9 Novembre, 2024
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FATALITA’, INCIDENTE O COLPOSA INDIFFERENZA A QUANTO AVVIENE ?

di Claudio Cappabianca.

L’Italia è un paese che sta invecchiando sia come età anagrafica, sia nelle sue strutture organizzative, sia nei manufatti storici, strategici etc. Molti sono i fattori che concorrono a formare una mentalità fatalista che serve esclusivamente a fare qualcosa in emergenza: aspettiamo che ci siano un po’ di morti per rabberciare qualche falla, bei convegni, promulgazione di nuove leggi, funerali imponenti e poi tutto come prima in attesa della prossima disgrazia.

L’amarezza di vedere tante vite perse perché non vengono prese in tempo alcune banali norme di sicurezza; bisogna partire da alcune considerazioni fondamentali: tutto invecchia, niente è eterno: il calcestruzzo ha una sua vita ben precisa e le attuali metodologie di controllo possono facilmente determinare la sua vita.

Un esempio per tutto: nel lontano 20.03.2003 con Ordinanza del Presidente del consiglio dei Ministri n.3274 (Primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale e di normative tecniche per le costruzioni in zona sismica) e allegati 1, 2, 3     (Criteri per l’individuazione delle zone sismiche – individuazione, formazione e aggiornamento degli elenchi delle medesime zone, Norme tecniche per il progetto, la valutazione e l’adeguamento sismico degli edifici”, “Norme tecniche per il progetto sismico dei ponti” e “Norme tecniche per il progetto sismico delle opere di fondazione e sostegno dei terreni”) venivano definiti i nuovi criteri per l’individuazione degli edifici strategici, il loro grado di sicurezza e le metodologia di verifica. Cosa si è fatto? Purtroppo poco o niente a parte un palleggio di responsabilità e nessun piano integrato di interventi: l’abusivismo continua imperterrito, il non rispetto delle più banali procedure di ispezione e controllo è sotto gli occhi di tutti. Il rimpallo di responsabilità è favorito dall’enorme peso della burocrazia favorito anche dalla frammentazione delle responsabilità; su una stessa opera possono legiferare o intervenire decine di enti: stato centrale, regione, comune, privati, etc.

La tragedia di Genova è l’ennesima e purtroppo non sarà l’ultima, spero essere contradetto dagli eventi e non dai soliti benpensanti, vedi quanto accaduto nelle altre autostrade, ponti crollati ma anche smottamenti continui dal nord al sud sono eventi quotidiani.

I controlli teoricamente ci sono, ma anche questi sono troppo frammentati in troppe competenze. Abbiamo un deficit enorme di competenze o inutilizzate o inascoltate, vedi l’ordine dei geologi, sismologi, dimentichiamo che il nostro territorio è per la quasi totalità sismico, con forti dissesti idrogeologico e che ancora aspettiamo che i colpevoli di molte sciagure, Vajont, paghino. Eppure competenze non mancano e allora?

Allora chiediamo con forza che i nostri amministratori mettano ordine alla catena di controllo e si investa anche in cultura di manutenzione. Basta con i funerali e le lacrime.

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