«Sull’ospedale di Tarquinia vogliamo risposte certe. Risposte sui piani e obiettivi di rilancio, sui lavori di ristrutturazione, sul rafforzamento del personale medico e infermieristico, sulla rivalutazione dei reparti e dei servizi attivi, sulla promozione e salvaguardia delle locali eccellenze. Risposte per tutte le domande che soddisfino l’esigenza di sapere il destino del nostro ospedale».
Lo ha dichiarato il sindaco Mauro Mazzola, aprendo il consiglio comunale. All’assemblea, che si è svolta il 10 luglio, hanno partecipato i vertici dell’Asl di Viterbo con il commissario straordinario Luigi Macchitella, che ha confermato come non si sia mai parlato di chiusura della struttura in nessuna sede e che ha rassicurato sulla funzionalità e sulla sicurezza della casa del parto, supportato anche dalle ostetriche presenti in sala.
«Da anni quest’Amministrazione sostiene, con totale disponibilità e impegno, la struttura. – ha affermato il sindaco Mazzola – E non a parole ma con fondi: quelli riservati alla sala operatoria, per il sistema di ventilazione per l’anestesia e l’acquisto di un elettrobisturi; quelli per il reparto di ortopedia; altri devoluti al laboratorio di oncologia; altri ancora stanziati per le strutture in utilizzo all’Avis; quelli per la farmacia dell’ospedale, la fisioterapia e per i reparti di angiologia e medicina, per il pronto soccorso, il day hospital oncologico, il centro alzheimer e per l’acquisto di un’ambulanza; quelli per le attrezzature per la risonanza magnetica, per lavori di ristrutturazione della sala endoscopica, pronta ad accogliere la colonna per la chirurgia endoscopica, strumento ad avanzata tecnologia (sebbene i lavori debbano ancora avere inizio); per l’acquisto della vasca per il parto in acqua, il primo macchinario, così all’avanguardia, presente in strutture pubbliche regionali, finalizzato a offrire una qualificata risposta alle partorienti.
È quindi evidente che il come sindaco sia in prima linea, così come i sindaci dei comuni limitrofi, poiché si sente responsabile per la sua cittadinanza nella tutela dell’intera struttura. Purtroppo queste ulteriori attestazioni di tangibile supporto, da parte mia e dell’amministrazione, non sono servite a nulla. Il reparto di ostetricia e ginecologia vantava d’essere il fiore all’occhiello dell’ospedale tarquiniese con ben 480 nascite nel 2010. Dato che mi ha permesso di battermi contro il presidente della Regione Lazio Renata Polverini, che voleva chiudere il nostro ospedale. Numeri che, negli ultimi due anni, hanno subito un drastico calo.
Ciò mi ha indotto a chiedere all’Asl di Viterbo l’apertura di un’inchiesta per rilevare eventuali responsabilità, interne al reparto stesso, per capire come mai i numeri registrati siano in costante discesa. La nostra struttura beneficia di una sanità specializzata con professionalità di alto livello e preparazione, una sanità che non deve fondarsi sulle carriere bensì sui cittadini che troppo spesso si dirigono altrove, verso altri presidi che vantano più numeri di interventi e prestazioni rispetto al piccolo centro. Ora è fondamentale per me, per chi ci lavora e per la cittadinanza, sapere le sorti del locale nosocomio, per cui tanto abbiamo lottato e nella cui sopravvivenza abbiamo creduto con fermezza. Inutili e sterili le polemiche: è tempo di risposte. Per chi mi scredita, muovendo attacchi contro la mia persona, ho già provveduto a sporgere querela. Una volta per tutte, in questa sede, esigiamo un progetto credibile di rilancio della struttura poiché riconosciamo che la sanità è mutata: l’ospedale non può più esser considerato quello che era sessanta anni fa.
I continui cambiamenti nel settore, i progressi della medicina specialistica, i costi sempre crescenti dell’assistenza medica nonché l’invecchiamento della popolazione richiedono nuove soluzioni. Affrontare il problema “ ospedale” e soprattutto del suo futuro, comporta necessariamente una visione non sola limitata al nosocomio come struttura edilizia ma estesa a molti altri fattori, quali le linee di indirizzo della politica sanitaria, le modalità di finanziamento del sistema ed anche il progresso scientifico-tecnologico e l’evoluzione demografica-epidemiologica. Fattori che, nell’insieme, determinano le esigenze e le priorità da affrontare da parte dei sistemi sanitari e il ruolo che in questo contesto viene affidato all’ospedale. Serve dunque un processo di modernizzazione da attuarsi nel rispetto del particolare periodo storico che stiamo vivendo e che ci impone una politica oculata contro gli sprechi. Qualsiasi riorganizzazione della rete ospedaliera, avendo come presupposto la qualità dei singoli presidi, si deve basare su erogazione di prestazioni peculiari; flessibilità, richiesta dall’evoluzione di una medicina in continuo progresso, improntata ai caratteri di proattività, predittività, prevenzione, personalizzazione e partecipazione; attività di ricerca e formazione.
Partendo da questi presupposti chiediamo innanzitutto che ripartano i lavori di ristrutturazione. È inaccettabile un pronto soccorso coperto da teloni, un’area ospedaliera sporca e cosparsa di erbacce. Inoltre sono opportune delle delucidazioni sul personale in servizio nei reparti di ostetricia e ginecologia, ortopedia, chirurgia, medicina, gastroenterologia: personale che diminuisce senza mai essere sostituito, insinuandosi così il dubbio che la carenza organica, congiuntamente a incuria e mancate manutenzioni, possa essere un modo elegante, o valido pretesto, per arrivare alla chiusura del nosocomio o dei reparti. Soltanto con riscontri tangibili, tenendo conto di tutte queste argomentazioni, si può entrare nell’ottica di creare una struttura – polo d’eccellenza del territorio – che possa offrire prestazioni adeguate e che metta fine al pendolarismo verso altre realtà più virtuose e attrezzate. Si può anche arrivare a collaborare con l’ospedale di Civitavecchia ma sempre con la finalità di realizzare una struttura ancora più funzionale: ovvero costruendo un nuovo ospedale al confine tra Tarquinia e Civitavecchia che, attraverso una rimodulazione adeguata, punti sulla promozione dei reparti specialistici e di eccellenza facendo di questi il proprio punto di forza».