23 Dicembre, 2024
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Intervista ad Alessandro Mazzoli, candidato al Senato nel Collegio Uninominale 5 Viterbo/Civitavecchia

Alle prossime elezioni politiche del 4 marzo, Alessandro Mazzoli è candidato al Senato per il Partito Democratico e il centrosinistra nel collegio uninominale numero 5 Lazio 2, che comprende tutto il Viterbese, Civitavecchia e altri 18 comuni nell’area nord della provincia di Roma. La sua è una storia tutta legata al territorio: dal 2005 al 2010 è stato presidente della Provincia di Viterbo, un mandato caratterizzato da un contatto diretto e continuo con i cittadini. Nel 2013 è stato poi eletto deputato del Partito Democratico ed è stato membro della commissione Ambiente, Territorio e Lavori pubblici.

Mazzoli, cosa le ha insegnato la sua esperienza da presidente della Provincia prima e da deputato poi?

«Innanzitutto, ho potuto conoscere in modo approfondito il territorio sia dal lato economico-sociale sia da quello istituzionale e politico. Sono stato un rappresentante della mia terra e intendo portare questo bagaglio di conoscenze al Senato. Ho mantenuto sempre un contatto diretto con i cittadini e le istituzioni locali perché solo ascoltando la voce di tutti si possono capire i reali problemi delle persone e si può quindi lavorare per risolverli».

La candidatura al Senato è una bella sfida. Perché ha detto sì?

«Il mio partito mi ha chiesto di farlo e io ho accettato. Mi sono messo a disposizione del Pd per rappresentare in Senato le esigenze e le aspettative di un territorio grande che però può ritrovarsi su alcuni obiettivi prioritari. Il completamento della Trasversale Orte-Civitavecchia è un’esigenza comune e finalmente abbiamo ottenuto il finanziamento necessario per realizzarla. Così come il porto di Civitavecchia è una grande occasione di sviluppo. Continuerò a impegnarmi per la riapertura, non solo a fini turistici, della ferrovia Orte-Capranica-Civitavecchia. Penso, inoltre, al patrimonio culturale, a partire dagli Etruschi e al riconoscimento dell’Unesco come Patrimonio dell’umanità per Tarquinia e Cerveteri. E poi c’è il patrimonio ambientale, come i laghi di Bolsena, Vico e Bracciano e il sistema dei parchi. Sono già molte le collaborazioni tra le istituzioni locali per la valorizzazione del territorio. Dobbiamo continuare su questa strada».

Secondo lei, di cosa ha bisogno l’Italia?

«Al nostro Paese servono proposte programmatiche serie per affrontare le emergenze ancora aperte, liberando la discussione pubblica dalle bugie irrealizzabili e dai tentativi evidenti di fare semplicemente propaganda, senza porsi il problema della reale condizione di vita di milioni di italiani e della tenuta dei conti dello Stato».

A quali bugie si riferisce?

«Il centrodestra è sempre più schiacciato sulle posizioni di Matteo Salvini che incarna una destra estremista e pericolosa, pronta anche a rompere con quel sistema di valori che nel nostro Paese hanno garantito la coesione sociale, la tolleranza, la convivenza civile. Una destra che strizza l’occhio e offre una sponda persino ai rigurgiti neofascisti, cavalcando le paure, senza rispondere alle cause delle paure, semmai aggravandole. Ipotesi come Flat Tax e uscita dell’Italia dall’euro rappresentano il modo più sbagliato e irresponsabile di affrontare i problemi veri della gente. Poi, c’è il M5S che ha un programma, se così lo possiamo definire, che ci riporta indietro azzerando i sacrifici fatti per arrivare fin qui. Il reddito di cittadinanza, per citare uno dei cavalli di battaglia dei grillini, è irrealizzabile ed è un’idea sbagliata perché l’Italia ha bisogno di lavoro. Gli italiani hanno bisogno di lavoro e non semplicemente di assistenzialismo».

Perché allora votare Partito democratico?

«Il Pd è l’unico grande partito italiano che in questi anni si è fatto carico della crisi. Siamo passati da una difficilissima recessione alla crescita e lungo questa strada bisogna continuare perché ancora tanti problemi sono aperti, a cominciare dalle disuguaglianze sociali. In questo quadro, il problema centrale è il lavoro. Abbiamo bisogno di alimentare la crescita, utilizzando la leva degli investimenti, capaci di generare più occupazione e ridistribuire la ricchezza. Dal febbraio 2014 a oggi abbiamo un milione di occupati in più, di cui più della metà con contratti a tempo indeterminato. Ma serve di più. L’ultima legge di bilancio ha già previsto uno sconto contributivo strutturale del 50% per le nuove assunzioni a tempo indeterminato dei giovani e su questa strada dobbiamo continuare. Inoltre, proponiamo l’adozione di un salario minimo garantito per tutti, perché non è civile che si lavori per una manciata di euro all’ora. Abbiamo introdotto il reddito di inclusione sociale per garantire un sostentamento ai più poveri e ci impegniamo a raddoppiare i fondi. Per le famiglie, introdurremo 240 euro di detrazione Irpef mensile per i figli a carico fino a 18 anni e 80 euro per i figli fino a 26 anni. Dopo anni di tagli, continueremo a investire in sanità, stabilizzando il personale precario e garantendo più servizi. Per quanto riguarda le imprese, ci impegniamo nella prossima legislatura a completare la riduzione della pressione fiscale, portando l’aliquota Ires al 22% (l’abbiamo già portata dal 27,5% al 24%) e assicurando alle ditte individuali un’uguale tassazione attraverso l’introduzione dell’Iri con aliquota al 22%. Intendiamo creare inoltre anche un fondo di re-industrializzazione per assorbire gli shock della globalizzazione e del progresso tecnologico».

 

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