4 Novembre, 2024
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Lazio, Giornata della trasparenza in Consiglio regionale

Daniele Leodori: “Abbiamo fatto molto in questi primi 18 mesi ma non ci fermiamo”.

Si è svolta oggi nella sala Mechelli del Consiglio regionale del Lazio la prima ‘Giornata della trasparenza’ organizzata dall’ente presieduto da Daniele Leodori. Si sono confrontati esponenti delle Istituzioni – l’Autorità nazionale anticorruzione, il Garante della Privacy, le magistrature amministrative e contabili – con i rappresentanti delle associazioni impegnate sul versante della trasparenza e del mondo dell’informazione.
Il risultato è stato un ampio e ricco dibattito su temi attuali e pregnanti quali il rapporto di fiducia tra istituzioni e cittadini, il giusto bilanciamento tra la trasparenza e l’accessibilità dei dati da un lato e il diritto alla riservatezza dall’altro.

Ad aprire i lavori – e a coordinarli – la consigliera regionale Teresa Petrangolini, dell’Ufficio di presidenza del Consiglio, la quale ha sottolineato “gli enormi passi in avanti compiuti in questi 18 mesi dal Consiglio regionale nell’ambito della trasparenza, che rappresenta una scelta, un processo. Tuttavia – ha precisato la consigliera del gruppo Per il Lazio – siamo ancora in fase di attuazione e molte cose vanno ancora realizzate”.

Il presidente del Consiglio regionale, Daniele Leodori, ha ricordato ai presenti come il tema della trasparenza sia stato un punto fermo sin dall’inizio di questa legislatura. “Nel giorno del mio insediamento – ha detto Leodori – ormai 547 giorni fa, dissi nel mio intervento d’apertura che c’era bisogno assoluto di una nuova ripartenza, di una politica low cost, di amministratori normali. Dissi che avremmo fatto della trasparenza un elemento irrinunciabile per noi e per i cittadini e oggi, dopo 18 mesi, posso affermare che abbiamo fatto molto, ma possiamo fare di più”. Con riferimento all’appuntamento odierno, il presidente del Consiglio ha spiegato che “questa, forse con un eccesso di entusiasmo, viene definita la Giornata della Trasparenza, ma resto convinto che la trasparenza si debba praticare ogni giorno, non perché va di moda, né per avere una critica positiva, ma perché è un dovere per la pubblica amministrazione e per chi ha responsabilità di governo”.

Al termine del saluto di Leodori, il segretario generale del Consiglio, Antonio Calicchia, ha brevemente ringraziato tutti i dipendenti “per l’importante contributo dato per l’attuazione di una normativa nuova e complessa” e ha poi lasciato la parola a Luigi Lupo, direttore della Struttura Prevenzione della corruzione e Trasparenza del Consiglio regionale, per l’illustrazione del rendiconto sull’attuazione degli obblighi di pubblicazione previsti dal Decreto ‘Trasparenza’ (D. Lgs 33/2013).

Augusta Iannini, vice presidente dell’Autorità Garante dei dati personali, ha inaugurato gli interventi dei sette relatori ospiti del Consiglio, incentrando la sua relazione sul difficile rapporto tra trasparenza e rispetto della privacy, che spesso genera, un ‘equivoco’. “L’Autorità – ha spiegato – interviene per bilanciare esigenze diverse ed esercita compiti a volte non graditi, non funzionali alla trasparenza, ma che sono imposti dalle leggi vigenti”.

Salvatore Giacchetti, presidente di sezione del Consiglio di Stato, ha focalizzato il suo intervento sul problema del cosiddetto segreto d’ufficio in relazione all’esigenza della trasparenza e dell’accessibilità ai dati delle pubbliche amministrazioni, non mancando di sottolineare come in realtà a volte ne sia fatto un uso sbagliato.

Accesso civico e corruzione sono stati invece gli argomenti sui quali si è soffermato Stefano Toschei, giudice del Tar del Lazio, il quale, con riferimento al primo, ha messo in evidenza un errore molto diffuso, secondo il quale solo il cittadino ne può far uso: “Esiste una normativa molto dettagliata – ha spiegato Toschei – che usa il termine ‘chiunque’ quando si parla di soggetti che possono fare l’accesso civico, non solo i cittadini”.

Anna Maria Carbone Prosperetti, presidente della sezione regionale della Corte dei conti del Lazio, nel corso della sua relazione, ha sottolineato come più che la trasparenza, siano “il buon andamento e la celerità delle decisioni” che rendono virtuosa un’amministrazione pubblica.

Vittorio Alvino, presidente Open Polis – Foia, ha invece affermato che “la trasparenza è una delle condizioni per poter modificare i rapporti di potere, introducendo un principio di responsabilità nei confronti dei cittadini, degli utenti: rendere valutabile l’operato, il lavoro del singolo – ha spiegato Alvino – sia del rappresentante politico che del dirigente pubblico, introduce il principio di credibilità della Pubblica amministrazione”.

Il modello italiano in rapporto a quanto avviene negli altri Stati è stato l’oggetto dell’intervento di Francesco Merloni, componente Autorità nazionale anticorruzione, secondo il quale nel nostro Paese si è preferito optare per “l’obbligo di pubblicità degli atti, invece che per il modello del Freedom of information act – Foia – tipico di paesi come la Svezia e gli Stati Uniti d’America, incentrato sul diritto di accessibilità totale da parte dei cittadini”. Merloni ha poi sottolineato come la proposta di legge del Lazio sulla trasparenza presentata da Teresa Petrangolini e sottoscritta da molti consiglieri, tra cui Leodori – attualmente depositata in prima commissione ma non ancora discussa – sia una “vera e propria rivoluzione, che diventerebbe benemerita nel panorama nazionale, perché va nella direzione dell’accesso generalizzato”.

Infine, Sergio Rizzo, editorialista del Corriere della sera, ha concluso gli interventi con una serie di esempi su come in Italia ci sia ancora molto da fare in tema di trasparenza, da lui definita “condizionata”, in opposizione al termine anglosassone ‘total disclosure’. “Il problema del nostro Paese – ha detto Rizzo – è una certa burocrazia, paragonabile ai mandarini cinesi, che complica anziché semplificare il processo legislativo. La trasparenza delle leggi – ha concluso il giornalista – è molto più importante della trasparenza dei dati, perché in Italia ci sono troppe norme inutili o scritte male, che non aiutano il cittadino”.

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