Caro Direttore, cari Lettori,
vorrei con questo piccolo contributo, ricordare le persone vicine a noi che soffrono. Spesso persone invisibili, perché della sofferenza mentale non si parla, la sofferenza mentale non si racconta, rimane nel profondo e si fa di tutto perché non emerga e non si veda. Non è un’operazione di appendicite o un intervento ad una gamba, dove tutti i particolari possono essere raccontati e magari condivisi.
In questo periodo, in cui siamo confinati nelle nostre abitazioni, per il Covid19 o Coronavirus, tutti noi abbiamo ansie ed angosce per la nostra salute, per la salute dei nostri cari, per i problemi economici, per l’incertezza del domani e ci chiediamo quando torneremo alla normalità.
Ma ci sono persone che ancor prima di questo evento, avevano già problemi di ansia, magari scatenati da stress lavorativo o da problematiche familiari, o da altri eventi di vita. Ma l’ansia non sempre segue delle regole e a volte compare per motivi giusti e poi non va più via ed altre volte compare in modo apparentemente misterioso e bisogna portarsela appresso come una vecchia borsa rotta e pesante di cui non ci si può disfare.
Queste persone si trovavano, perciò, in una condizione di disagio ancor prima di questo periodo. Parole come agorafobia, claustrofobia, insonnia, depressione, tachicardia, e così via, definiscono tutte una problematica precisa. Avere un terapeuta di riferimento, psichiatra o psicologo, è importante, poiché là dove non è possibile recarsi a visita, si può avere un contatto telefonico che comunque aiuta.
Ma ciascuno di noi, specie ora che siamo confinati nelle nostre abitazioni, deve guardarsi intorno e cercare di capire se chi ci sta vicino soffre e non parla per pudore, per non far trapelare la propria sofferenza. Un piccolo atto di gentilezza o una parola, sempre nel rispetto delle regole imposte per la salute di tutti, possono rendere migliore la giornata per queste persone, e forse un po’ anche la nostra.
Più complessa è la situazione di chi ha in casa un familiare con problematiche psichiatriche. L’impossibilità di uscire, di fare una passeggiata è per queste persone un limite a volte impossibile da rispettare. E spesso violano le regole di cui non comprendono e di cui non interessa la motivazione. Situazioni che creano nella famiglia gravi disagi e sofferenze e che hanno necessità di operatori specializzati. Ma nulla ci vieta, con attenzione e rispetto, di essere vicini, per quanto possibile, a queste persone e a queste famiglie. Possono aver bisogno di un acquisto al supermercato o in farmaciaì: essere disponibili a fare qualche piccola cosa può aiutare a non sentirsi soli.
Siamo tutti in una situazione di sofferenza, ma rendersi conto che intorno a noi ci sono persone che soffrono da sempre e che ora sono in grande difficoltà, ci pone in una condizione emotiva di crescita e di superamento dei piccoli problemi quotidiani per i quali spesso ci affanniamo inutilmente.
Dianella Viola