Non vi è dubbio che l’intero mondo stia attraversando un periodo, piuttosto lungo, di crisi sia culturale che economica.
Cultura: il linguaggio utilizzato anche dai maggiori esponenti dei governi o responsabili di importanti Enti. Ormai il gergo comune è l’insulto immediato a coloro che non sono dell’opinione, oppure che non rispondono a domande precise che possono minimamente inficiare il potere ottenuto da votazione e da un presunto consenso popolare.
Non ci si scandalizza più se l’inno nazionale venga dileggiato e cantato da cubiste semi nude. E’ ovvio, che tali manifestazioni siano il frutto di esperti della comunicazione e non frutto di improvvisazioni: ciò denota come l’incultura sia fondamentale a supportare un percorso ben delineato, ossia il popolo deve essere educato o meglio diseducato, affinchè che ci sia un deus ex machina che pensi per tutti. Ricordiamoci che tutte le dittature, nessuna esclusa, hanno sempre visto nella cultura un ostacolo al proprio regime: i roghi dei libri, il controllo e il depauperamento dei programmi scolastici ne sono un triste esempio. La presenza del Ministro degli Interni, all’evento sopra ricordato, è la testimonianza di come venga gestita e intrapresa questa subdola operazione di “avvicinamento al popolo” in modo che possa far guadagnare consensi.
Economia e Lavoro: la globalizzazione, invocata da più parti come l’unico e sicuro rimedio ad una maggiore giustizia sociale ha nel giro di pochi anni, come qualche sincero ricercatore aveva previsto, aumentato il divario tra popoli ricchi e popoli poveri. Tutti gli appelli a che vengano analizzati i fenomeni delle immigrazioni, cambiamenti climatici, guerre, impoverimento delle risorse della terra, sono caduti nel nulla e non vengono ascoltati o peggio ancora si dileggia e si insulta chi accenna a dire qualcosa: vedi Greta Thunberg. Non ci si cura minimamente di prendere in considerazione seria qualunque critica che venga da settori ambientalisti o religiosi, vedi appelli continui del Papa.
Migrazioni: nessuno vuole analizzare veramente le cause del perché migliaia se non milioni di persone rischiando la vita si spostano. Le guerre fanno comodo a tutto il mondo civile, in maniera tale che le industrie guadagnino sulla vendita di armi sempre più sofisticate e l’unica giustificazione è: “se non le vendiamo noi le vendono altri”; ambiente, oggi gli USA autorizzano nuovi pozzi petroliferi in zone di grande interesse ambientale in Alaska, foreste che scompaiono, variazioni climatiche che imporranno l’allontanamento o l’abbandono delle coste da parte di circa 25 milioni di persone.
La crisi del governo degli ultimi giorni è la naturale conseguenza dei due aspetti sopra citati: in primis, si potrebbe dire che tagliare il numero dei parlamentari è giusto in una logica che prevede il Parlamento svuotato regolarmente delle sue funzioni, sarebbe più economico che le leggi e quant’altro vengano discusse e approvate nei vari Porta a Porta. E’ da tempo che si assiste a continui dibattiti in trasmissioni radio-televisive con linguaggio da bar, coronati da insulti reciproci e non risposte.
La presidente del Senato dopo l’approvazione dell’impegno per il prosieguo del progetto TAV, come veggente, augura le buone ferie a tutti i parlamentari e con testuali parole vi saluto ora perché come a scuola appena suonerà la campanella tutti andranno via, ma sempre fuori dall’aula a tarda sera in un comizio viene dichiarata aperta la crisi. Domanda lecita: non era più sensato e onesto dirlo in aula? Come si deduce non vi è il minimo senso dello Stato.
Vengono recepite dal popolo le reali cause di questa crisi? Si ha forse paura della responsabilità di affrontare una manovra finanziaria che dovrà prevedere gli accordi faticosamente presi con l’Europa, l’eventuale aumento dell’Iva, un piano di sviluppo per creare reali posti di lavoro combattendo l’esodo dei nostri giovani, e tanti altri problemi lasciati in uno sconfinato limbo.
Qualunque sia il prossimo Governo, tutti questi problemi irrisolti saranno una palla di piombo poiché troppo tempo è trascorso facendo finta di niente: sono misure non idonee i vari redditi di cittadinanza, creazione di “navigator”, etc senza un piano serio di sviluppo industriale. E’ da anni che non si assiste a un piano governativo indicante linee di ricerca e sviluppo, si ondeggia tra un provvedimento tampone e un altro, ma senza una precisa meta. E’ inutile una defiscalizzazione alle industrie o al settore del commercio, se poi non vi è un impegno a un piano coerente d’investimenti almeno a 5 anni, e nel contempo un vero impegno a combattere l’evasione: in questo almeno siamo tra i primi in Europa ad avere un nero da far paura.
Ogni anno l’Istat fornisce dati che dovrebbero impensierire e indurre i nostri governanti e amministrazioni locali a prendere seri provvedimenti: non è possibile che molti commercianti, operatori del terziario o liberi professionisti possano dichiarare redditi inferiori o ai propri dipendenti o a normali lavoratori a reddito fisso.
Tutto il settore scuola, ricerca, assistenza ai più deboli, bambini e anziani, non è considerato. Si vuole ancora una volta attraverso una serie di leggine aumentare il divario Nord/Sud anche sfidando la Costituzione, vedi la regionalizzazione delle risorse economiche.
Il quadro delle problematiche esposte è sicuramente negativo, ma ciò che più sconcerta è l’indifferenza in cui l’intero pianeta sta precipitando.
A livello regionale assistiamo a un continuo declassamento del Lazio: trasporti, servizi (acqua, raccolta rifiuti) sono tali da allontanare anche il turismo, Roma vanta il triste primato di avere un turismo mordi e fuggi, permanenza media 2,8 giorni, i dati parlano da soli!
Speriamo solo che il prossimo Governo tenga in conto l’esigenza di una maggiore equità, del rispetto delle minoranze e soprattutto abbia una capacità di avere una visione più lunga del proprio naso anteponendo i bisogni del popolo a quelli di pochi.
Il nostro obiettivo è di continuare ad essere una Nazione seria e costruttiva, un sistema organizzato e produttivo, pieno ricerca, innovazione, di saperi e cultura.
Si deve contribuire al superamento della frammentazione: è tempo di mettere da parte divisioni e privilegi per progettare insieme il domani e dare opportunità concrete alle generazioni future.
Siamo convinti che nulla sia compromesso definitivamente e che serva un coinvolgimento dell’intera comunità per aprire una stagione di risanamento e promuovere nuove prospettive di rilancio e di sviluppo.
La recente celebrazione per il XXVI Anniversario de’ “L’agone” è stata un’occasione per offrire un fattivo contributo di proposte e d’idee che considerino la diversità come una ricchezza, il confronto e la convergenza come l’obiettivo da raggiungere per dare una soluzione ai problemi invece che continuare a negarli o a nasconderli.
Caratteristiche per la realizzazione di un simile progetto sono: onestà intellettuale, spirito costruttivo e unitario, fermezza e combattività per raggiungere gli obiettivi.
In poche parole, la voglia di fare sistema, di mettersi in gioco con il solo fine di migliorare la qualità della vita della nostra comunità.
E’ evidente che tutto questo non si realizzerà da solo e in tempi brevi.
Dobbiamo esserne consapevoli e dotarci di perseveranza e pazienza.
L’Italia è ferita dalla crisi economica e resa ancora più fragile dal degrado del sistema politico.
Le difficoltà oggettive, la carenza di una cultura della condivisione, la parzialità dell’informazione oltre all’apparente assenza di prospettive ha portato moltissime persone ad essere stanche e disilluse, fino a smarrire la fiducia nel futuro.
Eppure, se sapremo far leva sulle energie e sulle passioni ancora presenti non mancheranno le potenzialità per voltare pagina e ricostruire un nuovo processo di crescita e di benessere sociale sia in Italia che in Europa. Con questa consapevolezza, la classe dirigente deve saper offrire il contributo d’idee, cercando di non disperdere ancora una volta tempo e risorse.
In questo contesto servirà una particolare attenzione agli strumenti dell’informazione, che dovranno essere sostenuti e valorizzati se non vorremo che restino assopiti e silenti di fronte alle responsabilità e alle decisioni che ci dovranno vedere tutti coinvolti e partecipi.
Finchè non riusciremo a farlo, oppure come ci auguriamo, sarà nostro preciso impegno incalzare il Governo e tutte le Amministrazioni a scelte razionali, coerenti e utili per l’intera collettività.
Alle persone che hanno a cuore l’Italia e l’Europa, compete l’onere di costruire un sistema di collegamento fra i cittadini, favorendo il fluire delle prospettive economiche e di sviluppo, ridando certezza e respiro con il lavoro a tutti noi.
Giovanni Furgiuele
Presidente CdA
L’agone nuovo