Interessante iniziativa rivolta agli agricoltori sabatini organizzata presso l’azienda agricola ”Filzi Massimo & Giuseppe” in collaborazione con l’associazione AIPAS-NO TILL (ass. Italiana Produttori Amici del suolo in semina su sodo). Una giornata dimostrativa della semina su sodo, una innovativa tecnica di coltivazione volta alla eliminazione delle lavorazioni del terreno con ciò che di negativo esse comportano.
Cos’è la semina su sodo? La semina su sodo prevede la posa dei semi delle piante di interesse alimentare per uomo, animali e biomasse a scopo energetico, direttamente nel suolo, senza aver preventivamente lavorato il terreno con mezzi volti alla preparazione del letto di semina. Questo è possibile grazie alla messa a punto di apposite seminatrici, in grado di seminare su terreni non lavorati ed in presenza dei residui colturali della coltura precedente.
Prima di effettuare la dimostrazione del funzionamento delle seminatrici direttamente in campo, sono stati messi in evidenza i vantaggi che tale tecnica apporta, sia da un punto di vista energetico, visto che si eliminano le lavorazioni, sia da un punto di vista fisico chimico e biologico, in quanto: si riducono o annullano gli effetti del compattamento dei suoli per il passaggio delle macchine; si riducono o addirittura si eliminano gli effetti della pioggia sull’erosione superficiale, migliorando di fatto la permeabilità del suolo e la capacità di trattenimento dell’acqua (su lavorato si perdono 10 ton/anno di suolo superficiale), diminuendo di fatto la necessità di interventi irrigui fino al 50%; si attenua la perdita di fertilità dovuta allo scarso accumulo di sostanza organica; praticamente si annulla la lisciviazione, cioè un effetto “lavaggio” da parte dell’acqua che asporta così i nutrienti delle piante, richiedendo interventi con concimazioni frequenti; infine migliora nettamente la presenza di microflora e microfauna del suolo, fondamentali alleati per le piante e per la buona riuscita delle colture. Non ultimo in ordine di importanza è il fatto che tale tecnica prevede la copertura continua del suolo incentivando di fatto l’avvicendamento colturale con alternanza di colture depauperanti e miglioratrici volto al mantenimento dell’equilibrio nell’agroecosistema.
Dato che la conversione alle tecniche di non lavorazione del suolo presuppone un radicale cambiamento nell’approccio alla gestione dei campi ed alla organizzazione aziendale, è facile intuire che non tutti si pongono in modo positivo rispetto a cambiamenti sostanziali, soprattutto quando vengono messe in discussione tecniche tradizionali di secoli di agricoltura. Per avere successo infatti occorre professionalità ed esperienza, dato che comunque, la messa a punto di tale tecnica non deve lasciare nulla al caso. Solo così si possono raggiungere risultati positivi, sia per l’agroecosistema e sia per le produzioni agricole che, dato il tempo necessario all’ambiente “suolo” di organizzarsi, aumentano in qualità e quantità.
La dimostrazione in campo si è articolata con la mietitrebbiatura di una parcella di circa 4 ettari di triticale, con la raccolta di parte del residuo in rotoballe e subito dopo, il passaggio della seminatrice su sodo di precisione per Mais e della seminatrice su sodo in linea adatta per piccoli cereali come sorgo di 2^ raccolta, offrendo quindi la possibilità di inserire un secondo ciclo di semina laddove in lavorazione tradizionale la trebbiatura avrebbe chiuso il ciclo annuale.
Una vera opportunità per l’agricoltura delle nostre zone composte per la maggior parte di seminativi, che è necessario salvaguardare come uso del suolo, mantenendoli come tali o migliorando ancor più le condizioni dell’agroecosistema, adottando quei cambiamenti che la conoscenza offre, come la semina su sodo, per perseguire approcci conservativi che restituiscano al rapporto uomo/ambiente una vera reciprocità.
Fabio Felici