Il voto definitivo è arrivato alle 5 del mattino, dopo una lunga maratona notturna. Proroga di 2 anni, dal 31 gennaio 2015 al 31 gennaio 2017.
Dopo una lunga maratona notturna, alle 5 del mattino, il Consiglio regionale del Lazio, presieduto da Daniele Leodori, ha approvato il nuovo Piano casa della Regione.
Con 27 voti favorevoli e 12 contrari, diventa legge la proposta n. 75, arrivata in Commissione il 23 gennaio scorso, licenziata il 27 marzo e sottoposta all’esame dell’Aula a partire dal 6 agosto, con la seduta in cui l’assessore alle Politiche del territorio, mobilità e rifiuti, Michele Civita, ha illustrato per la prima volta il provvedimento al Consiglio.
La principale novità di questo provvedimento è la proroga del Piano casa per altri 2 anni: il precedente (cosiddetto “Polverini-Ciocchetti”), che a sua volta modificava e prorogava il primo Piano casa – la legge 21 del 2009 – sarebbe scaduto, infatti, il 31 gennaio 2015, mentre ora scadrà il 31 gennaio 2017.
Ci sono dunque ancora due anni di tempo per presentare ai Comuni le domande per ampliamenti di immobili esistenti, demolizioni e ricostruzioni, cambi di destinazione d’uso.
Vengono spostati in avanti anche gli altri termini temporali previsti nella legge, come ad esempio il titolo in base al quale si possono fare gli interventi, che deve essere stato rilasciato entro il 31 dicembre 2013 e non più entro il 28 agosto 2011.
Rispetto al Piano precedente, il nuovo prevede numerose modifiche, a partire dall’eliminazione della premialità di un aumento di cubature del 10% sulla volumetria dell’intero piano attuativo del piano regolatore per le costruzioni nelle aree libere edificabili. In tal modo la premialità consiste solo nel cambio di destinazione d’uso.
Una seconda modifica di rilievo riguarda l’introduzione di norme che vincolano le risorse aggiuntive derivanti dal Piano casa alla realizzazione di opere e servizi per i cittadini: se non si potranno realizzare i servizi, secondo quanto stabilito dal Piano regolatore, è prevista infatti la cosiddetta “monetizzazione degli standard urbanistici”, ossia un pagamento sostitutivo vincolato alle modifiche introdotte. Per questo, inoltre, vengono cambiate le norme che andavano ad incidere sulla pianificazione urbanistica attraverso un sistema di deroghe – in particolare i cambi di destinazione d’uso – con relativo premio di cubatura, restituendo centralità alle Giunte e ai Consigli comunali.
Cambia anche la disciplina del cosiddetto housing sociale. La percentuale dei nuovi interventi sulle aree libere da destinare a questo istituto passa dal 30 al 10%, ma per quanto riguarda gli interventi sull’esistente, cioè sugli edifici dismessi o mai utilizzati al 31 dicembre 2013, la percentuale passa dal 30 al 43%, con ulteriori 10 punti percentuali in più se l’housing sociale riguarda altri edifici già realizzati o in costruzione, di proprietà dello stesso soggetto privato. Si favoriscono poi tutti gli interventi sulla “città costruita”, ovvero la cosiddetta “rigenerazione urbana” (demolizioni e ricostruzioni, cambi di destinazione). Viene prevista anche la possibilità di eseguire interventi di sostituzione edilizia nelle fasce di rispetto, a patto che la ricostruzione abbia luogo nello stesso lotto o in uno confinante, al di fuori delle fasce stesse.
Infine, vengono modificate le norme che riguardano le imprese agricole. Viene stabilito il principio della ruralità multifunzionale attraverso l’introduzione delle attività connesse e compatibili con la destinazione agricola quali: agriturismo e turismo rurale; trasformazione e vendita diretta di prodotti agricoli; ristorazione e degustazione dei prodotti tipici; attività culturali, didattiche, sociali e teraupetiche-riabilitative. Tali attività saranno disciplinate da apposito regolamento approvato dalla giunta regionale. Si darà poi la possibilità di demolire, ricostruire con sagoma diversa e delocalizzare all’interno della stessa azienda gli edifici esistenti e consentirne la rifunzionalizzazione per altre attività agricole o per quelle connesse e compatibili, senza modificarne la destinazione.
Lo scopo di queste modifiche è di aprire l’agricoltura del Lazio alla multifunzionalità e di ampliare le possibilità di intervento sul tessuto edilizio esistente, senza concedere aumenti di volumetrie e cambi di destinazione d’uso.
Nel corso della lunga seduta, durata circa 12 ore e che ha visto alternarsi alla presidenza sia Leodori sia i due vicepresidenti, Massimiliano Valeriani e Francesco Storace, l’Assemblea ha approvato diversi emendamenti e subemendamenti, presentati dall’assessore Civita e da numerosi consiglieri regionali. Tra questi si segnalano: uno a firma dello stesso Francesco Storace (La Destra), che ripristina una riserva minima del 50% di housing sociale per le Forze dell’ordine; uno del consigliere Fabio Bellini (Pd), che subordina il beneficio dell’ampliamento in caso di utilizzo di fonti di energia rinnovabile con potenza non inferiore a 1 Kw alla condizione che tale utilizzo sia esteso all’intero fabbricato e non solo a una parte di esso; uno a firma dell’intero gruppo consiliare del Movimento 5 Stelle, mirante a specificare che, per la realizzazione degli ampliamenti previsti dal Piano, è necessario verificare l’esistenza non solo di opere di urbanizzazione primaria (come strade, impianti fognari, servizi idrici ed elettrici), ma anche di urbanizzazione secondaria (come scuole, uffici comunali, impianti sportivi, chiese).
Hanno votato a favore della legge tutti i gruppi di maggioranza e contro tutti quelli delle opposizioni.