In un recente appello i sindaci di Milano, Cagliari e Genova, partendo dall’esito delle ultime elezioni in Francia, invitano a ritrovare l’unità del centrosinistra per evitare che alle elezioni della prossima primavera in Italia vincano la destra, il populismo e la paura. Ma il centro sinistra in Italia non c’è più, per scelta del Partito Democratico che ha cambiato natura e valori a cui si ispira: penso a lavoro, diritti e democrazia, riforme costituzionali, scuola, verticalizzazione e concentrazione del potere, questione morale. Il PD ha subìto una mutazione genetica vertiginosa, identificandosi spesso nel “partito della nazione”, una specie di nuova DC divisa in gruppi e potentati, che spaziano da destra a sinistra includendo l’affarismo, litigano, ma poi trovano la sintesi per la gestione del potere. E chi non vorrebbe l’unità! Ma se questa prescinde dal “merito che la deve creare, dai valori che le alleanze prendono a riferimento e dalla sostanza delle politiche” diventa un’operazione elettoralistica che inasprirà disaffezioni e abbandoni, sempre più consistenti e preoccupanti. Una sinistra frammentata e disorientata, che vuole ritrovare e rilanciare se stessa puntando veramente in alto, deve essere prima di tutto coerente con i suoi valori ed autorevole, costruire un processo costituente (che ancora non si vede) fra la gente e rifuggire da calcoli a tavolino e alchimie di pochi. In questa situazione e con quello che si è visto in molte città, partecipare a primarie sarebbe incompreso e incomprensibile, un vero disastro.
Eppure, dicono nel PD, nonostante queste contrapposizioni sulle politiche nazionali si potrebbero costruire alleanze nei comuni, come spesso è avvenuto in passato. Oggi, però, la situazione è enormemente diversa perché, mentre i comuni sono rimasti l’unico contesto dove è possibile che i cittadini si sentano tali, le politiche locali sono condizionate enormemente da quelle nazionali. Guardiamo soltanto lo “sblocca Italia” che ha determinato un forte ridimensionamento del ruolo di regioni e comuni. Alcuni esempi. Si stabilisce che installazioni energetiche e inceneritori sono infrastrutture strategiche per la nazione, e quindi su esse decide il governo; a Cupinoro, se non bastasse, in presenza di controversie fra organismi pubblici sull’AIA – che mira di fatto alla realizzazione di un polo industriale dei rifiuti – interviene il governo che dà il via libera per ragioni di interesse generale. Sull’acqua si disattende clamorosamente il voto popolare (referendum) che vuole acqua pubblica al di fuori delle leggi di mercato e governata con forte partecipazione dei cittadini: il disegno del governo è di consegnare tutto il sistema italiano nelle mani di 5 grandi aziende, con la presenza determinante di imprese e capitali privati, anche stranieri; nel Lazio, dove è stata approvata una legge regionale di iniziativa popolare sull’acqua pubblica (scelta “obbligata” per evitare un referendum che sarebbe stato disastroso per la giunta Zingaretti), si sta “aggirando l’ostacolo” puntando a misure applicative della legge stessa che tendono di fatto ad annullarla (mi riferisco alla penosa vicenda sulla determinazione degli Ambiti di Bacino Idrografici).
Aggiungo che questo, e tanto altro ancora, è stato approvato da un governo che mai ha avuto l’avallo elettorale sul suo programma: io (e come me tanti) ho votato il centro sinistra e ho contribuito ad eleggere anche deputati e senatori del PD, ma su un programma totalmente diverso da quello che il governo sta attuando.
Come è possibile “mettersi d’accordo” con questo PD, per battere gli altri? Sarebbe la più subdola e populista riproposizione del voto utile. Ma utile a chi, e per che cosa? Il PD continuerà a perseguire obiettivi tipici del campo conservatore, oppure è disposto a rivedere la sua visione strategica? In teoria può accadere di tutto. In ogni caso non resta alla sinistra che rinnovare se stessa tentando nuove strade, a partire anche dalle prossime elezioni amministrative: e, per cercare di avviare una rivoluzione nel sistema politico e partitico italiano, dialogheremo con e sosterremo chi intende privilegiare la democrazia della partecipazione, la difesa dei beni comuni e dell’acqua pubblica, la solidarietà e l’accoglienza, la dignità del lavoro, la riconversione energetica e degli stili di vita, la riscoperta del valore della “comunità cittadina”.
Giuseppe Girardi
Consigliere dell’Ass. Cult. L’Agone nuovo