E mentre a Bracciano il sindaco Giuliano Sala cerca di affrontare la spinosa questione del futuro dell’Ospedale ‘Padre Pio’, scrivendo anche al Capo dello Stato Giorgio Napolitano, a Roma (nella sede dell’VIII Municipio) si è tenuto il settimo degli incontri di presentazione e ascolto sul decreto Case della Salute.
Il titolo è esplicito “Il welfare è di casa” e vi hanno partecipato molte istituzioni. Alta anche l’affluenza di gente comune e di esperti del settore e non. A riassumere bene lo spirito dell’iniziativa è stata la consigliera regionale Teresa Petrangolini. Si è trattato di un incontro anche politico, che ha messo in atto un nuovo modo di fare politica basato sul dialogo e sul confronto con tutte le parti in causa, ascoltando e cercando di recepire, innanzitutto, le esigenze dei cittadini per dare risposte concrete alla popolazione nel minor tempo possibile e col massimo dell’efficacia.
In apertura, è stata la stessa consigliera a dare l’importante notizia che alla Regione Lazio sono stati riconosciuti circa 313mila abitanti in più (5.870.451 invece che 5.557.276), che hanno permesso all’Ente di ottenere 400 milioni in più di euro, utilissimi per uscire quanto prima dalla fase di duro e severo Commissariamento a cui è sottoposta la Regione Lazio, il che comporta molti vincoli (anche operativi) per tale istituzione. E per una nuova gestione anche del Padre Pio, come spiegato da Sala e dal neodeputato Pd, Emiliano Minnucci, che avevano già avanzato una proposta per il nosocomio da un milione di euro che prevede quanto segue: 88 posti letto, contro i 30 proposti, suddivisi in 40 posti di area medica, 36 di area chirurgica, 2 terapia sub intensiva, 3 breve osservazione, 8 di day hospital; per un rapporto ricavi-costi, che salirebbe dal 42% proposto al 72%.
In conclusione dell’incontro, invece, Petrangolini ha auspicato che in autunno ci possa essere nuovamente un altro incontro del genere per fare di nuovo il punto della situazione e per poter avere e dare ulteriori aggiornamenti.
Il Presidente del Municipio VIII di Roma, Andrea Catarci, ha parlato di “medicina territoriale”, mentre Antonio Bertolini (della Asl RM C) di “moto culturale”. Sicuramente occorrerà uno sforzo anche da parte della collettività, di un cambiamento di mentalità e di operatività da parte di tutti, affinché la Casa della Salute possa portare e “aumentare l’integrazione”, abbreviando i tempi di cura e semplificando anche le procedure burocratiche necessarie, ma soprattutto favorendo una maggiore reperibilità delle cure. Ed avere tutto quello di cui il paziente ha bisogno nello stesso posto, senza doversi spostare o andarlo a cercare altrove. Quel luogo è la Casa della Salute, appunto, riconoscibile ovunque dallo stesso logo. Anche se tale Casa è più che un semplice e mero luogo fisico.
Si tratta di strutture polivalenti, in cui non ci sono solo gli ambulatori, ma dove si promuove anche un’azione di prevenzione contro le principali patologie che affliggono la popolazione. Qui vi sono anche sale riunioni poiché si lavora in équipe, con personale specializzato e qualificato. Ma vi si troveranno anche punti di ascolto, centri antiviolenza ad esempio, così come spazi fisici di dialogo con le Associazioni del settore. Oltre all’assistenza farmaceutica vengono garantiti altri servizi, quale quello soprattutto della tele-salute. L’obiettivo è continuare a curare i pazienti da casa, gestendo in particolare le malattie croniche o degenerative. In teoria dovrebbero essere funzionali 12 ore al giorno, partendo dalle 9 iniziali eventuali, con tutti i servizi di base essenziali garantiti, ma con la possibilità poi di integrare altri “moduli aggiuntivi”, ovvero tutti quei servizi richiesti e di cui c’è necessità.
Ciò significa, come ha sottolineato Dino Gasparri (assessore alle Politiche Sociali del Municipio VII di Roma), costruire una “rete socio-sanitaria di stampo assistenziale con cui dare risposte socio-sanitarie tramite un’integrazione e un’interazione al cui centro vi sia la persona. Interazione che si traspone in flessibilità”: ovvero, quello della Casa della Salute non è un modello fisso, ma va modellato, inserito ed adattato nella ed alla realtà territoriale in cui sorge, con le sue fragilità, emergenze e criticità che vanno tenute in considerazione. Per questo occorre “sinergia nel mettere in comune le professionalità e le intelligenze di ognuno”.
La Casa della Salute, ha aggiunto Giorgio Cerquetani (della Cabina di regia del Servizio Sanitario Regionale), rappresenta “lo spostamento dall’ospedale al territorio, dove si individua questa struttura intermedia che permette minori di costi dei servizi e delle prestazioni mediche, garantendo la stessa qualità. Perciò è tanto più importante intercettare i malati cronici per passare dalla medicina di attesa a quella di iniziativa. Cercando di lavorare in modo orizzontale, collaborando e cooperando tutti, invece che verticale”.
Infine, ha proseguito Carlo Saitto (Direttore Generale Asl RM C), è centrale il tema della sanità digitale, che si vuole mettere in atto nella Casa della Salute, in cui vi sia un sistema di costruire una piattaforma su cui registrare tutte le informazioni per monitorare l’andamento delle terapie e delle patologie, potendo variare così le cure nel modo giusto. Nelle conclusioni affidate alla consigliera Petrangolini, si è evidenziata l’importanza che siano luoghi accoglienti e confortevoli, che invitino i pazienti a recarvisi, anche se l’auspicio è che sia solamente per cicli di cure o piccole emergenze, per il resto il malato sarà seguito da casa.
Barbara Conti