22 Dicembre, 2024
spot_imgspot_img

Alla Melone incontro con Israel Moscati

Come reagisce il figlio di un omicida quando incontra il figlio della vittima? Una risposta a questa domanda si trova nel film di Israel Cesare Moscati che ha proposto a figli e nipoti di nazisti, autori di stragi, di incontrare discendenti delle loro vittime innocenti.
Questo film-documentario, cui hanno assistito i ragazzi della “Corrado Melone” insieme al regista e che la classe 2M ha relazionato di seguito, lascia impietriti. Storie di donne e di uomini che hanno subito il male più atroce, assoluto, raccontate da figli e nipoti dei criminali, vittime anch’essi del dolore, persone normalissime e gentili che si fa fatica a credere siano figli o discendenti di assassini (persone normalissime e gentili anch’esse) che hanno ucciso senza pietà e senza dolore giovani e vecchi, donne e bambini.
Più che il dolore per la descrizione della morte delle vittime, colpisce la normalità degli assassini che si riflette nei racconti dei loro figli. Questo è il motivo per cui dobbiamo ripetere il racconto di cosa è avvenuto, questo il motivo per cui non bisogna dimenticare o nascondere quanto accaduto. Si viene facilmente tentati dal pensare che siamo “vaccinati”, che quegli orrori non si possono ripetere, che sapremmo accorgerci che si voglia uccidere ancora, che gli assassini siano riconoscibili, magari perché imbruttiti dalla loro cattiveria e la loro barbarie come accade nei film. Guardando invece questo film, ci si rende conto che quella cattiveria, la capacità di tanto orrore, si nasconde dietro volti normalissimi, sereni e gentili, si cela dietro pensieri e frasi all’apparenza innocenti. Frasi che purtroppo si ascoltano sempre più spesso oggi, senza che la maggior parte di noi si renda conto della loro pericolosità per quanto siano semplici. Prendiamo ad esempio “prima gli italiani”, frase che significa che essere nati in una Nazione ricca sia un merito per un qualche arcano motivo o come se essere italiani debba essere un vantaggio perché saremmo superiori a qualcun altro. Ci si dimentica che nessuno di noi ha potuto scegliere dove nascere e che ci sono stranieri molto migliori di noi mentre Riina (che ha sciolto bambini nell’acido) era italiano tanto quanto noi. Certamente alcuni sono superiori ad altri in qualche campo (io sono superiore o inferiore a molto altri se si considerano capacità ben precise), e questa superiorità o inferiorità non deriva dal luogo di nascita, né dalla nazionalità, ma solo dall’avere saputo far fruttare i talenti che ci sono furono donati alla nascita.
Riccardo Agresti

Il 6 febbraio 2019 è stato ospite nella nostra scuola Israel Cesare Moscati, autore del libro “Un mondo che non dimentica. La Shoah” e regista dei film “I figli della Shoah”, “Suona ancora” e “Alla ricerca delle radici del male”. Moscati è nato a Roma, il 5 luglio 1951, in Via di S. Ambrogio 24, nell’ex-Ghetto, nella stessa casa dalla quale furono deportati ad Auschwitz-Birkenau tutti i membri della famiglia materna Sermoneta.
L’intensa mattinata si è svolta vedendo prima l’ultimo film del regista e poi, finita la visione, è iniziato l’incontro vero e proprio.
L’idea di dar vita a questo progetto nacque dopo la conclusione dei due documentari precedenti. Il film mescola il male con il bene, aprendo la mente a nuove domande, a nuovi dubbi, attraverso una storia ricca di incontri, viaggi e testimonianze. Questo documentario ci porta a riflessioni e a questioni complesse, a definire cosa sia il bene e cosa sia il male. Ci ha colpito la frase pronunciata dalla donna tedesca, una delle due protagoniste del secondo incontro che viene presentato nel film: “Il male nasce là dove coscientemente vai via da Dio. Non può avere una radice; una radice è una cosa positiva, è vita. Il male è niente. Il male è male per sé”.
Dal film emerge un modo particolare di affrontare la tematica della Shoah, una prospettiva nuova e originale che ha messo uno di fronte all’altro figli o nipoti delle vittime della Shoah e figli o nipoti dei carnefici nazisti.
All’interno del lavoro alcune figure ci erano già in qualche modo note: Pietro Terracina, la figlia di Liliana Segre, e la nipote di Fatina Sed, sopravvissuta ad Auschwitz insieme al fratello Alberto che noi abbiamo avuto l’onore di avere ospite qui a scuola fino a qualche anno fa, quando ancora la salute gli consentiva di continuare con coraggio l’opera di testimonianza nelle scuole.
Nel film ci ha colpito il desiderio di conoscenza, di confronto e di dialogo tra i figli e i nipoti delle vittime e i figli e i nipoti dei carnefici; un incontro che ha aperto un ponte, un collegamento, che ha cercato di aprire una strada per comprendere, anche se il dolore non può essere comunque cancellato e superato.
Una storia ci ha colpito, quella di un giovane, la cui sofferenza troppo grande che sente dentro di sé come una ferita aperta, che non ha voluto incontrare i figli o i nipoti degli aguzzini della sua famiglia: è stato l’unico caso, comprensibile, di chiusura.
Dal confronto è emerso non solo il dolore degli ebrei deportati, con le famiglie distrutte e una lacerazione profonda, ma anche il dramma dei figli o dei parenti dei criminali nazisti, il senso di colpa fortissimo che ricade su di loro che sono venuti a conoscenza, dopo troppi silenzi, spesso a distanza di molti anni, della colpa dei propri padri o dei propri parenti che non lascia possibilità di perdono o risarcimento di fronte a tanta sofferenza.
Nel suo film Israel Moscati ci racconta gli incontri fatti di sguardi, silenzi, mani che si tendono, abbracci e tanti “perché”; incontri che si sono sviluppati in alcuni luoghi simbolici: il campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, e altri lager in Polonia; il “Binario 21” di Milano, da cui partiva il treno dei deportati e le Fosse Ardeatine a Roma, oggi simbolo della Resistenza al nazi-fascismo.
Nella seconda parte è stato dato spazio alle numerose domande poste all’ospite da noi ragazzi sul significato della Shoah (“Catastrofe”), su cosa accadeva nei lager, sulla propria reazione quando ha appreso cosa fosse avvenuto alla sua famiglia nel campi di concentramento, sul razzismo e sull’antisemitismo. Egli ha detto che è un male dell’uomo; ci ha molto toccato il punto in cui Israel ci ha detto che spera che noi giovani possiamo spezzare e rompere quel modello di odio, di discriminazione e di razzismo che si sta diffondendo oggi in tutta Europa. “Bisogna fare molta attenzione: odio politico sociale e culturale e noi dobbiamo combatterlo. Non ha una spiegazione razionale il razzismo ma dobbiamo sconfiggerlo. Non è possibile che nel 2019 si verifichi quel che si verifica nel Mar Mediterraneo”. Alla domanda: “Che cosa è per lei il male?”, Moscati riprende l’affermazione della testimone che abbiamo visto nel film: “Il male non ha una radice. Esiste”.
Israel Cesare Moscati ha pazientemente e puntualmente risposto agli interrogativi dei ragazzi fino a giungere alla conclusione dell’incontro. Prima di congedarci il Preside Agresti ha desiderato nuovamente esprimere gratitudine a Israel ed ha voluto sottolineare l’importanza della memoria: “Non dimentichiamo, non dimentichiamo nulla, ragazzi, perché potrebbe riaccadere, anzi sta già succedendo: pensiamo a cosa accade ai nostri giorni ai migranti che muoiono per la nostra indifferenza…”.
Grazie a Israel Moscati per le sue parole e per la disponibilità mostrata, grazie ai professori che ci consentono di vivere questi incontri e grazie al Preside Agresti che supporta sempre tutte le iniziative culturali e formative che arricchiscono il nostro bagaglio culturale.
Classe 2M

Ultimi articoli