9 Novembre, 2024
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Elezioni politiche: il presidente Sergio Mattarella: «Ora senso di responsabilità»

Le elezioni Politiche 2018 ci consegnano un Paese diviso a metà: un Nord roccaforte del Centrodestra con traino leghista; un Sud feudo del M5S, con un sorprendente risultato del Carroccio, che fino a poco tempo fa parlava di secessione, terroni e federalismo. Mentre il PD sconfitto e indebolito, potrebbe risultare l’ago della bilancia in un eventuale “governo di scopo”.

Dal Viminale i dati non ancora definitivi, vedono alla Camera un Centrodestra al 37%, con 260 seggi: la Lega al 17,37% ; Forza Italia al 14,01% ; Fratelli d’Italia al 4,35% . Al M5S vanno 221 seggi, con il 32,68%. Il Centrosinistra al 22, 88% ha ottenuto 112 seggi, con il PD al 18,72%. Leu infine ha preso il 3,38% di voti, ovvero 14 seggi. A questi si sommano i seggi delle Circoscrizioni estere, in totale 12, di cui 5 al PD.

Anche al Senato, il Viminale ha assegnato ufficiosamente i seggi così ripartiti: al Centrodestra 135 (37,49%); al M5s 112 (32,22%); al Centrosinistra 57 (22,99%); a Leu 4 (3,28%).

Tutti gli altri partiti non hanno superato la soglia di sbarramento del 3% e quindi non avranno rappresentanti.

Con un’affluenza alle urne del 72,95%, il M5S risulta il gruppo parlamentare più numeroso della 18esima Legislatura.

Le tappe del dopo voto prevedono che una volta annunciati i risultati definitivi, ci sarà la prima seduta delle nuove Camere e l’elezione dei presidenti di Camera e Senato. I primi di aprile il premier Gentiloni rassegnerà le dimissioni e inizieranno al Quirinale le consultazioni per la formazione del nuovo governo. Il presidente Sergio Mattarella quindi deciderà il da farsi: conferire un incarico esplorativo qualora la situazione dovesse essere ancora confusa o un incarico pieno.

L’incaricato, se scioglierà la riserva, presenterà la lista dei ministri al presidente della Repubblica e andrà alla Camera e al Senato per il voto di fiducia. Se invece rinuncerà, si inizierà un nuovo giro di consultazioni per riassegnare l’incarico. Una volta ottenuta la fiducia dei due rami del Parlamento, il governo inizierà a lavorare.

Nessuna coalizione o partito ha superato il 40% necessario per governare senza accordi politici; per questo empasse numerico, il compito del Presidente della Repubblica sarà piuttosto complicato.

Ipotesi di alleanze si stanno profilando tra i leader di Lega e M5S, Salvini e Di Maio, che sembrano aprire al dialogo, anche se a giorni alterni e con dichiarazioni spesso contrastanti all’interno degli stessi partiti. Mentre nel Centrodestra un secco no di Berlusconi all’accordo con i pentastellati appare sempre più evidente.

Nel Partito Democratico invece, dopo una prima dichiarazione a caldo del segretario dimissionario Matteo Renzi, che relegava il PD esclusivamente “all’opposizione”, qualcosa si sta muovendo. La dura sconfitta sùbita, ha aperto nel partito una profonda riflessione interna, che si concretizzerà in una Assemblea nazionale a metà aprile ed un successivo Congresso per rinnovare il partito. Nicola Zingaretti si è da subito dichiarato disponibile al cambiamento: “Nel Lazio abbiamo proposto un progetto politico che ha unito tutta la sinistra. È un modello che rilancia lo spirito dell’Ulivo. Ed è il modello che vorrei proporre a livello nazionale. Penso ad un Congresso aperto e unitario e primarie per il nuovo segretario” ha annunciato.

Maria Antonella Procopio

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