26 Dicembre, 2024
spot_imgspot_img

Una proposta per la definizione del Piano regionale sui rifiuti

Il Lazio da troppo tempo attende un piano regionale sui rifiuti al passo coi tempi, che consenta di superare le criticità ormai croniche con soluzioni innovative rispetto alle logiche finora seguite, ispirato alla strategia rifiuti zero per un’economia circolare.

I punti di riferimento sono due: ridurre drasticamente la “produzione di rifiuti”, e applicare la raccolta differenziata spinta per incrementare il riciclaggio di materia e oggetti.

E’ una impostazione che riguarda in modo particolare anche il nostro territorio, sul quale ancora incombono vecchie ipotesi di realizzazione di un polo regionale dei rifiuti, e che ancora per anni e anni dovrà convivere con la bomba ecologica costituita dalla discarica di Cupinoro.

Indichiamo alcuni elementi qualificanti per tutto il Lazio: realizzazione di Ambiti Territoriali Ottimali (ATO), all’interno dei quali chiudere il ciclo, in numero adeguato e di dimensioni limitate, tali da garantire anche una efficace partecipazione dei cittadini alle scelte; incentivazione della raccolta differenziata spinta porta a porta; no a nuovi inceneritori né all’ampliamento di quelli già in esercizio, e avvio alla graduale chiusura e dismissione di quelli esistenti; gli impianti di trattamento; profondo rispetto dei territori confinanti con il Comune di Roma (area metropolitana) e delle altre province, della loro vocazione, della volontà dei cittadini, troppo spesso obbligati a subire il peso delle criticità della capitale.

Rimanendo al nostro territorio, che per anni ha subito politiche incentrate nel business dei rifiuti, da perpetuare nel futuro, indichiamo alcune linee guida per noi essenziali: 1) le “criticita’” legate alla gestione dei rifiuti nel Lazio (siti di stoccaggio degli inerti stabilizzati, impianti, ecc..) devono essere distribuite sul territorio della Regione, il che implica la definizione di un numero adeguato di ATO (Ambiti Territoriali Ottimali) costituiti ciascuno da un numero piccolo di Comuni; 2) Occorre attivare rapidamente un ATO per il nostro territorio, costituito da una parte dei Comuni che fino ad oggi hanno conferito a Cupinoro. Le politiche sui rifiuti e la gestione delle infrastrutture vengono decise dall’Assemblea dei Sindaci; è indispensabile istituire un organismo di partecipazione dei cittadini; 3) E’ prioritario non penalizzare, anzi valorizzare le caratteristiche del territorio particolarmente pregiato sul piano ambientale e la sua vocazione per attività turistiche ed agricole (ciò a maggior ragione in quanto in quest’area vi è una concentrazione di iniziative/attività a fortissimo impatto negativo: a 50 km di distanza vi è il più grande polo termoelettrico d’Europa, con una centrale a carbone di grandi dimensioni (2000 MW); presso il centro ENEA della Casaccia vi è il più grande deposito di rifiuti nucleari italiano; sempre in quella zona vi è una concentrazione di emissioni di onde elettromagnetiche (Radio Vaticana); tutta la zona è interessata da una gravissima crisi del sistema idrogeologico, e il “bene comune” lago di Bracciano è sotto attacco da parte di ACEA. E dunque: non si deve realizzare il polo industriale dei rifiuti a Bracciano; non si deve realizzare una centrale a biogas.

Occorre potenziare la raccolta differenziata di qualità – porta a porta spinta – anche attraverso progetti intercomunali. Per favorire il rapido incremento delle percentuali di raccolta differenziata occorre applicare la logica della tariffa in modo che la singola famiglia paghi in proporzione ai rifiuti non differenziati prodotti: il metodo da preferire consiste nel dotare di microchip i bidoncini per la raccolta porta a porta dell’indifferenziato in modo da poter rilevare il numero di bidoncini dell’indifferenziato che ciascuna famiglia “espone” nell’arco di un anno (o dei singoli mesi).

La frazione umida da raccolta differenziata va trattata incentivando il compostaggio domestico e diffondendo quello “di comunità”, e facendo ricorso ad impiantistica per il compostaggio aerobico: rifiutiamo tassativamente la digestione anaerobica con produzione di biogas (anche se finalizzata alla produzione di metano)

Se occorre dotarsi di impianti (di piccole dimensioni) per il trattamento dei rifiuti indifferenziati che “avanzano” dalla raccolta differenziata, essi dovranno essere basati su sistemi TMB a freddo senza produzione di combustibile da rifiuti e CSS, e la loro localizzazione va decisa dai cittadini e dagli amministratori dei Comuni dell’ATO

Occorre individuare siti ove depositare il materiale stabilizzato non riciclabile prodotto da TMB: non sono discariche secondo la vecchia accezione, ma aree di dimensioni assai circoscritte

L’impiantistica deve essere dimensionata sulla base delle sole esigenze dell’ATO, e non deve essere concentrata in un unico sito ma va dislocata in zone diverse del territorio dell’ATO privilegiando impianti di piccole dimensioni

Non stiamo proponendo iniziative avveniristiche o fantasie irrealizzabili, ma semplicemente ciò che viene applicato da anni in molte parti del mondo, anche in Italia, e che l’Europa indica da tempo.

CdA L’agone nuovo

Ultimi articoli