“La minaccia è gravissima, ma siamo ancora in tempo per fermarli. Negli anni scorsi è già successo, i cittadini uniti e determinati hanno sventato pericoli che sembravano ineludibili. Quindi ce la possiamo fare. Loro hanno l’autorità, noi abbiamo la coscienza. Loro pensano ai soldi e al potere, noi pensiamo alla salute dei nostri figli. Le nostre ragioni valgono più delle loro”.
E’ l’appello finale lanciato dalla piazza del Comune di Bracciano a conclusione della fiaccolata indetta dal Comitato Bracciano Stop discarica e sostenuta dai Comitati e dalle associazioni anti discariche del Lazio. Dopo la grande manifestazione unitaria del 26 ottobre, davanti ai cancelli di Cupinoro, sabato 29 marzo, Bracciano è stata nuovamente teatro di un lungo corteo illuminato da centinaia di fiaccole. Più di 600 cittadini, da ogni comune del territorio, hanno partecipato alla marcia partita silenziosa ma poi scandita dalla ripetizione del monito Noi non ci fermiamo. Noi non ci fermiamo dall’esprimere dissenso contro il progetto di fare di Bracciano il polo industriale dei rifiuti del Lazio. Minaccia che, dopo le affermazioni allarmanti dell’assessore ai rifiuti della Regione Lazio, Michele Civita, dopo l’ultimo comunicato del Comune di Bracciano, si fa sempre più concreta.
“La discarica di Cupinoro, chiusa a gennaio per esaurimento degli spazi di conferimento – ribadiscono dal Comitato – per 20 anni ha ingoiato rifiuti tal quale da 25 paesi ed ora necessita solo di bonifica. Regione Lazio e Comune di Bracciano, invece, non puntano solo a riaprire la discarica ma a realizzare sullo stesso sito un mega impianto di trattamento dei rifiuti, sovradimensionato per i 25 comuni che già vi smaltivano. Intendono realizzare impianti di trattamento meccanico biologico con produzione di Cdr per 135.000 tonnellate all’anno ed una centrale a biogas da 33.000 tonnellate per la frazione umida. Il piano prevede grandi investimenti che la Bracciano Ambiente, azienda gestore della discarica, non possiede in quanto è in una grave crisi finanziaria tanto che ha già licenziato 21 impiegati. A dire non a questo progetto -che farebbe di Bracciano la nuova industria della monnezza- non sono solo i comitati di cittadini dei comuni interessati. Infatti a far crollare il fragile castello di Regione e Comune è intervenuto il Mibac, Ministero dei Beni culturali, che oltre ad aver evidenziato carenze nella documentazione presentata dalla Bracciano Ambiente, ha con forza affermato che l’area di Cupinoro, soggetta a usi civici, a vincoli paesaggistici ed archeologici, è zona a protezione speciale e dunque un patrimonio da tutelare dove non è possibile costruire né realizzare alcunché. In una nota del Comune di Bracciano di questi giorni si esprime chiara l’intenzione di superare ogni barriera e di ricorrere al Consiglio dei Ministri per poter riaprire Cupinoro e realizzare i nuovi impianti. I cittadini riuniti nei comitati, anche con la fiaccolata del 29 marzo, hanno riaffermato la netta contrarietà ad una politica scellerata nella gestione dei rifiuti. Dopo essere stati esposti per oltre 20 anni ai veleni della discarica, i cittadini di Bracciano, Cerveteri e di tutto il territorio limitrofo, pretendono il rispetto del diritto alla salute. Sono fermamente contrari all’idea di impianti di vecchia concezione come la centrale a biogas o il TMB , funzionali a ben altri progetti, come quello di sfamare gli inceneritori attivi e allargare a dismisura il bacino di riferimento del sito. Dal Comitato Stop Discarica il messaggio ad istituzioni e politica è Noi non ci fermeremo”.