Lo scorso 25 gennaio si è tenuto l’incontro tra il Prefetto e i rappresentanti dei 22 comuni del territorio per parlare della suddivisione dei migranti.
Il Prefetto ha chiesto alle Amministrazioni presenti di attivarsi per un’equa distribuzione dei migranti sul territorio, sottolineando che su 101 comuni della provincia di Roma, al momento solo una quindicina avrebbero risposto attivando un progetto “Sprar” (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati).
Il progetto “Sprar”, da definizione, tratta del “Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati” ed è costituito dalla rete degli enti locali, che per la realizzazione di progetti di accoglienza integrata accedono, nei limiti delle risorse disponibili, al Fondo Nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo. A livello territoriale gli enti locali garantiscono interventi di “accoglienza integrata” che superano la sola distribuzione di vitto e alloggio, prevedendo in modo complementare anche misure di informazione, accompagnamento, assistenza e orientamento, attraverso la costruzione di percorsi individuali di inserimento socio-economico.
Per la Prefettura questo programma di accoglienza risulta al momento l’unico in grado di gestire un’emergenza che non può essere quantificata. Solo ad oggi infatti sarebbero 170mila le persone da distribuire nella regione Lazio.
Lo “Sprar” prevede un finanziamento a carico del Ministero di circa il 95%. Ai comuni resterebbe il 5% da restituire in termini di servizi. Attraverso i progetti “Sprar” i richiedenti asilo verrebbero quindi distribuiti sul territorio attraverso un sistema più che proporzionale. I numeri in questione comunicati in sede di riunione sono di 2,5 ogni mille abitanti per i capoluoghi di provincia e di 3,6 per ogni mille per i Comuni.
Il Prefetto ha parlato di un ulteriore budget di 500 euro a profugo annuo da dare ai Comuni, al di fuori del progetto, da investire, a discrezione del Primo Cittadino, sul territorio.
A gestire il tutto si dovrebbe incaricare una cooperativa che al costo di circa 35 euro al giorno per migrante dovrebbe garantire tutte le necessità primarie degli ospiti.
Il numero quindi è elevato e l’assistenza sarebbe tutta a carico del Comune, che attualmente non ha le risorse necessarie per la messa in atto del progetto in questione.
Il progetto “Sprar” è stato introdotto dall’Associazione “Anci” Associazione Nazionale Comuni Italiani e dal Prefetto, che hanno spiegato le fasi del progetto e le modalità di attuazione. Questo progetto è stato messo in campo per sostenere il Governo Italiano questa tematica.
L’Amministrazione ha deciso di non aderire al progetto proposto dalla Prefettura per l’impossibilità di garantire la giusta attenzione sanitaria alle esigenze dei migranti per cure e screening, a causa dell’attuale situazione dei Servizi Sanitari locali, già al completo con le richieste di utenze.
Il Comune attualmente non possiede, inoltre, mezzi e strutture necessarie per poter poter garantire la sicurezza dei cittadini e dei rifugiati stessi, soprattutto l’esiguo numero di agenti di Polizia Locale riesce a garantire appena i servizi essenziali alla cittadinanza.
Un altro fattore di impossibilità di accettare le condizioni del progetto proposto riguarda i minori che non potrebbero essere seguiti, come da accordi, nelle scuole e nel tempo libero. Le scuole del Comune di Anguillara sono già in sovraffollamento. Le strutture, essendo già al completo per numero di alunni iscritti non potrebbero accogliere i minori ospiti del progetto “Sprar”.
Una nota importante che l’Amministrazione vuole rendere pubblica è la situazione qualora il Comune non accettasse le condizioni proposte dal progetto: il prefetto, nell’incontro con i Sindaci, ha spiegato che, anche se nessun ente è obbligato ad attivare uno “Sprar”, già nella prima settimana di aprile si aprirebbe il bando per l’assegnazione dei migranti nelle strutture private come alberghi, che potrebbero in futuro decidere di destinare la loro struttura all’accoglienza dei migranti, senza limiti imposti, se non quelli della capienza degli immobili.
Se anche questa possibilità non risultasse attuabile in tempi brevi sia per mancata risposta delle strutture private locali, sia per l’inidoneità della struttura presa in considerazione, il Ministero potrebbe stabilire la confisca di un terreno per installare una tendopoli.