Il romanzo narra le vicende di una
donna fuori dalle righe, una donna che ha cavalcato due secoli “in arcione”, che tutto ha avuto e tutto ha perso:una delle interpreti del nostro Risorgimento. Ormai vecchia accarezza un gatto che ha una macchia bianca sulla gola.
Così se la immagina una giovane ragazza in cerca di lavoro che si arrabatta acquistanto oggetti antichi o pseudo tali e rivendendoli ai mercatini. Chiamata per svuotare una antica casa, fra le tante cose trova un vecchio baule.Lì per lì se ne dimentica, tutta presa com’è dalle vendite di Natale, poi ha un flash, un ricordo di qualcosa di incompiuto e ,con una tronchese,porta a termine quello che era rimasto a metà forzando la serratura della cassa : all’interno lettere e diari scritti con pennino e calamaio. Gongola pensando al profitto che può trarne ma … comincia a leggere.
La contessina Maria nasce in un giorno imprecisato del 1830 a Torino; padre il conte Carlo di Salasco, alle strette dipendenze del re Carlo Alberto, e madre la contessa Marianna Pallavicino delle Frabose, presa più che dalle attenzioni verso i figli dalla cura delle sue tenute, in special modo delle vigne e dalla produzione del suo Barolo. Che la primogenita sia una femmina non rincuora certo i genitori, sposati per accordi fra le famiglie, come era allora in uso. Siamo in pieno romanticismo, parola che cela passioni e atteggiamenti a dir poco pruriginosi. Maria cresce libera e audace, leggerà tutti i libri sull’ arte della guerra presenti nella biblioteca del padre e sarà il giovane fattore a darle i primi ragguagli sull’amore. Torino sonnecchia, Milano è già la città della moda, Parigi è aperta al mondo. Qui è mandata la giovane a studiare ospite di una zia. Frequenta i salotti più famosi e conosce Geoge Sand, la cotoletta Dumas, Montmartre, il can can e scoprirà che un uomo può anche non aver nessun desiderio per una donna, che altresì può averlo per ambedue i sessi e che all’interno di una carrozza può nascondersi un’alcova. Lasciata la Francia continuerà gli studi a Londra dove si impatterà con la nebbia, l’umidità dei canali , la regina Vittoria in abito da sposa bianco , con Mazzini e il visconte di Tocqueville e avrà un incontro particolare con il giovane Manara. Proprio Mazzini, sapendo che lei non sarà controllata alle frontiere, le consegnerà un messaggio per i patrioti milanesi. Gli avvenimenti incalzano e viene richiamata a casa. E’ il 1848.
Approfittando dell’assenza dei genitori, pagando il silenzio della governante, accompagnata da Giovanni, il giovane figlio del fattore, parte per Milano dove primeggerà sulle barricate. Qui vede l’uomo che sarà il suo primo grande amore e che diventerà suo marito: monta con destrezza un baio, è bello, valoroso e la sua zoppìa ne accresce il fascino.
Lo rivedrà in seguito quando il padre invita lei e la madre ad andare a trovarlo sul campo di battaglia della prima guerra di indipendenza. L’entusiasmo di Maria è alla stelle e non capisce come le giovani della sua età possano infervorarsi per balli, feste e matrimoni quando “in ballo” c’è una guerra. Nell’attesa della partenza il pittore Carlo Bossoli la ritrae ma, solo dopo aver avuto con lei un amplesso, riesce a dare vitalità al dipinto ed è la stessa contessa madre a congratularsi con l’artista per la sua maestria.
L’uomo che Maria ha visto sulle barricare ora ha un nome, è il conte Enrico Martini Giovio della Torre. E’ vedovo e senza nessuna intenzione di risposarsi. Cambierà idea . Proprio una di quella sere che Maria sta dolcemente sperimentando i piaceri della sua vagina il conte le fa la sorpresa di una serenata.
All’inizio il loro amore è sfrenato, sono assidui frequentatori del bel mondo e non badano a spendere ; la contessa , per la sua bellezza, viene paragonata alla Castiglione. A rovinare tutto arriva una gravidanza indesiderata: Maria non farà mai la madre, la bimba, Virginia, crescerà con la zia e con il padre che continuerà a “far da stallone a nobildonne e mignotte” ancora per parecchio tempo, perdendo il suo patrimonio.
Amareggiata per questo amore naufragato pensa di poter trovare sollievo in seno alla sua famiglia : crudele delusione. Il padre, visti vani i tentativi per farla riunire al marito e alla figlia, la farà rinchiudere in convento. La donna , dopo un primo momento di smarrimento, riacquista animo facendo conoscere i piaceri dell’amore saffico a una giovane suorina e , con il suo aiuto e la complicità di Giovanni , metterà in scacco la madre superiora riuscendo a scappare fino a Londra.
Qui, il 10 maggio 1854, farà l’incontro che cambierà ancora una volta la sua vita, quello con Giuseppe Garibaldi di cui diventerà l’amante.
Nel frattempo conosce Florence Nigtingale e frequenta uno dei suoi corsi per infermiera, la segue in Crimea. Un emiro –spia la fa rapire e chiede un riscatto a Cavour per liberarla. La prigionia e’ dorata, l’emiro sembra aver piacere della sua compagnia. Non si sa bene se il riscatto sia stato pagato , fatto sta che Maria tornerà libera.
A questo punto non le resta altro da fare che partecipare alla spedizione dei Mille. Prima lo farà come infermiera ma, non soddisfatta , indosserà abiti da uomo e scenderà in campo a combattere spronando l’esercito meridionale e ottenendo una decorazione. A Milazzo amerà per l’ultima volta il suo Generale, continueranno a scriversi a lungo.
Torna a Torino,luogo pullulante di spie come del resto ogni parte d’Europa. Viene a sapere che si trama per eliminare il conte di Cavour ed è lei, com astuzia e abilità,, decifrando un messaggio criptato, che riuscirà a sventare l’attentato.
Nel 1861 viene proclamato il regno d’Italia.
Ancora non sazia di avventure si arruolerà come personale sulle ambulanze dell’armata dei Vosgi. Incontra il suo Generale ormai invecchiato, sarà l’ultima volta, che le regalerà un cucciolo: Quarto.
Sarà proprio l’affetto degli animali ad accompagnarla nei suoi ultimi anni.
Da qui la grafia dei diari diventa tremolante e di difficile comprensione. Maria sarà a Londra sotto falso nome, sarà processata per truffa e per atti contrari all’igiene pubblica ( si circonda di cani, gatti e caprette ). Si libererà della sua cameriera, che non ha a cuore la sorte dellle sue amate bestie, senza pensarci troppo, poi la sua storia sfuma in riccioli e volute su pagine ingiallite.
E’ a questo punto che Il gatto Pelù scende dal grembo della giovane venditrice di oggetti e, strusciandosi sui suoi piedi, mette in bella mostra la macchia bianca che ha sulla gola.