La nostra idea di comprensorio sabatino e di Roma “la” capitale metropolitana è quella di un governo dell’area romana in grado corrispondere ai bisogni dei cittadini nella gestione integrata, efficiente ed efficace delle sue funzioni strategiche. E’ una scelta dalle enormi opportunità che per essere colte richiedono che la prossima consiliatura sia interamente dedicata alla sua implementazione. Tre le scelte di fondo: fondare la sua architettura sul decentramento di effettivi poteri ai futuri comuni metropolitani, sulla elezione diretta dei suoi organismi, sulla partecipazione esigibile e cogente dei cittadini; fare della pubblica amministrazione la più importante e qualificata “infrastruttura” metropolitana rendendola un “bene comune” di cui ogni cittadino si sente fiero e responsabile; rendere “intelligente” il sistema delle grandi reti infrastrutturali e dei servizi metropolitani a partire dal sistema dei trasporti.
Di recente si sono moltiplicati convegni e dichiarazioni sulla necessità di una nuova architettura istituzionale delle amministrazioni locali, di una riforma dei poteri e delle competenze. Ci siamo posti la domanda: perché mai i cittadini potrebbero e dovrebbero interessarsi a una cosa così astrusa e così lontana dal loro orizzonte come la Città metropolitana e le nuove architetture istituzionali? In effetti, il dibattito politico su questi temi sembra riguardare le prospettive future, la necessità di cose comprensibili ma molto abusate come semplificazione e trasparenza (se guardate il sito del Dipartimento patrimonio del Comune di Roma è un inno alla trasparenza!). Slogan, insomma, più che programmi e comportamenti conseguenti. E ragionamenti e analisi istituzionali e di diritto amministrativo. È possibile capovolgere l’impostazione e partire, per così dire, dal basso?
La seconda domanda che ci siamo fatti riguarda le prospettive, appunto. È vero che l’attuale legislazione su questi temi è un gran pasticcio, con norme contraddittorie e clamorosi buchi, ma davvero per intervenire subito e concretamente occorrono nuove leggi, oppure è possibile, semplicemente e coraggiosamente, aprire una vera stagione riformatrice, una consiliatura costituente, come appunto diciamo da tempo.
A questa seconda domanda rispondiamo subito che – a legislazione invariata, che è la chiave di lettura delle nostre proposte – mettendo insieme le norme esistenti sugli enti locali (la legge sulle aree metropolitane), lo Statuto della Città Metropolitana di Roma, i poteri assegnati al Comune di Roma capitale e la normativa regionale, sia possibile intervenire subito con una iniziativa riformatrice profonda ed efficace per riordinare competenze, assetti e distribuzione dei poteri delle istituzioni locali. Una legislazione più razionale (legge elettorale, soprattutto, compiti di Roma capitale, specificità della Città metropolitana di Roma) è necessaria, ma non è necessario attenderla per cominciare a costruire un modello di amministrazione efficiente, responsabile, trasparente e partecipato.
La riposta che ci siamo dati alla prima domanda, quella che riguarda i cittadini, è che occorra partire da loro, dai loro bisogni, dalle loro attese, dalle loro speranze e, sì, anche dalla loro assunzione di responsabilità. Così, piuttosto che far procedere il discorso proponendo nuove e futuribili architetture istituzionali partiamo dal basso, dai cittadini e dall’amministrazione pubblica più vicina a loro e da ciò che è necessario e possibile fare, qui ed ora, con le norme esistenti, e quindi senza alibi, seguendo il principio che la gestione dei servizi e molte competenze debbono esser spostate il più in basso possibile e che mano mano che si sale nell’architettura istituzionale le funzioni di indirizzo, progettazione e controllo debbono prevalere sulle altre attività. Ecco perché parliamo di “Consiliatura costituente”.
C’è però, prima di entrare nel merito delle proposte, un punto 0: la legalità, un’amministrazione onesta e non corruttibile e efficiente. Non ne parliamo qui ma è chiaro che una lotta senza quartiere ai comportamenti deviati e devianti dell’amministrazione unita ad un’azione per suscitare le migliori energie e capacità dei dipendenti – ciò che non è molto riuscito alle precedenti amministrazioni, seppure ci hanno provato – ma che invece ci sono e tante, troppo spesso inascoltate e emarginate (un po’ come in questo Paese, che sta in piedi perché c’è chi tira la carretta), ebbene se non si dà a questo la priorità si andrà poco lontano. Non basta cambiare il guidatore, è stato detto, occorre cambiare anche la macchina.
Questi ed altri sono approfondimenti che sarebbe necessario fare, se non si vuole cadere in una retorica o in una mistica, a scelta, al termine delle quali c’è il fallimento o l’esaurirsi di un’esperienza: accompagnati da un riflusso civile e politico.
Dai Municipi ai Comuni urbani e Città metropolitana di Roma capitale; Amministrazione Pubblica come bene comune; Pianificazione metropolitana e governo del territorio; Beni comuni e partecipazione. Saranno i temi che verranno affrontati nel prossimo numero della rivista
Il Consiglio di Amministrazione
dell’Ass. Cult. L’agone nuovo