sull’evento ormai storico è intervenuto il Consigliere Regionale Emiliano Minnucci
La 59° sagra del pesce di Anguillara ha portato con sé una serie di polemiche prima, durante e dopo. Prima, per la decisione da parte dell’amministrazione di appaltarne l’organizzazione; durante, per il suo svolgimento; e dopo, nel tirarne le somme. Sull’argomento abbiamo intervistato il consigliere regionale di Anguillara Sabazia Emiliano Minnucci.
Come ha valutato la scelta di “esternalizzare” l’organizzazione della storica sagra del pesce?
Mi è sembrato fin da subito un errore da parte dell’amministrazione: una sagra storica, che ha una tradizione ed un significato per Anguillara e i suoi cittadini meritava la possibilità di coinvolgere tutte quelle belle energie spontanee che animano la città e rendono una festa popolare davvero “di popolo”. Quando ciò accade, e ad Anguillara lo si è fatto per molti anni, si rinsalda quel senso di comunità che rappresenta esso stesso parte fondamentale della festa.
Il risultato non è sembrato tra l’altro premiare la scelta.
È chiaro che se ci si affida a dei professionisti si prende poi un pacchetto “standard”, non specificatamente connotato per le esigenze di una comunità. Chi fa questo di mestiere, avendo necessità di ottimizzare ed essendo lontano dallo spirito di servizio civico che dovrebbe animare certe iniziative (anche legittimamente, facendolo per lavoro) può incorrere, come peraltro è stato segnalato da più parti, in un’offerta non coincidente con le aspettative.
La scelta è stata però difesa dall’amministrazione. La ritiene una “responsabilità politica”?
Non lo è soltanto di per sé, ma è addirittura esemplificativa di un modo di agire che si ripete in modo ossessivo. La scelta di tagliare fuori le realtà locali da momenti importanti della vita cittadina e l’assenza totale di apertura al dialogo l’abbiamo già sopportata e subìta per altre vicende, dagli impianti sportivi, al piccolo teatro delle scuole medie, dalla potabilità dell’acqua fino alla chiusura dell’edificio scolastico di Via Verdi. Questi sono solo alcuni esempi, visto che su ogni ambito amministrativo si è azzerata la discussione con il “resto del mondo”.
Non è accettabile la mancanza di rispetto verso tutti coloro criticano e non condividono le scelte dell’Amministrazione: dopo tre anni di nulla condito da parecchi danni continuare a rinchiudersi nel palazzo comunale sordi alle richieste che arrivano dai cittadini, dai settori produttivi, dalle associazioni, dalle minoranze consiliari, reagendo con arroganza ad ogni tipo di critica è il segno tangibile del fatto che l’esperienza 5 Stelle non solo non ha portato “i cittadini nelle istituzioni” ma ha creato un distacco senza precedenti. Altro che “cittadini delegati”, sembrano i citoyennes di Robespierre: sempre col dito puntato e la verità in tasca. Per fortuna non hanno ancora la facoltà di usare la ghigliottina!
Ma la città è stanca e reagirà come sa fare, con intelligenza, civiltà e fermezza.