A 3 settimane dalla chiusura dell’esperienza hub, centro di primissima accoglienza per rifugiati politici sito in via di Tiberina al km 1,400, si possono tirare somme più che positive. Il centro, individuato dalla Prefettura attraverso avviso pubblico e originariamente organizzato per gestire l’accoglienza di 90 persone, ha ospitato dal 19 aprile una media di 41 rifugiati al giorno, uomini e donne molto giovani, e in alcuni casi famiglie con bambini in tenerissima età, provenienti principalmente dall’Africa (Somalia, Eritrea, Sudan, Nigeria, Zambia, Guinea, Senegal) e dal lontano Bangladesh.
Nei cinque giorni di permanenza nell’hub, prima di essere trasferiti in un secondo momento nei centri di accoglienza del Lazio, numerose sono state le attività pensate per loro. Prima di tutto all’arrivo hanno ricevuto dalla Croce Rossa Italiana un’assistenza medica di primo livello, fondamentale per rimettere in piedi chi ha attraversato addirittura per anni il continente africano a piedi, con mezzi di fortuna, giunto in Italia con barconi stracolmi e in alcuni casi subito torture in mare.
Lo screening sanitario ha permesso di non riscontrare alcuna malattia infettiva, a parte problemi di salute dovuti dall’estenuante viaggio, e la presenza poi di pochissime persone con sospetta scabbia, subito isolate e trattate, si scontra con le mendaci notizie di diffuse epidemie, divulgate appositamente per procurare falso allarme tra i cittadini residenti nella zona, che invece hanno dimostrato solidarietà e comprensione e mai manifestato alcuna reazione avversa. L’ascolto, il lavoro di mediazione culturale, la distribuzione dei pasti, l’orientamento, l’organizzazione di attività ludiche e l’apprendimento della lingua italiana, possibile grazie al costante e valido supporto dei volontari della CRI, gli ha permesso di superare la fragilità psicologica iniziale e di credere in un futuro, immaginato principalmente in Nord Europa dove risiedono parenti e amici.