22 Novembre, 2024
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“Sul Vulcano”, con Gianfranco Pannone, al cinema Quantestorie di Manziana il 23 novembre

Uomo-ambiente un conflitto quasi autodistruttivo, una convivenza difficile nei tempi moderni in cui le bellezze naturali vengono annientate da un abusivismo spregiudicato e dalla costruzione illecita e non a norma di discariche a cielo aperto in mano alla malavita organizzata, che fa dei rifiuti un traffico sommerso per un commercio che produce un business che arricchisce pochi alle spalle di molti. Tutto finché la natura non si ribella in maniera incontrollata e violenta. A danno dell’uomo stesso, che ha instaurato quel meccanismo di saturazione, che ha portato al collasso dell’intero (eco)sistema. E se Giacomo Leopardi cantava la natura matrigna, spiegando bene questo processo, non manca di omaggiarlo l’autore di “Sul Vulcano”, uno dei docu-film più rilevanti sul tema: Gianfranco Pannone. Ambientato nella Napoli ai piedi del Vesuvio, dove convivono e collidono la popolazione partenopea e il vulcano, l’opera viene portata anche nel comprensorio sabatino. Per un incontro con l’autore stesso al cinema “Quantestorie” di Manziana, domenica 23 novembre prossimo, alle ore 17:30 circa. Dopo la proiezione, seguirà un dibattito con l’autore ed un buffet. Il docu-film sarà proiettato anche alle 19.30 ed alle 21.30 di domenica; ed alle 19.30 – 21.30 di lunedì 24.

Dopo il buon successo de “L’Italia si racconta”, continua la narrazione del nostro Paese, con tutti i suoi problemi, al cinema “Quantestorie” di Manziana. Anche la problematica ambientale ne fa parte, soprattutto qui, dove la polemica sulla discarica di Cupinoro (per fare un esempio) non si è mai arrestata. E sembra una discussione senza via d’uscita, destinata a perdersi sotto le tonnellate di rifiuti, senza che si possa trovare una soluzione. Questo prodotto, forse, potrebbe aiutare a instaurare un’etica civile, sociale ed ambientale ecosostenibile, sana e salutare per l’ambiente e per l’uomo. La loro convivenza in un habitat comune incontaminato non è impossibile. Questo l’obiettivo ambizioso che si pone Pannone: “non è un problema solo napoletano. Vale per tutta l’Italia, l’Occidente, il mondo. La mia ambizione –ha rivelato in un’intervista- è di lanciare un messaggio universale. Spero di esserci riuscito”. Dunque cercare anche delle risposte, tra storie di vite vissute, preziosi materiali dell’Archivio cinematografico Luce e testimonianze letterarie che vanno da Giordano Bruno al Marchese De Sade, da Giacomo Leopardi a Curzio Malaparte. Interrogandosi su come si possa essere arrivati a tanto, a un livello così allarmante di emergenza, con emergenze naturali che non sono solo quelle del Vesuvio, ma anche quelle di Genova e tante altre ancora. Imparando dallo spirito dei partenopei, dalla loro filosofia, del loro modo di convivere con la paura della fine, della distruzione totale, dell’esplosione improvvisa che annienti tutto quanto è stato costruito. Sorretti da un forte senso di fede, di credo religioso (come la devozione per la Madonna di Yole, una delle protagoniste, una cantante neomelodica), ma anche di superstizione al contempo. Oltre che da un fatalismo centrale. E a tale proposito, Pannone ha fatto una distinzione importante in una sua intervista, rilasciata ad Andrea Guglielmino lo scorso 7 agosto: “Il fatalismo è una componente tipicamente partenopea, ma esistono un fatalismo buono e uno cattivo. Quello cattivo ti porta a dire che, dato che tutti dobbiamo morire, tanto vale diventare camorristi. Quello buono, invece, comprende che la natura è più forte dell’uomo, qualcosa con cui bisogna confrontarsi e fare i conti, che va oltre l’immediatamente visibile e può comprendere il sacro e la magia”. Ed è proprio questo fatalismo che porta la gente di Napoli a riuscire a (ri)costruire dalle ceneri, a cogliere il senso di vita e vitalità che c’è sotto quelle ceneri, quella lava apparentemente spenta, eppure così viva. Ed a risorgere da quelle stesse ceneri, con cui dà origine a quella creatività tipicamente partenopea: come fa Matteo, l’altro dei tre protagonisti del docu-film, pittore di talento le cui opere sono fatte con la lava. Perché anche un fiore può rinascere dalle ceneri, come insegna e come sta a simbolizzare la presenza della terza protagonista di “Sul vulcano”: Maria, che vive e lavora in un’azienda florovivaistica ai piedi di una villa vesuviana in abbandono.

Nel cast ci sono attori del calibro di:Toni Servillo, Donatella Finocchiaro, Fabrizio Gifuni, Leo Gullotta, Iaia Forte, Enzo Moscato, Renato Carpentieri, Aniello Arena. Le musiche sono di Daniele Sepe.

Presentato nella sezione Fuori concorso alla 67ma edizione del Festival del Film di Locarno, con “Sul vulcano” Pannone si dimostra regista impegnato ed attento alle problematiche moderne ed attuali. Lo fa con un realismo pregno di pathos e di tensione: quella di una terra in cui si vive con la solarità, la serenità, la convivialità, l’allegria dei colori tipici della Campania, ma sempre consapevoli che tutto potrebbe cambiare (irrimediabilmente) da un momento all’altro. “Sul Vulcano” è stato prodotto da Alessandro Bonifazi e Bruno Tribbioli; è una produzione Blue Film con Rai Cinema, in associazione con Istituto Luce-Cinecittàe Soul Movie e in collaborazione con Film Commission Regione Campania e SudLab. Potrebbe approdare in Rai nel 2015, per poi procedere con una distribuzione addirittura internazionale, in Francia, Svizzera o Germania ad esempio. Del resto Pannone non è nuovo a queste cose. É uno dei più apprezzati autori italiani di cinema del reale. “Sul Vulcano” fa seguito ad altre opere di rilievo del regista: “Il sol dell’avvenire” (2008),ma che Storia…”(2010) edEbrei a Roma” (2012).

Barbara Conti

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