Nel suo capolavoro “il Secolo breve” il grande storico Eric Hobsbawm non cessa di ricordare quanto il novecento sia stato, nel bene e nel male, il secolo delle grandi barriere ideologiche, dei pensieri forti, delle “narrazioni mondo”, uno straordinario romanzo drammatico, verrebbe da dire.
Inge Feltrinelli, che ieri ci ha lasciato, incarna in novecento in maniera perfetta: nata Inge Schontal, figlia di grosso imprenditore ebreo in Germania, nel 1952 trascorse un lungo periodo a New York ospite della pronipote di J. P. Morgan, fotografa rampante, brillante e grande tessitrice di amicizie importanti, ritrae, tra gli altri, Greta Garbo, Elia Kazan, Winston Churchill e stringe amicizia con Erwin Blumenfeld.
Impareggiabile regina dei salotti, eppure allo stesso tempo ritrattista per eccellenza di tutto quel corpus indissolubilmente legato alla cultura della sinistra del “secolo breve”. Sposa e poi erede editoriale di Giangiacomo Feltrinelli, il “partigiano Osvaldo”, divenuto ricco editore dall’ “aria sempre triste” e morto bombarolo.
Una storia del secolo scorso, in tutto e per tutto, eppure Inge è riuscita a portare la Feltrinelli nel nuovo millennio con incomparabile intuito editoriale ed ecco che anche la sua morte ripropone il dilemma: i suoi detrattori la ricordano come la matrona del salotto dove si brindò all’attentato delle BR contro Indro Montanelli, la stampa mondana come la balda tedesca, alquanto avvenente che afferra il muso del pesce enorme brandito da Hemingway, stralunato dal bere, quella generosamente concupita da Picasso, che ricordava con malcelata civetteria le gite a casa di Fidel Castro e che fotografa John Fitzgerald Kennedy, i suoi ammiratori la straordinaria sensibilità, la grande cultura, la generosa passione per le cause civili ed il suo ruolo nella cultura italiana.
Noi molto più sommessamente vorremmo ricordarla come una grande editrice, poichè, come sosteneva il mai troppo rimpianto Umberto Eco “una volta per fare una ricerca si andava in biblioteca, si sceglievano testi indice, si collegava una bibliografia su un argomento e si leggevano i libri maggiormente rilevanti, due o tre, oggi con la pressione di un tasto si ha a disposizione una bibliografia di milioni di testi e nessuno legge più nulla”, e lo riteniamo il suo merito più illustre, ribadito dall’ aver detto per tutta la sua esistenza: “il libro sono la vita, i libri sono tutto”.