Inaugurerà domenica 17 luglio alle ore 17.30, presso il Museo Civico Etrusco Romano, la mostra “La collezione sommersa. Miti e frammenti di un altro tempo”, un allestimento temporaneo che presenta una selezione di 20 lavori in ceramica dipinti da Hitnes per celebrare, attraverso la costruzione di un percorso fantastico tra miti e storie dimenticate, il rapporto tra il lago e i suoi abitanti, gli animali e le pulsioni istintive che li accomunano agli uomini.
Nato a Roma nel 1982, Hitnes inizia a muoversi nel mondo dei graffiti nel 1996, per arrivare ben presto a svincolare il suo lavoro da una facile definizione della sua espressione artistica: intonaco, rame, carta, pietra, ceramica sono le superfici sulle quali si dispiega il suo talento come street artist, incisore, pittore, disegnatore, artista e artigiano nel senso più pieno del termine.
La sua tecnica si muove sul filo della non facile arte della conciliazione degli opposti, con grandi superfici animate con acribia da una cura spasmodica per il dettaglio e il particolare.
Roma è il punto di partenza per una produzione che, tra committenze pubbliche e private, dal 2001 a oggi ha toccato l’Europa, l’Australia, la Cina, il Messico, il nord America.
Sin dall’inizio della sua carriera la scelta è stata quella di offrirsi al pubblico in totale autonomia, facendo della libertà tecnica e di espressione il proprio tratto distintivo, muovendosi sempre tra l’impegno sociale, con operazioni di recupero di aree urbane periferiche (tra gli altri, il progetto SanBa a San Basilio, Roma), e riflessioni sul rapporto tra uomo e mondo naturale.
Entrare nel mondo di Hitnes significa entrare in un universo popolato da animali reali, che apparentemente nulla hanno di fantastico, ma molto hanno di umano: pulsioni, gesti, difetti, ambizioni che eterne e primordiali trovano nuova forza nelle rappresentazioni che l’artista propone sulle superfici più svariate. È proprio da questo incontro tra matrici parallele, in un ambiente naturale a cui restituisce, con i suoi tratti, tutta la intensità originaria, che nasce la forza del suo messaggio, l’invito all’analisi dei segni primordiali dell’uomo.
“La collezione sommersa. Miti e frammenti di un altro tempo” nasce da un incontro e da una sfida, quella di portare il pubblico appassionato di archeologia all’interno di una finzione in cui arte contemporanea e testimonianze della civiltà etrusca si fondono, per creare una dimensione storica parallela, fatta di miti e di narrazioni verosimili, come verosimili sono le forme delle ceramiche esposte e gli stili con cui Hitnes le ha decorate.
La biodiversità, l’allegoria, il gioco, la finzione, il falso, il recupero, l’umanità sono alcuni dei temi portanti della produzione di questo artista, che trovano una nuova modalità di espressione in questo allestimento, e una fonte di ispirazione tra i materiali della collezione permanente del Museo che la ospita: un museo civico, del territorio, legato quindi all’ambiente che lo circonda così come alle origini della popolazione di cui è espressione.
Il gioco e la verosimiglianza guidano la creazione di un allestimento site specific, in cui gli impianti decorativi di età orientalizzante e arcaica visibili sui corredi esposti nelle sale del Museo vengono rielaborati e reinterpretati per raccontare il rinvenimento fortuito e inaspettato di 20 reperti, riemersi, per finzione, dal buio di magazzini dimenticati, persi per decenni tra registri di ingresso mai consegnati e cassette fuori posto.
Il gioco prende le mosse da una dinamica assolutamente consueta e nota a tutti gli archeologi che hanno la ventura di imbattersi nei ben noti ‘scavi di magazzino’, gli stessi che quotidianamente gettano nuova luce, a colpi di diari di scavo, reperti e documenti di archivio ‘sommersi’, su contesti e collezioni talvolta già note al pubblico e agli studiosi. Ecco dunque apparire materiali che, nella nostra finzione, dovrebbero integrare quelli della Tomba dei Flabelli, e la mano di ignoti maestri modellare ceramiche sulle quali sono rappresentati miti sinora sconosciuti, dove divinità lacustri, capricciose, impulsive o ieratiche, giocano con le loro vite così come con l’ambiente e gli animali che lo abitano. Vere e false sono le fratture che attraversano questi reperti, come vere e false sono le tracce lasciate da ignoti restauratori.
L’esperimento de “La collezione sommersa”, per essere goduto a pieno, ha alla base un patto che deve essere stretto tra artista e spettatore. Il visitatore accetta di farsi trasportare, durante l’esperienza di visita, in una narrazione in cui vero e falso, antico e contemporaneo, illusione e realtà si fondono, sul filo della mimesi.
Dopo quelle al Museo Civico di Zoologia di Roma (Paginae Naturalis, 2013) e al Museo Nazionale Preistorico Etnografico Luigi Pigorini (Quotidianità dei segni rupestri, 2015), “La collezione sommersa. Miti e frammenti di un altro tempo” è proposta al pubblico come la terza della serie delle ‘mostre surreali’ allestite da Hitnes, l’ultimo capitolo di un progetto di indagine del lavoro dell’uomo, indagato attraverso un percorso mimetico di analisi del segno e dei significati degli artefatti delle origini.
La mostra, sostenuta dal Consiglio Regionale del Lazio, sarà accompagnata nei mesi di settembre e di ottobre 2016 da un ciclo di conferenze: i relatori saranno invitati a illustrare il valore del falso nell’arte e in archeologia, il rapporto tra arte contemporanea e ambiente, la rivisitazione del vasellame antico nell’artigianato e nel design del primo Novecento, il rapporto tra arte contemporanea e archeologia, l’ecosistema lacustre, la street art tra recupero sociale e gallerie.
Il biglietto per la mostra è di 2 euro. L’ingresso è gratuito tutti i mercoledì, e per i visitatori fino ai 18 anni o diversamente abili. I fondi raccolti saranno destinati all’integrazione dell’allestimento del Museo con sussidi per i diversamente abili, e al finanziamento di attività di divulgazione scientifica.
Il Museo è uno spazio aperto, creato per essere goduto liberamente dai suoi visitatori, ispirarli e renderli partecipi di un processo di costruzione di cultura e di scoperta: chiunque varchi la soglia di ingresso è invitato a fotografare e condividere con ogni mezzo quello che più colpirà il proprio cuore e il proprio intelletto.