13 Novembre, 2024
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Cerveteri, Olzai: “Sono i bambini le prime vittime della violenza sulle donne”

“Oggi, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, mi preme sviluppare una considerazione, in qualità di delegata per le Politiche e diritti dell’infanzia, perché sono pienamente convinta che la violenza sulle donne e in particolare sulle madri sia strettamente correlata alla negazione di alcuni diritti dell’infanzia.

E’ noto che la violenza esercitata in ambito familiare, da partner o ex partner è molto diffusa e si manifesta spesso nelle forme più gravi. I bambini e le bambine sono vittime di violenza domestica anche come testimoni di violenze all’interno della famiglia. Connessa generalmente alla violenza sulle madri è, infatti, la “violenza assistita”, che ha gli stessi effetti sulla salute dei minori del maltrattamento diretto, ma che è spesso ignorata o sottovalutata dagli esperti del settore.

Nelle famiglie dove avvengono maltrattamenti sulla madre, i bambini si trovano ad assistere direttamente, indirettamente e/o percependone gli effetti, a molteplici forme di violenza. Assistere alla violenza di un genitore nei confronti dell’altro crea confusione nel mondo interiore dei bambini e delle bambine perché apprendono che l’uso della violenza è un comportamento lecito nei legami affettivi. L’esposizione alla violenza intrafamiliare è un grave trauma per loro ed è il principale fattore di rischio della trasmissione intergenerazionale della violenza. La letteratura internazionale sulla violenza domestica evidenzia, infatti, che i comportamenti violenti si trasmettono tra le generazioni.

La violenza subita e di cui si è stati testimoni da piccoli aumenterebbe il rischio che il comportamento venga riprodotto da adulti. Questo spiega perché i bambini e le bambine, vittime di violenza domestica, una volta diventati adulti, hanno una probabilità maggiore di perpetuare la violenza, agendola o subendola. Di fatto la violenza assistita dai minori è sottovalutata e pur in sua presenza è ancora praticata la mediazione familiare e l’affido condiviso.

Cosa si può fare? La violenza maschile contro le donne non può essere quindi rappresentata e trattata come una emergenza, negandone le radici strutturali e culturali, gravi e diffuse, ma al contrario con autentica rivoluzione culturale, alla quale devono essere interessati tutti gli attori coinvolti a vario titolo. La scuola, contesto di socializzazione che interviene in ambiti di vita importanti dei bambini e degli adolescenti, è per definizione il luogo per intervenire in termini di cultura e prevenzione. Per questo è fondamentale promuovere nei programmi scolastici l’educazione al rispetto reciproco sia nelle relazioni personali che sociali che delle differenze di genere. Educare al rispetto di genere è un cammino culturale che porta a scardinare gli stereotipi alla base del fenomeno della violenza e far prevalere la cultura del rispetto.

Molto spesso poi i bambini e le bambine, cercano a scuola, in ambiente neutro, appoggio morale, consiglio e attenzione. Il contesto scolastico può essere considerato uno dei più importanti per il perseguimento di strategie di contrasto alla violenza e può trasformarsi in un luogo di prevenzione e di emersione del ‘’sommerso’’. Diventa pertanto opportuno attivare programmi formativi atti a favorire un’adeguata preparazione degli insegnanti affinché siano in grado di intercettare e gestire eventuali situazioni di disagio da segnalare agli uffici competenti.”

Così la Delegata per le Politiche e diritti dell’Infanzia del Comune di Cerveteri Giuliana Olzai.

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