Ultimi preparativi a Bracciano per la tradizionalissima Festa di San Salvatore in programma il 21, 22, 23 agosto prossimo. Organizzata dall’attivissimo Rione Monti, dalla Parrocchia di Santo Stefano Protomartire e dal Comune di Bracciano la manifestazione si svolge nel cuore del centro storico con spettacoli, eventi gastronomici ed altro attorno a piazza Mazzini proprio sotto l’imponente maniero del castello Orsini-Odescalchi, uno dei più amati in Italia e all’estero secondo classifiche specializzate.
Il clou religioso è senz’altro la solenne processione alla presenza del vescovo della Diocesi di Civita Castellana Romano Rossi che si snoderà per le vie del paese. In spalla i parrocchiani vestiti di bianco e di rosso porteranno la macchina che raffigura parte del trittico trecentesco di Gregorio e Donato d’Arezzo.
Quest’anno la festa del Santissimo Salvatore si arricchisce anche delle serate del Festival Internazionale del Folklore. Giunto all’VIII edizione il Festival, organizzato da Sopravista Events, porta a Bracciano canti e balli da tutto il mondo con gruppi che esportano la loro cultura popolare e i loro canti tradizionali.
Il Rione Monti illustra alcuni degli episodi legati a questa sentitissima manifestazione braccianese tra i quali quello della Gara dei Solchi. “Si narra che – spiega il Rione Monti – sulle tracce delle ruote del carro che trasportò la sacra immagine del SS. Salvatore, un contadino passò l’aratro affinché il segno del miracoloso rinvenimento non fosse dimenticato. Risale a questa leggenda l’origine della “Gara dei Solchi”. La contesa si svolgeva ai piedi di Monte Tonico, sopra il fosso detto dei Quadri. Al segnale di partenza i partecipanti alla gara, ciascuno con il proprio aratro tirato da buoi, cominciavano a tracciare il solco, che doveva essere il più dritto possibile; dall’alto della Sentinella si vedevano solo le salite, per cui non importava come veniva tracciato il solco lungo le discese. Chi tracciava il solco più dritto vinceva la gara e gli veniva consegnata la bandiera”.
A riportare notizie sulle origini di questa ricorrenza è l’associazione Forum Clodii – Archeologia Storia ed Arte del Braccianese.
“È il 18 agosto, siamo tra il 1580 e il 1584. Duca di Bracciano è Giordano Orsini – si legge sul sito della Forum Clodii – un contadino sta arando il suo campo per la semina del grano. I buoi procedono lentamente tirando l’antico aratro di legno. Improvvisamente davanti ad un enorme masso di pietra si fermano e si inginocchiano. Il contadino tenta di farli rialzare. Niente. Sposta il masso ed ecco apparire una tavola di legno con l’effige del SS. Salvatore. L’uomo, emozionatissimo, corre in paese, poi, seguito da una gran folla, torna al luogo del ritrovamento. In processione, portata dai buoi, la sacra pittura arriva nel Borgo”. Da allora “la preziosa tavola del SS. Salvatore – ricorda Forum Clodii – fu custodita gelosamente in un armadio della Sacrestia per essere tirata fuori e portata in processione solo in particolari ricorrenze”. La tavola fu oggetto inoltre nel febbraio del 1922 di un furto. Nell’agosto 1923 giunge una cassa alla stazione di Bracciano che verrà riaperta dopo oltre due anni. Dentro vi era la tavola di Gregorio e Donato d’Arezzo. “L’antica macchina processionale – specifica ancora l’associazione Forum Clodii – che custodisce oggi una copia delle pale trecentesche, viene tuttora portata in solenne processione da venti “facchini” lungo un percorso che, partendo dalla Chiesa di S. Stefano, si snoda per le vie della città, fino a fare ritorno alla chiesa stessa”. Il 20 maggio 2013 alle due di notte ignoti hanno preso di mira proprio la macchina processionale portando via la riproduzione fotografica della tavola centrale del SS salvatore, dopo aver infranto il vetro che la custodiva. “Fortunatamente – ha scritto in una nota Giulio Lucarini, vicepresidente della Forum Clodii – le cornici in legno dorato che fissavano il vetro sono state asportate e lasciate sul posto senza essere danneggiate”. Non si esclude che i ladri abbiano agito su commissione con l’obiettivo di trafugare le tavole trecentesche originali del doppio trittico, opera di Gregorio e Donato d’Arezzo.