Vi è mai capitato, in un momento di stress, di affogare i dolori in un gelato o divorando tutto quello che capita a tiro? O, al contrario, di essere talmente presi dalle emozioni negative da non riuscire a mandare giù nemmeno un boccone?
Lo stress e le emozioni negative possono portare ad una percezione distorta del proprio rapporto di coppia e di conseguenza anche ad un calo del desiderio sessuale.
Il DSM IV(Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali) descriveva come Disturbo Sessuale Ipoattivo una insufficienza o assenza di fantasie sessuali e del desiderio di attività sessuale.
La classificazione dei disturbi sessuali nel DSM V è stata semplificata: ora ci sono solo tre disfunzioni sessuali per la donna (contro le precedenti cinque del DSM IV )e sono:
1) Disturbo dell’interesse e dell’eccitazione (che comprende i precedenti disturbi del desiderio e disturbi dell’eccitazione)
2) Disturbo da dolore/penetrazione genitopelvico (che comprende i precedenti dispareunia e vaginismo)
3) Disturbo dell’orgasmo femminile, che è rimasto invariato.
La qualità del rapporto sessuale dipende molto dall’avere un interesse di tipo sessuale in quanto precede la fase di eccitazione.
Più intenso è l’interesse sessuale, più intenso ed eccitante sarà il rapporto sessuale, sebbene una carenza di desiderio sessuale non implichi necessariamente un deficit nella capacità di eccitarsi e di avere un orgasmo.
Nel 1999 (Laumann et al.), una ricerca condotta a livello nazionale ha evidenziato che il 43% delle donne e il 31% degli uomini soffre di una disfunzione sessuale, sottolineando quindi che stiamo parlando di un disturbo con una incidenza prevalentemente femminile; quando viene chiesto di fare un paragone o di descrivere la sensazione provata,la frase più utilizzata è “mangiare senza appetito”.
In assenza di disfunzioni organiche o psicologiche, in una relazione di coppia stabile, questo tipo di disturbo è solitamente connesso a dinamiche relazionali della coppia stessa apparentemente non connesse al sesso.
Il processo di attivazione dell’interesse sessuale quindi risulta essere molto complesso, soprattutto se entrano in gioco sentimenti negativi verso il partner; ci sono inoltre tre aspetti fondamentali strettamente interconnessi dinamicamente tra loro e sono: aspetti biologici, psichici e relazionali.
Le relazioni problematiche sono quindi strettamente associate alle disfunzioni sessuali.
Schnarch definisce il nostro cervello come il nostro più grande organo sessuale ; la neocorteccia , la più recente e “umana” parte del nostro cervello , influenza il nostro comportamento in modi diversi: è capace ad esempio, di modulare gli impulsi sessuali e influenzando così la capacità di attribuire molteplici significati al sesso; per questo motivo aumenta la nostra sensibilità alle disfunzioni sessuali e allo scarso interesse sessuale.
L’organizzazione strutturale della nostra mente occupa un’ampia parte del nostro potenziale sessuale e la natura e le sfumature del desiderio sessuale hanno un ruolo importante, ruolo che va al di là del semplice istinto della conservazione della specie..
Dunque il modo in cui è organizzata la nostra mente e il modo in cui percepiamo ed elaboriamo il nostro mondo relazionale determina anche il nostro modo di essere “interessati sessualmente” Sarebbe interessante approfondire se coloro che soffrono di disturbi alimentari abbiano una organizzazione mentale caratteristica del loro disturbo e se questa organizzazione mentale possa essere una conseguenza di un calo nel desiderio sessuale.
L’insieme dei Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) comprende le patologie psichiatriche
che interessano i processi di alimentazione.
Possono essere distinte tre tipologie principali che sono: Anoressia Nervosa, Bulimia Nervosa e il Disturbo da Alimentazione Incontrollata (BED, Binge Eating Disorder).
I DCA sono spesso causa di gravi problemi fisici ed emotivi; se tali disturbi sono diagnosticati tempestivamente possono essere reversibili altrimenti possono diventare cronici e rivelarsi fatali per la vita del paziente, dato che al momento attuale i DCA rappresentano la prima causa di morte fra le patologie psichiatriche. Essi sono essenzialmente disturbi dell’autoregolazione e della regolazione affettiva; tale idea è emersa gradualmente quando clinici e ricercatori hanno sentito la necessità di rivedere i vecchi modelli concettuali , i quali si sono mostrati limitati nello spiegare le caratteristiche cliniche dei disturbi alimentari.
I primi casi di DCA hanno cominciato a manifestarsi nei paesi industrializzati dopo la seconda guerra mondiale, aumentando poi rapidamente a partire dagli anni ’70, mentre nei Paesi del Terzo Mondo e in quelli in via di sviluppo questi disturbi sono praticamente sconosciuti.
I soggetti più frequentemente colpiti sono le ragazze e le giovani donne in età compresa tra i 12 e i 35 anni, anche se il fenomeno sta gradualmente aumentando anche tra la popolazione maschile.
Applicando la concettualizzazione di Grotstein dei disturbi dell’autoregolazione ai disturbi alimentari, Taylor considera il disturbo regolatorio primario come una menomazione nella capacità di elaborare da un punto di vista cognitivo le emozioni; anche il desiderio sessuale dipende da una adeguata capacità di farlo.
La limitazione nell’elaborazione delle emozioni può dipendere da un deficit costituzionale-ereditario oppure essere acquisita tramite l’esperienza di un legame difettoso all’interno di un ambiente di crescita inadatto; poiché la madre costituisce la prima relazione oggettuale affettiva nonché colei che provvede alla nutrizione, sembra che questo legame affettivo difettoso possa dipendere essenzialmente dalla madre.
Una difficoltà nell’autoregolazione alimentare può essere vista quindi come una difficoltà nell’autoregolazione affettiva nei confronti di chi ci ha accudito e si è preso cura di noi sin dall’inizio.
L’incidenza dei DCA sembra essere maggiore nei soggetti di sesso femminile: i dati sulla prevalenza del disturbo nei maschi sono limitati; in una ricerca condotta da Urs Hepp et al. sulla sintomatologia dei disturbi alimentari e l’orientamento del ruolo di genere, l’androginia sembra essere associata con bassi livelli di sintomatologia di disturbi alimentari.
Sia il calo di desiderio sessuale che disturbi alimentari sembrano essere correlati in qualche modo al sesso femminile, che l’individuo si identifichi o meno col suo sesso biologico, può avere dei tratti caratteriali tipicamente femminili;inoltre entrambi dipendono dalla capacità di saper gestire le proprie emozioni, e tali capacità dipendono essenzialmente dalla relazione col primo oggetto d’amore di ogni individuo : la madre.
In studi effettuati dall’Infant Research si evince che la madre gioca un ruolo importante nell’autoregolazione e nella regolazione interattiva, nonostante vi siano delle differenze socialmente e biologicamente determinate da un punto di vista educativo in relazione al genere del bambino: la femmina tende alla fusione con la madre e al desiderio di continuità, non si deve differenziare dalla madre, al contrario del maschio che si trova in una situazione esattamente contraria in quanto il distacco e l’indipendenza dalla propria madre vengono sollecitati molto prima da un punto di vista sociale rispetto alla femmina, e probabilmente, per questo motivo anche nei rapporti affettivi , gli uomini tendono ad essere più discontinui e pratici rispetto alle donne.
Il desiderio sessuale dunque dipende molto dal modo in cui esso viene concepito e, di conseguenza, dal tipo di regolazione affettiva che subisce; considerando che un calo di tale desiderio è più elevato tra le donne, che sono quelle che hanno una maggior tendenza alla fusione, possiamo dedurre che qualora le aspettative rispetto al rapporto di coppia venissero deluse, il dolore che ne potrebbe derivare potrebbe inibire il desiderio sessuale.
I nostri circuiti cerebrali cercano di evitare il dolore (Kaplan) e, per poter fare questo, sopprimono i desideri sessuali; nonostante il desiderio sessuale venga inibito, rimane comunque un dolore in eccesso che ha bisogno di essere riportato ad un certo stato di equilibrio, e non potendo più accedere ai canali sessuali che sono chiusi dal momento che sono temporaneamente fuori uso, di direziona verso uno sfogo di tipo alimentare : infatti il cibo e il sesso hanno in comune l’introduzione di un qualcosa di fisico che stimola una risposta piacevole; per fare un esempio, nella bulimia, il vomito che segue l’abbuffata libera le endorfine, che sono le sostanze del Sistema Nervoso Centrale che si occupano della regolazione del dolore.
Possiamo dedurre quindi che laddove in qualche modo la regolazione delle emozioni possa fallire nel portare piacere provocando un calo nel desiderio sessuale, il nostro cervello agisca attuando delle difese tramite la sublimazione delle esigenze sessuali dietro un disturbo di tipo alimentare allo scopo di provocare un piacere immediato, sebbene questo piacere derivi comunque da una errata regolazione affettiva. Attualmente le ricerche in questo ambito sono molto scarse ma sarebbe interessante approfondirlo tramite la ricerca e la pratica clinica.
Dott.ssa Angela Cervoni
Psicologa Clinica
angy.crv@virgilio.it