5 Novembre, 2024
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ANDIAMO OLTRE TRA INFORMAZIONI STATISTICHE ED  “EMOZIONALI”

ANDIAMO OLTRE TRA INFORMAZIONI STATISTICHE ED  “EMOZIONALI”.  

A cura della Dottoressa Rosaria Giagu psicologa e psiconcologa

In questi giorni c’è una gran confusione e diverse opinioni rispetto all’attendibilità dei dati che vengono aggiornati dalla Protezione Civile; c’è grande preoccupazione ma anche una naturale quanto inconsapevole tendenza a leggerli nella maniera più impressionante possibile e questo non credo sia d’aiuto. Questi giorni di quarantena mi hanno stimolato a riprendere confidenza con uno dei miei primi amori universitari, la psicometria: non sono una esperta in statistica per cui mi limiterò a riportare alcune riflessioni nate sulla base di questa piccola competenza acquisita durante la formazione accademica, che come tutti i grandi amori è stata oggetto di una relazione molto turbolenta e piena di momenti di grande crisi rispetto alla valenza e al significato che “i dati” potevano portare nella vita reale, come succede in questo particolare momento.

I dati che vengono pubblicati ora rispetto all’andamento della pandemia, in realtà in statistica sono definiti “apparenti” in quanto soggetti a margine di errore significativo in termini di stima; dal dato apparente si può indubbiamente attraverso delle operazioni arrivare a quelli che vengono chiamati dati “plausibili”, ossia dati che sembrano avere una maggiore probabilità di avvicinarsi alla realtà. Le correlazioni tra dati danno dei coefficienti che risultano essere indicatori validi sull’andamento globale del fenomeno. 

Questa premessa è necessaria per indurci a fare una riflessione rispetto a dove e come vogliamo stare in questo particolare momento, perché a seconda di come noi vediamo le cose operiamo delle scelte che indubbiamente attivano stati emozionali che in questo momento giocano un ruolo primario sull’utilizzo delle nostre risorse. Partiamo da una prima distinzione tra verità e realtà: ognuno ha un proprio modo di vedere le cose e dunque una propria realtà nell’interpretare un qualcosa di oggettivo; nel nostro caso, il dato oggettivo è rappresentato dalla pandemia, come la viviamo è il dato soggettivo ossia la nostra realtà. Cosa vogliamo vedere di questa esperienza che stiamo vivendo?  Solo i vantaggi? O solo gli aspetti poco confortanti? E se provassimo ad avere una visione globale? Qualcosa che va oltre il dato “apparente”, e che ci guida nel regno delle possibilità dove possiamo sempre scegliere come stare, anche nelle situazioni più scomode, crescendo insieme. Ricordiamoci che il contagio più pericoloso non è quello del virus ma quello emotivo: sorridiamo gente, contagiamoci di amore e con-passione che possiamo ora riscoprire nella preziosità di piccoli gesti che forse davamo per scontati; questo potrebbe essere una dato “plausibile”, ossia una possibilità reale se condivisa e sentita come vera, dipende solo da tutti noi. 

 

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