La corrispondenza in lingua francese alla Corrado Melone, per ampliare i nostri orizzonti
Da qualche anno alla Corrado Melone di Ladispoli ci occupiamo di progetti di corrispondenza con la Francia e altri paesi francofoni, un’esperienza importante e autentica, che avvicina i ragazzi all’uso della lingua reale e li mette in contatto con coetanei stranieri stimolando la curiosità e l’amicizia.
Quest’anno collaboriamo con ben 9 scuole di lingua francese, situate in diversi Paesi, dalla Francia al Belgio, da Haiti al Senegal. Dai bambini di quinta elementare ai ragazzi di terza media, tutti scrivono lettere in francese, nelle quali si descrivono, parlano della loro vita quotidiana, inviano regali, disegni colorati, cartoline dell’Italia, calamite, caramelle, e anche i meno convinti alla fine si sono fatti trascinare da questa novità.
In alcune classi i ragazzi si sono riuniti in gruppi per descrivere la gastronomia italiana, in altre le maschere di Carnevale, in altre ancora è stato svolto un lavoro individuale in cui ciascuno ha descritto una regione o una città italiana, oppure il proprio artista preferito, mentre i più temerari si sono cimentati nella composizione di acrostici partendo dalle iniziali del loro nome.
Tra i vari scambi epistolari, ciascuno encomiabile e con un’elevata valenza didattica, ce n’è uno che colpisce per i temi affrontati e per la serietà con cui è avvenuto il confronto: si tratta della corrispondenza con alcune ragazze del Collège CEM Kolda1 dell’omonima regione del Senegal.
Nel mese di ottobre, il professore Diankha mi ha contattato rispondendo alla ricerca di scuole partner nell’ambito del progetto”Tour de la Francophonie”;ci teneva moltissimo che i suoi ragazzi comunicassero con noi italiani, disse che da tempo cercavano una corrispondenza di questo tipo e, nonostante tutte le mie classi avessero già stabilito altri contatti, ho proposto alle ragazze della classe terza F di lanciarsi in questa avventura e comunicare con dellecoetanee africane.
Ho notato subito che le lettere che arrivavano dal Senegal non erano come le altre, non contenevano solo la descrizione fisica, la descrizione dei “loisirs”, e gli argomenti che solitamente destano l’interesse degli adolescenti. Da ogni singola lettera emergeva un grande desiderio di conoscere il nostro paese, e più genericamente l’Europa, da parte di ragazze che non hanno mai lasciato l’Africa, e le domande riguardavano gli aspetti più disparati, dalla politica, alla religione e alla società.
Le ragazze italiane hanno così risposto a tutte le curiosità delle loro amiche di penna, affrontando temi impegnativi e chiedendo a loro volta informazioni sulla cultura africana.
Tra tutte queste domande, nelle ultime lettere arrivate, ci è stato anche chiesto: “C’est vrai que les italiens sont racistes? “.
Un quesito inaspettato, che ha suscitato in noi un sentimento di stupore e al contempo di tristezza.A questa richiesta la classe ha reagito con partecipazione e coinvolgimento;le ragazze hanno preparato delle cartoline raffiguranti diverse località italiane, descrivendo le immagini in lingua francese, e hanno abbinato ad ogni cartolina un segnalibro per le ragazze senegalesi, in segno di amicizia e di fratellanza.
“En effet, on dirait que le seul problème de l’Italie en ce moment c’est qu’il y a les immigrés. Mais, les véritables problèmes sont autres”, ha risposto Miriam alla sua corrispondente Penda.
Khadyinvece ci scrive: “être Sénégalais, c’est respecter les valeurs et coutumes de nos ancêtres, obéir aux ordres des parents, avoir l’esprit de pardonner aux torts commis par son prochain, la tolérance, cultiver l’amour propre et la culture de la paix”.
In classe, abbiamo approfondito i temi del razzismo e della xenofobia, leggendo e commentando alcuni toccanti testi poetici di Tahar Ben Jelloun e di David Diop:
Chaque visage est un miracle.
Un enfant noir, à la peau noire, aux yeux noirs,
aux cheveux crépus ou frisés, est un enfant.
Un enfant blanc, à la peau rose, aux yeux bleus ou verts,
aux cheveux blonds et raides, est un enfant.
(Tahar Ben Jelloun)
Afrique mon Afrique
Afrique des fiers guerriers dans les savanes ancestrales
Afrique que chante ma grand-mère
Au bord de son fleuve lointain
Je ne t`ai jamais connue
Mais mon regard est plein de ton sang
Ton beau sang noir à travers les champs répandu
Le sang de ta sueur
La sueur de ton travail
Le travail de I` esclavage
L`esclavage de tes enfants
Afrique dis-moi Afrique
Est-ce donc toi ce dos qui se courbe
Et se couche sous le poids de l’humilité
Ce dos tremblant à zébrures rouges
Qui dit oui au fouet sur les routes de midi
Alors gravement une voix me répondit
Fils impétueux cet arbre robuste et jeune
Cet arbre là-bas
Splendidement seul au milieu des fleurs
Blanches et fanées
C`est I` Afrique ton Afrique qui repousse
Qui repousse patiemment obstinément
Et dont les fruits ont peu à peu
L’amère saveur de la liberté.
(David Diop)
Nel nostro piccolo abbiamo così deciso di mostrare ai nostri amici africani che non ci sentiamo razzisti e ci dispiace che in Africa o altrove qualcuno lo pensi.
- De Luca