Nel XII libro dell’Odissea, Omero ne aveva parlato come creature affascinanti, dal canto suadente (ἀλλά τε Σειρῆνες λιγυρῇ θέλγουσιν ἀοιδῇ), metà donne e metà uccelli. Poi la mitologia nordica ha trasformate queste fanciulle bellissime in nuotatrici abilissime, modificandone la parte inferiore in pesce. Per i nostri meloncini è stata quindi una sorpresa poterne incontrarne una a Scuola, anzi la migliore. Stiamo parlando della nostra bellissima sirena: la plurimedagliata Alessia Zecchini, attualmente la “ragazza più profonda al mondo”. Con i suoi 104m sotto il livello del mare, raggiunti nel 2017 alle Bahamas dove, senza respirare, in apnea appunto, aiutandosi con la sola monopinna, con movimenti sinuosi, proprio come una sirena, Alessia è scesa dentro il Dean’s Blue Hole. L’incredibile “Blue Hole”, a 40 metri dalla riva della baia ovest di Clarence Town a Long Island, nelle Bahamas, è una dolina marina che sprofonda fino a 202 metri sotto il livello del mare. Alessia ha spiegato, con la sua contagiosa ed incredibile allegria, felicità e gioia di vivere, il suo record mondiale, come se sia trattato di una semplice nuotatina. Il “Blue Hole”, sia per la conformazione che per la profondità che raggiunge, ha detto Alessia, già a -30 rende tutto buio e non permette di vedere più nulla. Da 6 anni era in attesa, rimasto inattaccabile, il record di discesa nelle profondità marine in apnea di -102m, detenuto da una atleta russa. Nella sfida dello scorso anno Alessia aveva già tentato due volte di batterlo, ma aveva avuto il cartellino rosso e tutto era stato inutile. La gara, ha spiegato, si svolge dichiarando il giorno prima la profondità che si vuole raggiungere; nel giorno della gara si scende in profondità fino a recuperare un cartellino posto alla profondità prefissata per poi risalire e, una volta usciti, occorre eseguire un protocollo entro 15 secondi, altrimenti il record non è valido e tutto quello che è stato fatto non conta più niente. La dichiarazione del giorno prima è importante perché, in effetti, la sua avversaria giapponese, molto forte, avrebbe potuto dichiarare di voler raggiungere una profondità maggiore. Fortunatamente Alessia ha proposto 104, contro i 103 dell’avversaria, la quale è scesa per prima ed ha raggiunto lo scopo fissando il nuovo record mondiale a -103m. Per Alessia, ora, era il momento di battere il nuovo record; se generalmente le piace essere l’ultima ad entrare in gara, in questo caso si trovava a sottoporsi alla prova proprio nel momento dei festeggiamenti della sua avversaria e proprio al suo ultimo tentativo di discesa. Quindi non è stato per niente facile raggiungere il livello di concentrazione elevatissimo, necessario in una situazione certamente non ottimale, ma Alessia è riuscita ad immergersi in apnea, senza problemi, a raggiungere i -104 metri, a risalire e stabilire il nuovo record mondiale, portandolo in Italia. <<È stato bellissimo!>>, questa la sua raggiante impressione.
La possibilità di avere alla “Corrado Melone” una sirena di valore mondiale, esattamente uguale a quelle della fantasia, anzi migliore, è stata permessa dal CONI, nell’ambito del progetto “Valori dello sport” che ha lo scopo di far comprendere ai ragazzi che un campione lo è sempre, anche nella vita, o mai. Ecco le parole pronunciate in una intervista da Giovanni Malagò, presidente del CONI: “Per me un campione deve essere anche un esempio di vita. Chi arriva ha talento e indubbie doti tecniche, ma anche e soprattutto qualità morali ineccepibili. Senza spirito di sacrificio, abnegazione e grande rigore comportamentale non si tagliano certi traguardi”.
Ad accogliere la pluricampionessa mondiale è venuto a Scuola anche l’assessore allo sport del Comune di Ladispoli, lo scrittore Marco Milani, che ha avuto parole di elogio per la Scuola e per la campionessa mondiale (9 medaglie d’oro, 4 d’argento e 1 di bronzo), europea (1 oro, 5 argenti e 1 bronzo), italiana (9 ori e 5 argenti) in varie discipline e attuale detentrice dei seguenti record mondiali:
– Assetto Costante con Monopinna: 104m (Long Island, 2017)
– Dinamica senza Attrezzi (vasca da 25m): 181m (Milazzo, 2017)
– Dinamica con Attrezzi (Monopinna): 250m (Lignano Sabbiadoro, 2016)
– Dinamica con Attrezzi (vasca da 50m- Bipinne): 204m (Lignano , 2016)
– Dinamica senza Attrezzi (vasca da 50m): 171m (Lignano, 2016)
– Jump Blue: 190m (Ischia, 2015).
Alessia ha risposto senza ritrosie a tutte le domande postele dai nostri ragazzi ed ha così raccontato che ha iniziato a fare sport già a 14 anni, ma ha iniziato a nuotare a 5 anni ed a 13 ha fatto il suo primo corso di apnea, scendendo poi “facilmente” a 25 metri sotto il livello marino. Tuttavia, per regolamento federale, i giovani di età inferiore a 18 anni non potevano gareggiare, per cui si è dedicata con passione e divertimento al volley fino a 17 anni quando ha dovuto scegliere fra la palla e l’acqua. Il volley era bellissimo, ma l’acqua era la sua passione, ed è stata subito convocata per i mondiali cui però, dovette rinunciare per la promessa fatta ai genitori che volevano per lei, prima di tutto, il diploma di maturità. Non ha rinunciato, però, agli allenamenti ed ha dovuto ammettere che i suoi professori non compresero la sua passione e, nonostante avesse messo il massimo impegno sia a scuola che negli allenamenti, il voto finale la deluse moltissimo. Lo stesso docente di scienze motorie non la aveva mai gratificata assegnando un deludente “7” alla futura pluricampionessa mondiale.
Il consiglio che si è sentita di dare ai ragazzi, prossimi a proseguire gli studi alle superiori, è stato quello ovviamente di studiare per essere più forti intellettualmente, ma soprattutto di prestare la massima attenzione alle lezioni. Questo le ha permesso di non avere mai problemi al liceo e di poter avere anche del tempo libero per gli allenamenti pomeridiani, in quanto lo studio era facilitato dall’aver compreso gli argomenti semplicemente ascoltando i docenti. Il fatto poi di non avere avuto mai alcun “debito” scolastico, le ha permesso per 5 anni di avere i tre mesi estivi senza nulla da studiare e poterli dedicare allo sport e coltivare i suoi interressi. Superata la maturità, il cui voto è da assegnare ai docenti più che a lei, si è iscritta all’Università e poi al master frequentando con lo stesso impegno ed ottenendo risultato migliori, anche gareggiando e vincendo. Ora dedica tutto il suo tempo alla sua passione.
In tutti gli sport c’è il rischio di farsi male, soprattutto nelle gare di apnea, e per questo motivo pone la massima attenzione alla sicurezza. <<Occorre sempre tenere sotto costante attenzione tutte le misure di sicurezza e tutto deve essere sempre perfetto, conoscendo al dettaglio ogni minimo funzionamento del proprio corpo e dell’ambiente. Anche
quando mi immergo per allenamento o per divertimento, non lo faccio assolutamente mai da sola>>. Questo, ha detto, le permette di non avere mai paura e quindi dedicare la massima concentrazione alla gara. <<Se negli sport di squadra c’è spesso l’imponderabile, nelle gare individuali occorre studiare sempre ogni minimo dettaglio ed ogni singolo movimento: occorre immaginare tutta la gara completamente dall’inizio fino alla fine ed occorre dare sempre il massimo in ogni singola competizione>>. Alessia Zecchini non ha mai derogato da queste regole ed è sempre rimasta più che soddisfatta, anche quando il risultato non è stato raggiunto, perché sa di avere dato il massimo e che la gara non è “contro” un avversario, ma è “con” un avversario “contro” i propri singoli limiti.
Alessia ha voluto citare alcune frasi che la hanno stimolata e supportata, commentandole insieme ai ragazzi mostrando video e foto della sua brillantissima carriera. “È il mio essere umano che supera il limite, che si cerca fondendosi col mare, che si immerge in se stesso e si ritrova” Umberto Pelizzari; “Un obbiettivo è un sogno con un punto di arrivo” Duke Elligton; “Sii sempre come il mare che infrangendosi contro gli scogli, trova sempre la forza per riprovarci” Jim Morrison; “Il duro lavoro ha fatto si che fosse facile. Questo è il mio segreto. Questo è il motivo per ho vinto” Nadia Comaneci
Alessia ha intrattenuto i ragazzi con il braccio sinistro ingessato a seguito di un incidente. La sua forza interiore, la sua volontà, il suo essere un vero campione, le ha fatto trovare la forza anche quando si è infortunata ed ha resistito alle richieste di chi, amandola, le chiedeva di desistere per salvaguardare la sua salute. L’ultimo esempio è stato il tendine rotto pochi giorni fa, alla vigilia di una importante nuova gara. Dopo l’incidente, ovviamente, era tristissima, ma si è chiesta: <<A cosa serve essere tristi? Il mio tendine guarisce con le lacrime?>>. Ha così insistito con il suo ortopedico di fiducia e 10 giorni fa è stata operata, 8 giorni fa era nuovamente in palestra ad allenarsi, 5 giorni fa ha compreso di non poter, per il momento, gareggiare nelle competizioni che prevedono l’uso delle braccia, ma ha confermato la partecipazione alle gare dove userà solo il corpo e le pinne ed ha preso il biglietto per il volo aereo che la porterà, il prossimo 2 aprile (il giorno di Pasquetta), prima in Messico e poi in Colombia, dove rappresenterà ancora l’Italia. <<Ragazzi, dovete sempre pensare positivo, solo così niente e nessuno potrà impedirvi di proseguire verso il vostro sogno, combattendo le difficoltà che non riusciamo ad evitare. Se ci si abbatte, le avversità avranno il sopravvento, se sorridiamo vinceremo>>.
La raffica di domande è proseguita a ritmo serrato ed Alessia ha spiegato agli studenti che le varie gare di apnea non sono ancora discipline olimpiche (lo saranno forse per quella del 2014); che lei cerca sempre di andare nei luoghi delle gare qualche tempo prima per poter visitare i luoghi, spesso stupendi, perché dopo la gara si rientra sempre subito in Italia; che si allena per circa 4 ore al giorno, ogni giorno; che non ha dovuto fare grandi sacrifici perché allenarsi è bello e fra un sabato sera perso ed una bella dormita per prepararsi alle gare dei giorni successivi preferisce la gara; che è in grado di restare senza respiro per oltre 7 minuti (gli atleti maschi riescono a raggiungere anche gli 11 minuti); che la dieta migliore, anche per lo sport, è quella mediterranea che prevede 5 pasti bilanciati al giorno e che all’estero ha qualche problema proprio con l’alimentazione (per questo in valigia mette sempre il parmigiano, il prosciutto, se è possibile, e la pasta), ma si rifà con la frutta tropicale che è superiore, come sapore, ai nostri frutti; che preferisce le gare in cui si usano le braccia per nuotare, ma anche la monopinna è divertente perché consente un movimento più flessuoso del corpo e permette l’uso di un maggior numero di muscoli di più parti del proprio fisico (le due pinne impongono l’uso delle sole gambe).
Alle domande sulla sicurezza delle immersioni, Alessia ha spiegato che i sistemi di sicurezza attuali sono molto precisi (si scende con una corda attaccata al cavo di profondità, in caso di pericolo tira con forza il cavo che dà l’allarme a chi è in superficie e comunque è seguita costantemente da un drone e assistita gli ultimi metri da apneisti esperti). Alle profondità cui si immerge non si riesce più a vedere la superficie dell’acqua: è tutto buio ed uniforme e nemmeno il corpo viene più spinto verso l’alto, a causa della pressione, per cui si perde l’orientamento e, se non si sa dove andare, l’unica possibilità è lasciar uscire una bollicina dalla bocca e vedere dove va, per capire dove sia la superficie.
Ha confessato che lei, essendo di Roma, ha fatto i primi bagni al mare proprio a Ladispoli, dove una sua zia possiede una casa, e da sempre nuota e si immerge. Oggi preferisce il mare di Santa Marinella perché più pulito, ma il Lazio è troppo battuto dai pescatori e dal traffico marittimo, per cui non sono molti i pesci che si possono osservare. In Italia i posti che ritiene immancabili per le immersioni sono soprattutto la Sardegna e poi la Sicilia, i cui mari sembrano a volte ancora puri. All’estero le immersioni migliori la ha fatte alle Maldive, la cui presenza e varietà di pesci è impareggiabile. Fra il Mediterraneo ed i mari tropicali preferisce i secondi, non solo per la limpidezza delle acque e la ricchezza di specie marine, ma anche per un fattore “tecnico”: se nel Mediterraneo, immergendosi, si passa, in pochi metri, da 24°C a 13°C, invece ai tropici l’acqua ha temperature più miti e con minore escursione termica. Guardare ciò che è sotto la superficie dell’acqua è una felicità, il mondo sottomarino è bellissimo. Gli animali, anche quelli ritenuti più pericolosi, hanno in realtà enorme paura dell’uomo, la cui carne non è nemmeno gradita ad alcun animale. Se ci si mostra calmi e non si creano situazioni di pericolo, gli animali si avvicinano per curiosità o fuggono via velocissimi, ma nessuno attacca l’uomo. Gli stessi squali hanno più paura dell’uomo di quanta ne abbia l’uomo di lui ed in effetti ci sono più morti per noci di cocco cadute sulla testa, che uomini sbranati da uno squalo. Il pericolo proviene solo dagli individui più giovani, i quali, non avendo ancora esperienza, avendo paura, reagiscono “per difesa” attaccando l’uomo. Lei ha però nuotato fra gli squali che le volteggiavano intorno, a 30 metri di profondità, ed è stato tutto molto sereno e fantastico, sembrava quasi irreale, come irreale è stato giocare con i delfini nel mare aperto egiziano. Sulla sua pagina Facebook, che invita a visitare, sono visibili alcuni filmati straordinari, mostrati nel corso dell’incontro, fra i quali la danza con una immensa balena cui la splendida Alessia era riuscita ad avvicinarsi. Raggiungere quella balena, ha spiegato, non è stato facile: lei ha dovuto spingersi al largo per circa due ore di navigazione per arrivare nella zona
percorsa dalle balene, attendere con pazienza che qualcuna di loro giungessse e diventasse visibile con il tipico “sbuffo” fuori dall’acqua, quindi si è immersa velocemente per raggiungerla, ma senza impaurirla. L’emozione di nuotare insieme a quella forza della Natura non ha assolutamente alcun prezzo.
La campionessa ha poi offerto anche suggerimenti tecnici, facendo fare degli esercizi di respirazione con il diaframma ai ragazzi presenti. Questa modalità di respirazione, che finalmente viene applicata anche in altri sport, anche prettamente “terrestri”, permette di riempire maggiormente i polmoni e rallentare il battito cardiaco, consentendo un più veloce recupero dopo uno sforzo.
Si è così concluso questo incontro magico, grazie alla gentilezza ed alla affabilità della nostra sirena, che ci ha spiegato che purtroppo lei, come tanti altri atleti, che portano l’Italia ai vertici mondiali, non riceve alcuno stipendio per la sua attività agonistica. Farà il concorso per entrare nelle mitiche “Fiamme oro”, gruppo sportivo della Polizia di Stato, ed avere la possibilità di lavorare e proseguire il suo cammino fatto di medaglie e riconoscimenti, finora solo simbolici. Noi della “Melone”, irretiti dal suo sorriso e dalla sua volontà ferrea, non possiamo che augurarle di raggiungere felicemente tutti gli obiettivi che si è posti e che incrementano anche il prestigio della nostra Italia nel Mondo.
Riccardo Agresti