APPROFONDIMENTO RIGUARDANTE IL CASINO VALADIER DI VICARELLO
Lo scorso mese, per la rubrica dedicata agli edifici di valore storico e artistico presenti sul territorio, abbiamo parlato del Casino Valadier di Vicarello.
Ecco, questo edificio ha una storia travagliata e rischia seriamente di sbriciolarsi sotto i nostri occhi.
Ma andiamo con ordine.
Il Casino di Caccia degli Orsini, costruito nel Cinquecento sui ruderi di una preesistente villa romana e acquistato nel 1789 dall’architetto Giuseppe Valadier è ancor oggi noto come Casino Valadier. Secondo il professor Antonio Maria Colini, il quale ha effettuato degli scavi tra il 1974 ed il 1977, la villa romana collegava, tramite una strada in basolato, la via Clodia alla riva ovest del nostro lago. Gli scavi degli anni Settanta hanno portato alla luce incredibili reperti archeologici, quali il Ninfeo dedicato al dio Apollo, una villa del I secolo d.C. appartenuta molto probabilmente all’imperatore Domiziano ed una grande statua di marmo nota come l’Apollo di Vicarello, oggi conservata al Museo Civico di Bracciano.
Arriviamo alla parte sgradevole, quella legata agli interessi economici ed alla burocrazia.
L’area delle Terme Romane di Vicarello, è formata dal complesso delle Terme c.d. “Apollinari”, da un manufatto soprastante una parte delle strutture antiche denominato “Casa di Ledo” e da altre strutture ricadenti nelle aree circostanti.
L’area, nella quale insistono i ruderi delle terme romane ed il manufatto soprastante denominato “Casa di Ledo” viene acquisita dalla Soprintendenza con atto di prelazione di cui al D.M. 23/04/1982.
L’Area è censita al NCEU al foglio 3, particelle nn. 244, 246, 245, 648 (relative alla casa di Ledo) e 646 e 650 (relative all’area archeologica e uliveto).
Il 31 dicembre del 1989 nasce la Vicarello Partnership. Il loro general partner è la Schroeder Asseily & Co. Limited, poi ci sono la Mannai Investement Co Inc (Panama), la Harkness Co. Ltd. (Caiman) e altre due società di Cipro.
Nel 1991 Vicarello Spa ingloba la Società Agricola Vicarello e progetta di costruire resort di lusso e campi da golf nel Borgo. Questi folli progetti vengono bloccati dall’istituzione del Parco Naturale Regionale di Bracciano Martignano, forte del vincolo apposto nel 1994 dall’allora ministro dei Beni Culturali Alberto Ronchey.
A partire proprio dagli anni Novanta l’italo-australiano John Cassisi segue ogni passo delle sorti della tenuta di 1016 ettari.
Il 03/03/2004 viene siglata tra la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Etruria Meridionale e l’Ente Parco Naturale Regionale di Bracciano e Martignano la “Convenzione per il restauro, il recupero della Casa di Ledo”
A conclusione del sopracitato appalto, vengono realizzati i lavori di restauro, consolidamento e recupero funzionale della “Casa di Ledo” e si provvede alla sistemazione dell’area circostante con lavori di ingegneria naturalistica, in particolare attorno all’area archeologica del Ninfeo di Apollo.
La tenuta resta al Collegio Germanico fino al 2014, anno in cui la Vicarello Partnership viene liquidata, trasformandosi nella Vicarello Srl.
Dopodiché la comprano gli inglesi della Schoreder Bank, investitori in fondi arabi.
Il 10/06/2019 il Parco di Bracciano firma con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio una Convenzione per la Valorizzazione dell’Area delle Terme di Vicarello
Il recupero di questo sito risulta particolarmente difficoltoso a causa della carenza di fondi e del complesso iter burocratico.
Tempo fa il sito è stato messo in vendita. Purtroppo la Regione Lazio non aveva i fondi per acquistarlo.
I nuovi proprietari sono i cinesi che vorrebbero provare a fare un albergo termale di lusso nelle vecchie terme ottocentesche. Nella loro idea c’è la demolizione e ricostruzione. Logicamente non è possibile perché l’immobile è vincolato.
Problema non secondario è l’acqua termale; la sorgente di acqua calda è limitata e rispetto al passato ha ridotto il quantitativo di portata. Quello che chiedono è poter trivellare per trovare altri pozzi. La trivellazione è consentita solo per indagine, ma non sarebbe possibile sfruttare i nuovi pozzi per alimentare le terme pubbliche.
Se investissero per recuperare il Casino Valadier e gli altri siti di rilevanza storica e artistica ne saremmo tutti lieti, ma il luogo sta andando lentamente quanto inesorabilmente in rovina e la domanda che ci poniamo è: qui prodest?
L’architetto Massimo Cavalieri, durante un convegno organizzato dai Lions, aveva illustrato un progetto contenuto nella documentazione del Piano d’Assetto del Parco: allegato 1 alle NTA, art. 78 “Progetti di Territorio”, siglato come R1-S1 “Borgo di Vicarello con le aree di immediata pertinenza”, integrando la descrizione con altre informazioni sul PRG (la strada che scompare in fase di approvazione) e sul PTPR che, con la definizione dei “paesaggi”, di fatto inibisce qualsiasi possibilità di intervento anche il più rispettoso e attento ai valori storico, ambientali, culturali e paesaggistici (proprio oggi, in Regione, è iniziata la discussione degli emendamenti che dovrebbe portare alla approvazione del PTPR).
Si prevede la ricomposizione formale in forma di piazza o di corte dello spazio racchiuso fra gli edifici, compresa la sede della strada attuale, per la quale dovrà essere studiato un tracciato alternativo a monte del Borgo.
La variante generale del PRG del Comune di Bracciano, in cui ricade il Borgo di Vicarello, all’epoca della sua adozione nel 1999 prevedeva una viabilità alternativa che consentisse il recupero del Borgo, passando a monte dell’attuale tracciato.
La variante definitivamente approvata dalla Regione Lazio nel 2009 non contiene più nessuna delle precedenti misure: la variante di tracciato, la zona termale, la zona di recupero. L’intero comprensorio ricade in zona agricola di pregio paesaggistico.
Il Borgo continua ad essere tagliato in due dalla strada circumlacuale, una delle arterie di maggior traffico della zona.
Gli eventuali nuovi fabbricati permessi dagli strumenti di tutela dovrebbero essere localizzati all’interno delle aree indicate dal Piano del Parco e più precisamente a Nord e ad Ovest degli edifici più recenti, in modo da non interferire né con la Corte né con gli edifici di pregio storico, e dovranno avere caratteri tipologici e architettonici affini a quelli preesistenti.
Il progetto dovrebbe inoltre ovviamente prevedere preventive campagne di studio e indagine archeologica sulle aree interessate.
Non possiamo che augurarci che quel piccolo gioiello incastonato sulle sponde del nostro lago possa essere salvato.
Monia Guredda