«Contrariamente a quanto sostenuto dal presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, privilegiare gli sgravi fiscali alle imprese rispetto a un taglio delle tasse sulla casa non porterebbe benefici decisivi alla nostra economia. Un netto cambio di marcia può passare solo attraverso una maggiore disponibilità finanziaria da parte dei ceti medio-bassi: l’abolizione o la drastica riduzione di Tasi e Imu sarebbe un provvedimento fondamentale in questo senso».
Lo dichiara l’ing. Sandro Simoncini, docente a contratto di Urbanistica e Legislazione Ambientale presso l’università Sapienza di Roma e presidente di Sogeea SpA.
«Una delle grandi criticità della crisi che attanaglia il nostro Paese da anni è il consistente calo dei consumi interni – prosegue Simoncini -. A questo si è cercato di porre rimedio con l’introduzione del bonus fino a 80 euro in busta paga, ma c’è bisogno anche di correggere la rotta per quanto riguarda il bene-rifugio per eccellenza degli italiani: l’abitazione. Ovviamente va studiata una forma di tassazione progressiva, in modo che l’esenzione o l’abbattimento fiscale non riguardino chi gode di uno status economico-finanziario agiato: per gli appartenenti a fasce di reddito alte, infatti, pagare Imu e Tasi non costituisce un problema. Mentre, ad esempio, potrebbe esserlo per chi si trovasse a ereditare una prima abitazione di lusso pur non avendo un reddito equivalente. Sarebbe sbagliato non portare a compimento una misura del genere per favorire in via esclusiva le imprese, che finora non hanno messo adeguatamente a frutto i vantaggi di cui hanno potuto godere».