«L’ennesima tragedia causata dal dissesto idrogeologico deve convincere tutti gli organi preposti che è ora di mettere seriamente mano al problema e di invertire la rotta: alle parole devono necessariamente seguire i fatti, altrimenti la sciagura del Cadore servirà solo ad aggiornare una casistica sempre più drammatica. C’è bisogno di politiche che favoriscano reali interventi di riqualificazione del territorio e non gli intenti speculativi dei soliti potentati. È altresì vitale concentrarsi sullo snellimento delle procedure burocratiche, specialmente quelle degli enti locali: non è pensabile che per abbattere un vecchio edificio e ricostruirlo ci vogliano quindici anni e una lista infinita di pratiche e carte bollate».
Lo dichiara l’ing. Sandro Simoncini, docente a contratto di Urbanistica e Legislazione Ambientale presso l’università La Sapienza di Roma e presidente di Sogeea SpA.
«C’è poi ancora aperto il fronte delle regolarizzazioni, altro tema per cui la burocrazia rappresenta un ostacolo micidiale – sottolinea Simoncini –. I Comuni italiani devono ancora evadere le istanze di condono presentate trent’anni fa ed incassare i relativi oneri concessori. Con le procedure tradizionali le domande pendenti necessitano di tempi biblici: in questo modo i cittadini continuano a vivere nell’incertezza e le Amministrazioni locali non incassano quanto permetterebbe loro di realizzare le infrastrutture necessarie alla messa in sicurezza del territorio. Ci sono nuovi sistemi che consentono un radicale abbattimento di tempi e costi grazie a procedure snelle e trasparenti: vanno vinte le resistenze e gli interessi di parte che troppo spesso legano a doppio filo enti locali e costruttori».