23 Novembre, 2024
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“Pace o Guerra: 1914 I Dilemmi del Novecento”: ad Anguillara in una mostra il conflitto vissuto lontano dal fronte

 

La Grande Guerra non è stata solo guerra di trincea, ma un evento che anche lontano dal fronte ha avuto pesanti conseguenze sulla società di allora. Lontano dai luoghi della guerra, il primo conflitto mondiale ha significato spesso un nuovo ruolo per le donne chiamate a coprire i lavori già eseguiti dagli uomini, padri, mariti, figli divenuti soldati. Ed ha voluto focalizzare l’attenzione su questo aspetto la mostra “Uomini…donne…e…bambini…in guerra” organizzata dal 7 al 21 maggio ad Anguillara dall’Associazione Culturale Fotografica “Il Dagherrotipo” nell’ambito del progetto “Pace o Guerra: 1914 I Dilemmi del Novecento”, finanziato dalla Regione Lazio ai sensi della legge regionale n. 6 del 7 agosto 2013 che vede interessati i comuni di Anguillara, Bracciano, Campagnano Romano, Cerveteri, Formello, Mazzano Romano, Oriolo Romano, Tolfa, la Soprintendenza Archivistica del Lazio, l’Istituto Luce e l’Istituto Storico per il Risorgimento.

“Parlare delle guerre – ha commentato Camillo De Laurentis de “Il Dagherrotipo” – non è sempre facile, soprattutto della Prima Guerra Mondiale con un’Italia che dopo cinquant’anni stentava ad essere ancora una nazione. Distanze economiche e culturali, poiché le comunicazioni non erano certo paragonabili a quelle attuali, non erano facili da superare. Eppure un giorno – ha detto ancora De Laurentis – in nome di questa Italia giovani e meno giovani furono chiamati a difendere confini od a conquistare territori che si riteneva dovessero di diritto far parte dell’Italia. Arrivarono al fronte uomini da città, paesi e borghi lontani lasciando a casa mogli, figli, genitori anziani che a modo loro avrebbero lo stesso combattuto una guerra, quella per la sopravvivenza e con la speranza di veder tornare a casa i propri cari. Anche dove non arrivano le bombe la guerra c’è; vi sono madri che non sanno se i loro figli ritorneranno, giovani mamme che non sanno se i loro piccoli, concepiti in un attimo d’amore dentro tanta cattiveria, potranno conoscere il padre, giovani donne che per sopravvivere vanno a lavorare al posto dei mariti sotto i soliti padroni. Oltre al lavoro, si organizzano asili, doposcuola e magari anche l’accoglienza di qualche turista in visita a luoghi così sereni ed ameni. Con queste considerazioni, come associazione fotografica, che per statuto ha anche l’impegno di raccogliere immagini della storia del paese e farne un archivio utile a tutti quelli che ne possono avere interesse, per studio o anche solo per conoscenza, abbiamo selezionato foto che, sicuramente in modo incompleto, potessero rappresentare un sintetico spaccato della vita in quei tempi. Questa è l’idea – conclude De Laurentis – che ci ha guidato nell’allestimento della mostra”.

Un racconto per immagini che ha visto nella giornata inaugurale della mostra allestita alla biblioteca comunale Angela Zucconi, dopo l’intervento della bibliotecaria Maria Montori, anche gli attori Fabrizio Catarci e Fabio Del Croce dare lettura di alcune pagine in ricordo di caduti anguillarini. Molto commovente è stato il momento in cui è stata mostrata la gavetta originale appartenuta a Noemio Ricci. “Reduce sfinito dalla guerra – ha fatto presente ancora De Laurentis – che come tanti ha inciso sulla stessa gavetta il nome Mamma ripetuto molte volte e sempre più sfumato come a testimoniare il procedere dello sfinimento”.

 

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