di Marco Feole
La coppa Volpi al miglior interprete maschile, per Willem Dafoe nel riadattamento cinematografico di Van Gogh, firmato Schnabel a Venezia 75.
Vincent Van Gogh poco ispirato e insofferente ai colori tenui e grigi di Parigi si trasferisce ad Arles, sempre in Francia. A contatto con la sua natura, la permanenza nel sud della Francia non è semplice, complice l’ostilità dei locali verso la sua passione vissuta in maniera quasi malata. Ricoverato in un ospedale psichiatrico, saranno le lettere di Gauguin e le visite di suo fratello a confortarlo.
Non è il primo film su un pittore di Julian Schnabel, dopo Basquiat, porta sullo schermo il suo Van Gogh e la sua passione o quasi necessità di dipingere. Non cerca quasi mai però di entrare dentro il mistero della creazione ma si focalizza molto sul rapporto tra il pittore olandese e Gauguin, in particolare sui loro tanti punti in comune. Per entrambi una vita solcata dal destino, quell’incomprensione che sfocia nell’isolamento. Così distante dal mondo in cui viveva, Vincent Van Gogh esprimeva tutto il suo malessere, tutta la sua disperazione. Schnabel intende mostrare questo, quel mondo in cui Van Gogh viveva, fatto di Arte impressionista, lì dove risiedono esattamente quelle regole di una società che lo respinge.
Dafoe è sublime nell’interpretare un Van Gogh distante e impenetrabile, nel caso si voglia capirne di più del suo carattere, delle sue emozioni. La sua Arte prende vita dal dolore, dal dubbio, per un film quello di Schnabel che forse non afferra appieno il grande artista olandese, ma capisce le ispirazioni che un luogo può trasmettere soltanto vivendolo.
Chiudere un pezzo su un film specifico e consigliarne subito un altro forse non è gratificante per la pellicola in questione. Ma se parliamo di Van Gogh, personalmente credo che il suo migliore e più originale riadattamento cinematografico sia e resta “Loving Vincent”, di un anno prima. Il quale non solo vi consiglio di vede prima possibile se non lo avete ancora fatto, ma anche di ammirarne la stupefacente capacità di vivere Van Goghletteralmente dentro la sua Arte.