Oggi, 27 gennaio ricorre il “Giorno della memoria” una giornata dedicata alla commemorazione delle vittime dell’Olocausto.
Il 27 gennaio del 1945 le truppe sovietiche arrivarono per prime, alla scoperta del campo di concentramento di Auschwitz, liberandone i superstiti, le cui testimonianze rivelarono per la prima volta al mondo, l’orrore del genocidio nazifascista.
L’apertura dei cancelli di Auschwitz, mostrò al mondo intero non solo i fatti e la tragedia, ma anche gli oggetti di tortura e di annientamento utilizzati in quel lager e diventando così, il luogo simbolo della discriminazione e delle sofferenze di chi è stato internato solo perché ebreo, zingaro, omosessuale o anche, semplicemente, perché si trattava di una persona con idee politiche diverse, rivoluzionarie rispetto a quelle di chi era al potere.
La Giornata della Memoria non serve solo a commemorare quei milioni di persone uccise crudelmente e senza nessuna pietà ormai quasi 80 anni fa. Serve a ricordare che ogni giorno esistono tante piccole discriminazioni verso chi ci sembra diverso da noi. Spesso noi stessi ne siamo gli autori, senza rendercene conto.
La Giornata della Memoria ci ricorda che verso queste discriminazioni non alziamo mai abbastanza la voce e che spesso, per comodità e opportunismo, ci nascondiamo in quella che gli storici chiamano la zona grigia.
Si tratta di una zona della mente e del nostro comportamento, a metà tra il bianco e il nero, tra l’innocenza e la colpevolezza. In questa zona ad avere la meglio, alla fine, è l’indifferenza per chi viene isolato e non accettato. Per evitare che una tragedia come quella dell’Olocausto si ripeta occorre ricordare e soprattutto capire. Uno strumento importante per farlo è quello di ascoltare la viva voce dei testimoni e di chi è stato direttamente coinvolto negli avvenimenti. Perché “quelli che non ricordano il passato sono condannati a ripeterlo.”
- “Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre.”
(Primo Levi, Se questo è un uomo)
Erica Trucchia