Aperto a settembre il nuovo Ambulatorio Infermieristico, al terzo piano dell’Ospedale “Padre Pio” di Bracciano, di cui L’agone si era occupato, siamo andati a vedere come procede la sua attività. Il personale del Tribunale del malato di Civitavecchia si è recato lì in una visita di controllo ed ha trovato il servizio efficiente, funzionale, dotato di personale gentile e qualificato. L’unico appunto è che si auspica una maggiore collaborazione dei medici di famiglia. Da non dimenticare che, chi è esente, non paga nulla per ricevere i servizi erogati nell’Ambulatorio.
Sorto con lo scopo di essere “un punto d’ascolto sanitario” che garantisca “la continuità assistenziale tra ospedali e servizi territoriali”, la missione sembra riuscita. Le due unità di personale che vi operano si danno molto da fare per soddisfare e rispondere a tutte le esigenze di una clientela sempre più numerosa. Il riscontro c’è e l’Ambulatorio sta prendendo sempre più piede, con un ricambio continuo di pazienti e gente sempre più numerosa ad aspettare il proprio turno fuori dalla porta. Con il telefono che squilla in continuazione: le persone vogliono avere informazioni, e conoscere sempre meglio tale servizio, chiedendo suggerimenti.
Il modello dell’Ambulatorio Infermieristico (AA.II.) è rivolto a quei pazienti che non necessitano di ricovero, le cui cure sono prese in carico e gestite autonomamente da personale infermieristico qualificato. Per ridurre i tempi di attesa ed offrire cure ed assistenza migliori, soprattutto a malati cronici. Lavorando in stretta collaborazione con il Punto Unico di Accesso sociosanitario (PUA), contribuisce a una stesura più adeguata del piano terapeutico, partendo dalla creazione di una cartella infermieristica, aperta la quale si potrà seguire il paziente in maniera costante. Col continuo monitoraggio si potrà, così, decidere di ricorrere a metodologie di Valutazione Multi Dimensionale (VMD), per un aggiornamento più all’avanguardia del PAI, Piano Assistenziale Individuale.
Non si tratta, dunque, di una mera e passiva esecuzione delle terapie prescritte da terzi. La collaborazione con Medici di Medicina Generale (MMG) c’è ovviamente, ma si va oltre. Con tale servizio si intende favorire ed accelerare l’accesso alle prestazioni di assistenza sanitaria primaria (primary care); sviluppando nel paziente una propria capacità di autocura (self care), coinvolgendolo attivamente e rendendolo partecipe e consapevole delle scelte terapeutiche stesse, stilate in base ai suoi suggerimenti per un’assistenza condivisa che renda il paziente più soddisfatto e soprattutto anche più cosciente e preparato dal punto di vista medico-clinico: è il cosiddetto Empowerment del cittadino. Un potenziamento che significa una comunicativa più accessibile da parte della medicina al diretto interessato; un malato che ha il diritto sì alla cura, ma anche alla conoscenza: la medicina è del e per il paziente, non può né deve essere indotta passivamente e in maniera astrusa e distaccata, come fosse una scienza infusa incomprensibile, che spaventerebbe anche di più.
Barbara Conti