Si è conclusa domenica 14 aprile la 69^ Edizione della Sagra del Carciofo romanesco, che ha visto protagonisti gli studenti dell’Alberghiero di Ladispoli. “E’ motivo di straordinaria soddisfazione per noi – ha dichiarato la Dirigente Scolastica dell’Istituto Superiore ‘Giuseppe Di Vittorio’ Prof.ssa Vincenza La Rosa – aver visto i nostri allievi impegnati sul campo. Un’occasione imperdibile di apprendimento. L’esperienza pratica è una forma di conoscenza, perché è connessa ad un intervento attivo dello studente, che può verificare la validità e l’efficacia della teoria appresa sui banchi, proprio nel momento in cui la traduce in azione. E’ dall’integrazione fra conoscenza teorica e applicazione pratica che nasce un ‘apprendimento efficace’, soprattutto nell’ambito di un Istituto Professionale Alberghiero”.
La partecipazione degli studenti dell’Alberghiero di Ladispoli alla Sagra è ormai una tradizione che si è consolidata negli anni, ma stavolta l’ Istituto di via Federici è voluto tornare con un proprio stand, che ha visto mettersi in fila centinaia di cittadini. Panini con carciofo e salsiccia calabrese, finger food a base di tonno e carciofi e, in abbinamento, il cocktail ‘Sweet Heart’ creato, appositamente per la Sagra, dal Prof. Bruno Mazzeo e dai suoi allievi: questo il menu offerto dall’Alberghiero nella ‘tre giorni’ ladispolana dedicata al ‘re degli ortaggi’.
Gli allievi dell’Alberghiero hanno svolto inoltre attività di alternanza scuola-lavoro anche in un altro stand, quello dell’Associazione Pro Loco di Montemesola (TA), presente dal 2008 alla Sagra di Ladispoli allo scopo di promuovere e valorizzare i prodotti tipici e le eccellenze della cucina pugliese.
A coordinare gli studenti dell’Alberghiero, durante i tre giorni della Sagra, c’erano i Docenti Rocco Zezza, Fulvio Papagallo e Bruno Mazzeo con il supporto delle Assistenti tecniche Maria Liguoro ed Elisabetta Mannelli.
La Sagra del Carciofo romanesco a Ladispoli è la più antica a livello mondiale dedicata a questo ortaggio. Le origini della pianta si perdono nella notte dei tempi e sfumano nella leggenda. Il nome scientifico, Cynara Scolymus, rimanda ad uno degli innumerevoli casi di metamorfosi di cui abbonda la mitologia classica: la storia della fanciulla dai capelli color cenere, Cynara appunto, che sedotta da Zeus, fu tramutata in dea e condotta sull’Olimpo. Quando Cynara, però, cominciò ad avvertire la solitudine e la mancanza della sua famiglia e decise con un sotterfugio di tornare sulla terra, Zeus andò su tutte le furie e la trasformò in una pianta spinosa e pungente.
Columella lo cita nel suo ‘De re rustica’, Plinio il Vecchio ne parla nella ‘Naturalis Historia’. Ma sul luogo e sulla esatta data di nascita del carciofo (che gli Etruschi conoscevano bene), la battaglia gastronomico-filologica continua: Mediterraneo occidentale oppure orientale? Chi ne addomesticò, nell’antichità, la coltivazione? Molte le ipotesi.
Nessun dubbio, invece, sulla prima edizione della Sagra di Ladispoli: correva l’anno 1950, alcuni amici della Pro Loco stavano discutendo nella sala del caminetto del Ristorante ‘La Tripolina’ su come rilanciare il turismo e l’economia della città. Decisero di puntare sul carciofo e dal 2 aprile di quell’anno il successo della Sagra ladispolana non si è più fermato. Chiamato anche ‘mamma’, ‘mammola’ o ‘cimarolo’, il carciofo romanesco è stato il primo prodotto in Italia ad essere tutelato a livello comunitario con il marchio IGP (Indicazione Geografica Protetta). Nel 2001, inoltre, la Sagra di Ladispoli è divenuta ‘Fiera nazionale’ grazie alla partecipazione di un numero crescente di espositori provenienti da tutta Italia.