Roma può e deve uscire dalla dittatura delle discariche, una soluzione al caos immondizia che regna nella Capitale c’è e Legambiente la articola in 10 proposte che Roma Capitale può mettere in campo per dare un volto nuovo e pulito alla gestione dei rifiuti. È questo il senso della conferenza cittadina “Fuori dalla palude del sistema Malagrotta” che si è svolta qsabato 25 gennaio presso la Sala Conferenze Università E-Campus, alla quale hanno partecipato, tra gli altri Estella Marino, assessore all’Ambiente del Comune di Roma; Roberto Scacchi, direttore di Legambiente Lazio; Cristiana Avenali, consigliera regionale, componente Commissione Ambiente, Rifiuti, Mobilità; Gianfranco Bongiovanni, Occhio del Riciclone; Athos De Luca, presidente Commissione Ambiente di Roma Capitale; Maurizio Melandri, Comitato Malagrotta; Eugenio Stanziale, segretario CGIL Roma e Lazio; Adriano Travaglia, Comitato Spontaneo Cittadini di Villa Spada.
Roma ha bisogno di una raccolta differenziata porta a porta secco/umido in tutta la città. Il modello a cassonetto va superato e abbandonato, servono investimenti per diffondere il sistema domiciliare in tutta la città con un forte coinvolgimento dei cittadini. Se sono stati firmati contratti per l’acquisto dei cassonetti della tradizionale raccolta stradale si valuti la rescissione del contratto per evitare di ingessare su questo modello la raccolta dei rifiuti dei prossimi anni in città. Serve un mandato chiaro ad AMA che indichi compiti e responsabilità dell’azienda per puntare tutto su riduzione, riciclaggio e riuso. Vanno riscritti il contratto di servizio e il piano industriale dell’azienda per puntare su impianti e servizi necessari per poter riciclare organico, carta, vetro, metalli, e sugli spazi per il riuso nelle vecchie e nuove isole ecologiche. AMA dovrà anche definire nuovi accordi con i sindacati e i lavoratori che prevedano più efficienza per superare gli enormi limiti dell’azienda.
“Per liberare Roma e il Lazio dalla dittatura delle discariche serve il coraggio e la volontà politica che sono mancati fino ad oggi – afferma Stefano Ciafani, vice presidente di Legambiente -. Per ridurre i conferimenti in discarica la Regione utilizzi la leva economica, rendendo più costosa questa modalità di smaltimento, come fatto con successo negli ultimi anni nelle Marche e in Sardegna. Il Comune invece deve domiciliarizzare la raccolta differenziata in tutta la città, come sta avvenendo a Milano. Solo così, e con una rete di impianti di riciclaggio ancora tutta da costruire, potremo lasciarci alle spalle la lunga stagione delle mega discariche del sistema Malagrotta. Attendiamo su questo fronte un segnale di forte discontinuità rispetto al passato dalla politica locale”.
Servono nuovi impianti per il trattamento della frazione organica. L’organico va raccolto in maniera differenziata piuttosto che trattato e mandato in discarica, e Roma ha una clamorosa carenza in tal senso. Nel 2012 sono state 1.753.782 le tonnellate di rifiuti urbani e assimilati nella Capitale e oltre 500mila di queste sono rifiuti organici. Per questo Legambiente chiede che si estenda la raccolta dell’organico a tutta la città e ci si doti dei necessari impianti per il trattamento. Allo stesso modo non è necessaria la costruzione di nuovi impianti di trattamento meccanico biologico, Roma ne ha ben 4 e i numeri della differenziata in crescita non richiedono affatto investimenti in questa direzione. Oggi i TMB sono pensati però con una logica vecchia, devono essere trasformati in vere e proprie “fabbriche di materiali” che, potenziando le fasi di selezione, aumentano le rese di recupero del 20%.
Prevenire la produzione dei rifiuti è un obiettivo fondamentale, entro cinque anni i rifiuti si possono ridurre del 10%. Promuovere l’acqua del rubinetto, il compostaggio domestico, stringere accordi con i commercianti e la distribuzione sulla riduzione degli imballaggi, stabilire una tariffazione puntuale, creare centri del riuso, pensare sagre e feste in maniera sostenibile con l’uso di stoviglie riutilizzabili. Bisogna realizzare isole ecologiche e punti di raccolta in tutti i Municipi e nei quartieri anche prevedendo spazi all’interno esclusivamente dedicati al riuso e alla preparazione al riutilizzo per favorire il riuso e il recupero di materiali senza alcun trattamento industriale. Secondo uno studio condotto da Occhio del Riciclone il 52% dei rifiuti che attraversano le isole ecologiche romane, è potenzialmente riusabile e più della metà ha una propria filiera di riferimento nei circuiti del riuso.
Stop a inutili commissariamenti. I rifiuti prodotti da Roma Capitale non possono essere seppelliti fuori città, implica emissioni inquinanti dovute al trasporto, è costoso e incide ingiustamente su una comunità che quei rifiuti non li ha prodotti. Serve un siting serio per valutare quali spazi idonei si possano trovare all’interno del Comune di Roma, con un percorso trasparente che riporti legalità in un settore così delicato. Legambiente propone anche gli “Stati generali per il futuro della Valle Galeria” da lanciare con associazioni, comitati e cittadini della zona e insieme a Regione, Comune, Municipi, perché ora che Malagrotta è chiusa, bisogna andare avanti. Servono tempi certi per il capping e le operazioni di bonifica del sito, la post gestione, con spese che devono essere tutte a carico del gestore senza alcun cofinanziamento pubblico.
Alla Regione Lazio Legambiente chiede nuovo serio e concreto piano rifiuti regionale, ora che la Regione ha abolito una parte del vecchio piano rifiuti e stanziato fondi per la differenziata. Obiettivi ambiziosi per la differenziata, la riduzione e il riuso, strategie concrete per il loro raggiungimento, piani specifici per il riciclaggio e la riduzione con tempi, azioni e sostegno economico per la realizzazione, promozione del compostaggio di comunità. La Regione deve anche elevare al massimo possibile la cosiddetta ‘ecotassa’, in modo che i Comuni che evitano l’interramento dei rifiuti siano premiati. Il tributo deve essere modulato in base ad un criterio di premialità/penalità. Se più di 2 milioni di tonnellate di rifiuti ogni anno sono stati conferiti in discarica, è anche perché è costato la cifra irrisoria tra i 40 e 70 euro a tonnellata.
“Il caos immondizia a Roma deve trovare una soluzione definitiva, per uscire dalla palude di Malagrotta e dal sistema illegale gravissimo portato alla luce dalla Procura, bisogna puntare tutto sul pezzo pulito del ciclo dei rifiuti, su riciclaggio, riduzione e riuso – dichiara Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente Lazio -. Serve entro pochi mesi una svolta nella gestione dei rifiuti nella Capitale, affidando un mandato chiaro ad AMA, con un nuovo contratto di servizio e un nuovo piano industriale, per togliere i cassonetti dalle strade di Roma e passare con decisione alla raccolta domiciliare in tutta la città, con un sistema omogeneo. Questo è il momento per battere discariche e inceneritori, le istituzioni devono fare la loro parte, ma serve un grande e allargato coinvolgimento dei cittadini per dare un volto nuovo alla Capitale su un servizio così importante e delicato come la gestione dei rifiuti”.