22 Dicembre, 2024
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Ladispoli: il no del Consiglio comunale all’arrivo di Acea

Il Consiglio comunale di Ladispoli ha detto un secco no all’arrivo di Acea a Ladispoli. Nella seduta di martedì 9 dicembre la massima assise civica ha votato all’unanimità la mozione con la quale ribadisce la volontà, già espressa dall’Amministrazione comunale, di non trasferire, come richiesto dalla Segreteria Tecnico Operativa dell’Ato 2 Lazio Centrale – Roma, la gestione dei servizi idrici integrati e di proseguire, quindi, la gestione in house attraverso la partecipata.

“L’acqua di Ladispoli – ha detto il sindaco Crescenzo Paliotta – non si tocca. Se da una parte la Segreteria Tecnica Operativa dell’ATO 2 ci ha chiesto, supportata dallo “Sblocca Italia”, la consegna immeditata della gestione dei servizi idrici integrati, dall’altra noi ribadiamo fermamente che la gestione dell’acqua deve rimanere pubblica. Le nostre ragioni traggono forza da due aspetti: il  referendum sull’acqua pubblica e le notevoli discordanze normative tra leggi regionali e statali. Inoltre le Ato non esistono più e ad oggi non sono stati determinati i nuovi bacini. In questa situazione non possiamo permettere che ai cittadini di Ladispoli venga scippato un servizio che è sempre stato un modello di efficienza con tariffe tra le più basse d’Italia. Come si può chiedere ad un Comune di passare da una gestione totalmente pubblica come è la Flavia Acque ad Acea Ato 2 che è per il 51% pubblica e per il 49% privata? Sconfesseremmo quanto stabilito dai 27 milioni di italiani con il referendum sull’acqua pubblica.  Infine la normativa in materia di risorse idriche è molto controversa. Se una parte la Regione Lazio con la legge 5 del 2014 riconosce il diritto ad ogni singolo ente a provvedere direttamente alla gestione del servizio idrico integrato sul proprio territorio, dall’altra il Parlamento con Legge 164 del 2014 stabilisce il subentro del gestore del servizio integrato (Acea) ai soggetti locali, pur rinviando questa sostituzione alla scadenza naturale dell’atto che regola il rapporto. Occorre evidenziare anche che la legge dello Stato interviene nelle more di un giudizio di legittimità costituzionale della legge regionale che, attualmente, non ci risulta ancora definito. Noi chiediamo – ha concluso Paliotta – alla Regione Lazio di attuare la legge regionale sulla “Tutela, governo e gestione pubblica delle acque”.

 

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