonio D’Auria, romano di 30 anni, ritenuto colpevole di ciò che avvenne quella notte. A distanza di quasi 3 anni, giunge ora la riduzione della pena inflittagli per quel pestaggio, che condusse alla morte Maurizio Antonelli.
Massacrato di botte, a suon di calci e pugni, l’aggressione ai danni del giovane disabile sembrava risiedere in motivazioni apparentemente futili, una violenza perpetuata attraverso percosse letali che 24 giorni dopo, a causa dei forti dolori patiti, lo hanno condotto prima a degli accertamenti all’ospedale, poi ad un intervento chirurgico ed un coma farmacologico per la gravità delle ferite riscontrate.
Secondo quando si apprese al tempo dell’aggressione, per passare sul marciapiede Maurizio aveva chiuso lo sportello di una vettura, cosa che aveva provocato la reazione di alcuni giovani nei pressi del pub. Su D’Auria scattò allora l’accusa di omicidio preterintenzionale, respingendo la richiesta di concessione degli arresti domiciliari. In aggiunta, per la morte di Antonelli, avvenuta il 28 novembre 2013, è in corso in appello anche un secondo processo nei confronti di altri due giovani presenti ai fatti, per i quali è stato riaperto il dibattimento per l’affidamento di una perizia. Ad oggi il gup di Civitavecchia li ha condannati in primo grado a 11 anni e 4 mesi di reclusione ciascuno, mentre oggi, giovedì 7 aprile, ci sarà la sentenza d’appello.
Maurizio D’Auria, invece, risultava condannato in primo grado a 13 anni di carcere dalla terza Corte d’assise; la riduzione disposta in appello nella giornata di lunedì scorso, 4 aprile, è stata motivata col fatto che i giudici hanno adesso ritenuto giustificata la richiesta di giudizio abbreviato già proposta da D’Auria e respinta dal gup.