29 Dicembre, 2024
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“ROAD TO VENEZIA 76”, SIAMO AL CAPOLINEA

di Marco Feole

Passeggeri, scendere prego, siamo giunti a destinazione.

È stato un viaggio lunghissimo, quasi interminabile. Conoscevamo la nostra meta ma non ancora del tutto quello che ci aspettava nel mentre, quando a metà gennaio partivamo per un viaggio lungo quasi 8 mesi per arrivare qui, finalmente a Venezia 76. Dal 28 agosto fino al 7 settembre, giorno in cui conosceremo il nome del vincitore del prossimo “Leone d’oro”, si svolgerà l’edizione numero 76 della mostra internazionale d’Arte cinematografica di Venezia, una delle più affascianti e importanti del mondo.

Avremo modo con uno speciale pre e post festival per parlarne ovviamente fra qualche giorno, non lo faremo qui e ora. Adesso bisogna solo mettere il punto ad una rubrica che ci ha accompagnato lungo tutto questo tempo, nella quale noi di L’Agone abbiamo creduto, ci ha appassionato, e ha onorato e divertito soprattutto me poterla portare a tutti voi. Spero sia stata di vostro gradimento, che possa aver dato modo di discutere, approfondire, apprezzare, rivalutare o confermare temi e opinioni su tutti i film che abbiamo citato. Un grazie personale a voi, singolarmente, a chiunque ha avuto voglia di seguirci anche in questa lunga corsa, ma anche a chi non ne poteva più come la precedente. Continueremo a tormentarvi!

Una cosa è certa, siamo ormai al capolinea è vero, ma c’è ancora tempo per la tappa finale, per una degna conclusione. Prima di affrontare questo nuovo Festival di Venezia che ci attende, chiudiamo la nostra “Road to…” affidando tutto ad un film che per quanto mi riguarda è una perla assoluta del Cinema italiano recente, un’operazione delicata ma che allo stesso tempo è risultata una delle migliori pellicole dell’anno.

Signore e signori, la nostra chiusura è affidata a:

 

SULLA MIA PELLE

Alessio Cremonini

Venezia 75 nella sezione Orizzonti, forse l’operazione cinematografica più complicata appunto, ma allo stesso tempo una perla di grande Cinema italiano.

È difficile, ma anche interessante e strano quando capita, dire che c’è un gran bel film dietro una brutta storia. È difficile esattamente quanto la scelta di Alessio Cremonini che racconta una delle vicende più discusse dell’Italia contemporanea. E lo fa con un senso della misura e un distacco straordinario. Limitando il tutto al racconto.

L’ultima settimana di vita di Stefano Cucchi, arrestato a Roma dai carabinieri nel 2009 per spaccio, e da lì l’inizio della sua odissea. Cremonini sposta il racconto sulla famiglia e la loro denuncia, quella di un pestaggio delle forze dell’ordine come causa principale della morte del detenuto, in quel momento affidato invece alla loro custodia.

Un film violento non in quello che vedi, ma in quello che senti, perché anche se non mostra direttamente la violenza ce ne fa capire ben chiaramente le conseguenze. Alessandro Borghi è bravo, bravissimo, a fare su di sé un lavoro fisico e mentale da grande attore. Ma se c’è una cosa incredibile in questo film è che Alessio Cremonini alla regia è ancor più bravo di lui. Sceglie di raccontare un film senza fare di Cucchi un santo, anzi, illustrandone le debolezze e le contraddizioni, oltre le sue discutibili abitudini di vita. Cucchi quasi acconsente a quella odissea vissuta sulla sua pelle, minimizza senza alzare la voce, senza voler risultare simpatico alle autorità, e il film si interroga anche su questo.

Cremonini mostra un protagonista e molti non protagonisti. Mille volti non definiti ma tutti protagonisti di quello che sarà poi il tragico destino per l’unico volto davvero significativo e che ti resterà impresso nella mente. E tutto questo Cinematograficamente parlando come approccio è molto interessante. Molto!

Borghi si prende giustamente i suoi meriti, ma ogni interprete merita una nota speciale. Da Max Tortora a Jasmine Trinca, passando secondo me da una Milvia Marigliano straordinaria!

Era un’operazione complicata da mettere in scena, ma Alessio Cremonini riesce davvero in un miracolo. E in tutto quello che poteva e doveva essere un film cosi, nella sua misura, si sfiora la perfezione. Un autentico miracolo del Cinema italiano.

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