Si è appena conclusa questa nuova edizione del festival del fumetto, animazione e games di Ladispoli.
Iniziative del genere ormai non si contano più, quindi sarebbe lecito pensare che possano fallire, invece il popolo dei “fumettari” è sempre pronto ad andare là dove sa di poter trovare suoi simili.
Il Comixpoli di Ladispoli esiste da pochi anni, ma sembra già una realtà consolidata.
I commercianti della cittadina sul mare sono lieti di pubblicizzare un evento che attira sempre più persone e gli stand si moltiplicano di anno in anno. L’intelligenza dell’organizzazione sta nel fatto che si possono trovare stand dedicati non solo ai fumetti e ai giochi, ma anche bancarelle con vestiti, bigiotteria, libri e oggettistica varia, come un normale, grande mercato. Non mancano ovviamente gli stand gastronomici.
Il tutto si snoda intorno ad un grande palco su cui si esibiscono band che ci riportano all’infanzia cantando le vecchie sigle dei cartoni e su cui vengono inoltre ospitati nomi illustri del mondo del fumetto italiano.
A tutt’oggi, al fumetto, non viene ancora riconosciuto lo status di “forma d’arte”. È vero che anche il cinema ha dovuto patire molti anni prima di vedersi riconosciuto questo diritto, ma ciò non toglie che sia uno scandalo, nel senso di “qualcosa di cui vergognarsi”. Negli ultimi anni sembra che qualcosa stia lentamente cambiando; ad esempio, ora vengono definiti (tutti: italiani, americani, giapponesi…) graphic novel. Pare che questo semplice cambio di nomenclatura abbia di già attirato l’attenzione sdegnosa di critici mummificati nelle loro opinioni.
Staremo a vedere.
Monia Guredda