Un bimbo di Oriolo Romano, che è entrato a far parte della scuola PYT di Bracciano proprio dallo scorso anno, dà un’importante lezione umana. Una storia comune a molti, ma un esempio significativo di quello che può fare e dare la danza. Si chiama Riccardo Mazzetti e l’abbiamo voluta raccontare per mostrare come anche per i più piccoli la danza possa essere una cosa seria e non un semplice divertimento o passatempo e quanto anche loro possano veicolare messaggi profondi. Una vicenda fatta di fatica e sacrificio, che mostra quanto lavoro ci sia dietro il raggiungimento di un traguardo artistico, di una vittoria e della conquista di un premio. Un talento nasce dal lavoro svolto giorno per giorno. Riccardo e i compagni del suo gruppo si sono allenati a lungo, per ore, anche la mattina quando non avevano lezione a scuola. Con la voglia solamente di danzare e non di apparire su un palco, ma perfettamente a loro agio di fronte a tanta gente. E in grado di formare un gruppo, una squadra, nonostante le diverse personalità di ognuno di loro. La scuola PYT prepara anche casting per talent quali “Tu sì que vales” o “Italia’s gots talents”, ma è come se la storia di Riccardo mostrasse l’altra faccia della medaglia di questi talent, il lungo percorso che si deve compiere per arrivarci.
Scoperta la danza quasi per caso (come tutti del resto nella PYT), iniziando a ballare non appena sentiva una nota in macchina alla radio o la musica al supermercato, Riccardo arrivò alla scuola, che conobbe tramite altri compagni, quasi a stagione finita. Per questo ebbe qualche difficoltà in più ad inserirsi; ma svolse un lavoro assiduo, costante e maggioritario rispetto agli altri per mettersi alla pari. E, nel giro di pochi mesi, è riuscito ad entrare a far parte del gruppo (5 bimbi tutti tra i 6 e gli 8 anni) con cui ha vinto due gare: il primo premio al Talent Day al Teatro Traiano di Civitavecchia a febbraio e conquistando il secondo primo posto anche allo Jo Festival al Palacavicchi a Ciampino a Roma, a marzo. Ha potuto poi, così, persino partecipare allo spettacolo di fine anno della scuola: il musical basato sulla storia di Cenerentola, rivisitata in chiave comica. La sua è una storia simile a quella di tanti altri alunni della PYT e la riportiamo ad esempio per dimostrare quanto la voglia di fare, di riuscire e di arrivare non conosca ostacoli. Non è mai troppo tardi per incominciare a danzare. E neppure troppo presto; non c’è un’età limite per iniziare. Basta sentire il desiderio di condividere questa passione. La danza è un importante veicolo di socializzazione, di inserimento, per superare la timidezza; aiuta molto la formazione della propria personalità e riesce a modificare il carattere di un individuo predisponendolo meglio al confronto, all’apertura mentale, al dialogo con l’altro e al rispetto reciproco. Aiuta a saper stare in gruppo, ad accettare il giudizio e la sconfitta e a vivere la vittoria con sana sportività e con la giusta competitività.
Inoltre può essere anche molto terapeutica per chi è affetto da autismo ad esempio, che riesce a comunicare appunto attraverso la danza e l’espressione corporea, trovando in essa una nuova forma di linguaggio, ha voluto ricordarci la mamma di Riccardo, la signora Nydia Rossi di Canale, che si dice sorpresa dai progressi del figlio, dalla spontaneità con cui si muove sul palco perfettamente a suo agio, e soprattutto dall’unione dei 5 elementi che costituiscono il suo gruppo: i vincitori dei due premi riportati sono molto affiatati e tra loro è nata una vera e propria sincera e bella amicizia. La signora Rossi evidenzia anche l’enorme lavoro svolto col figlio ed i compagni dai maestri, validi e seri professionisti. E dalla rilevanza che ha avuto il loro sforzo di inserirlo in un gruppo già formato e costituito, avviato da tempo. Senza farlo sentire diverso o da meno, discriminato in una parola: entrare in un gruppo di danza è come accettare in classe un nuovo compagno, o interagire in società con una persona “nuova”. Riccardo sicuramente ha imparato questo e ha potuto vivere e provare sulla sua pelle la fatica di integrarsi per chi viene un po’ emarginato per qualche superflua ragione. Pertanto, ribadiamo, i due insegnanti, Andrea Modica e Letizia Pirisi, hanno permesso e garantito a questo bambino l’integrazione, la partecipazione omologata, senza discriminazioni. Un esempio di vivere civile, di stare in società, che va ben oltre una semplice scuola di danza. Perché per loro anche questo rientra nei loro compiti e doveri.
Barbara Conti