Dopo appena un anno dall’uscita del suo primo libro “Mi devi ubbidire”, in cui si narrava la vicenda di Anna – una giovane, bella ragazza rapita e tenuta nascosta in una Villa di Santa Marinella – che finiva al momento dell’irruzione della polizia e la conseguente liberazione, Giovanni Mazzalupi torna all’appuntamento coi suoi lettori con “Il martedì di Anna”.
Il racconto, un Noir che rasenta la verosimiglianza di una Urban Legend, è il seguito della precedente vicenda, si apre nel momento in cui Anna – dopo la sua liberazione – tornata a casa, scopre di essere in attesa di un bebè. La vicenda si dipana tra la periferia di Roma, Santa Marinella e Bologna. Il linguaggio è scorrevole e il rapido susseguirsi dei fatti spingono il lettore a leggere i capitoli tutti di un fiato per arrivare alla fine che in realtà non è una fine perché si capisce che Giovanni, ormai preso dal rush della scrittura, sta preparando la terza parte di una straordinaria trilogia spuntata dalla fantasia di questo santamarinellese, anche se particolari scabrosi e qualche vicenda amorosa hanno indotto l’editore a suggerire questo libro per un pubblico adulto. Da dove gli viene tanta ispirazione ? Chi sa ? Giovanni è un autodidatta, con una vena di grande scrittore, e dal suo laboratorio sulla via Aurelia respira ancora il profumo che viene dal giardino dell’abitazione di fronte dove soggiornava Gabriele D’Annunzio, dall’Hotel Le Najadi dove Giorgio Bassani scrisse il suo capolavoro letterario IL GIARDINO DEI FINZI CONTINI, e dalla villa del Sen.
Giovanni Artieri che soleva dire: “ AMO QUESTO pezzo di Etruria dove tra Macchia Rotonda e Torre Chiaruccia, tra Santa Severa e Capo Linaro, si stende – ai due lati del castello Odescalchi – la mia cara Santa Marinella. Questo nome, ricordo di averlo udito per la prima volta, da giovanissimo, a Napoli, da quei poeti e musicisti, allora, celebri autori di quelle canzoni napoletane di cui se perduta la memoria, ma restano assai meglio dei ludi calcistici, a caratterizzare la Citta’. Quegli autori si chiamano Libero Bovio, Ernesto Tagliaferri, Gaetano Lama, Ernesto Murolo, E.A.Mario, e via dicendo; s’univano, di tanto in tanto, per venire in automobile (nelle ancora avventurose automobili del 1923) a Santa Marinella, a visitare Anna Fougez, ch’era la Brigitte Bardot, la Marilin Monroe italiana di quel tempo, la più fine, la più originale interprete delle loro canzoni. Qui, nell’aria antica e nobile di questo pezzo di Etruria, ho scritto almeno dieci dei miei libri; ed ho sperimentato, appunto, che l’aria e il silenzio intorno, oltre ad allungare la vita, generano idee e immaginazioni, gusto e volontà di scrivere: quasi un piacere di amore. Non ne conosco le ragioni, anche perché all’amore non si chiede ragione. Forse è la natura di queste colline, di questo mare: l’antichità perenne, sempre viva e partecipe dei sogni e delle veglie. Qui domina la moderazione dei colori, la precisione di un curvo orizzonte quasi tracciato col compasso.
In esso mare e cielo accolgono la cauta e un po’ difficile bellezza del paesaggio. E’ in quest’area etrusca, in questa Santa Marinella, tra mare e collina, per non so quale miracolo, che mi viene da ricordare ciò che scrivo; quasi un invisibile angelo appollaiato sulla mia spalla, mi sussurrasse all’orecchio.”