Il paesaggio deriva da una complessa combinazione di forme e di funzioni: oggetti concreti e tangibili (come i prati, i boschi, i corsi d’acqua); processi (quali le dinamiche fisiche e biologiche, e quelle di natura antropica); percezione che ognuno di noi ha di questi insiemi; tempo, poiché tutto è in continua evoluzione. Il paesaggio viene quindi ad essere composto da una parte oggettiva, concreta, costituita da elementi tangibili e da processi fisici, e da una parte soggettiva, che appartiene alla natura più intima di ciascuno di noi, ed è legata alla nostra.
È un po’ come quando osserviamo un quadro: la percezione dello stesso è soggettiva, ma comunque influenzata da quello che sappiamo dell’autore o dalle nostre esperienze di vita: più elementi abbiamo a disposizione, più sviluppiamo una percezione sfaccettata e ricca. Il paesaggio, quindi, come identità di una specifica realtà, parte integrante del patrimonio culturale, della collettività, da tutelare, come sancito nell’articolo 9 della Costituzione italiana, che lo associa al “patrimonio storico e artistico della Nazione”. Imparare a “leggere” e interpretare le dinamiche che regolano l’evoluzione di un determinato paesaggio, oltre che a capirlo più a fondo, serve anche alla sua conservazione, e a indicare, quando messi in condizioni di poterlo fare, scelte coerenti con quelle regole.
“La componente geologica del paesaggio è molto importante, direi “basilare” – afferma il Vicepresidente dell’Ordine dei Geologi del Lazio Marina Fabbri -. Il termine geodiversità, di recente introduzione nel mondo scientifico, riconosce infatti nella varietà degli ambienti geologici la base della vita sulla Terra. Salvaguardia, conservazione e valorizzazione del patrimonio geologico sono senza dubbio funzionali a garantire non solo alle generazioni attuali, ma anche a quelle future, la possibilità di conoscere ed apprendere la storia della Terra e di sapere leggere ed apprezzare i suoi molteplici paesaggi.
“I geositi, elementi fisicamente presenti sul territorio, che permettono di comprendere in maniera particolarmente chiara ed evidente gli eventi legati alla storia della terra – continua il Vicepresidente dell’Ordine dei Geologi del Lazio – fanno parte del paesaggio e in alcuni casi lo caratterizzano, rappresentando uno strumento reale e concreto di divulgazione, conoscenza ed educazione scientifica ed ambientale, meritando quindi di essere tutelati attraverso una corretta pianificazione del processo di geoconservazione”.
Recentemente l’Ordine dei Geologi del Lazio ha fornito il proprio patrocinio ad un progetto della Sigea Lazio consistente nella realizzazione di una monografia comprendente 91 geositi presenti nel territorio di Roma Capitale, suddivisi per Municipi, presentata il 23 ottobre scorso in un convegno svoltosi presso il Parco Regionale dell’Appia Antica. “Il progetto – rimarca Fabbri – ha contribuito senza dubbio alla valorizzazione del patrimonio geologico di una città come Roma, dove l’azione dell’uomo, nei secoli, ha profondamente mutato il paesaggio originario locale, dove i geositi presenti, uniscono quindi all’interesse geologico-geomorfologico, quello storico-archeologico, permettendo inoltre di comprendere come la storia e la cultura della città di Roma sia intimamente connessa alla struttura del suo territorio”.