Riceviamo e pubblichiamo.
“Ad ogni livello si sta discutendo sui tempi e sul da farsi per assicurare la ripresa dell’economia nell’assoluto rispetto delle misure di sicurezza.
Dalle dichiarazioni in ordine sparso che talvolta palesano il forte tress degli amministratori ,dai presidenti di regione in giù, emerge con maggiore evidenza la necessità di una soluzione condivisa sul quando e come riaprire e ripartire.
Il clima di incertezza che sta bloccando ogni possibile iniziativa deve essere superato.
Per farlo occorre delineare una visione concordata con le regioni e le istituzioni interessate al fine di evitare fughe in avanti e arroccamenti che non aiutano a superare la crisi.
Per quanto ci riguarda più da vicino ,provo nuovamente a sollecitare l’istituzione di tavoli di lavoro nei quali trattare le tematiche maggiormente attinenti alle principali priorità del nostro territorio.
Con ogni probabilità la nostra comunità dovrà adeguarsi a nuove forme di lavoro, di utilizzazione dei trasporti ,di esercizio commerciale,di offerta turistica,sistema di apprendimento e attività culturali.
Per ottenere i migliori risultati non si può ,a mio parere, prescindere dal confronto e la collaborazione dei rappresentanti delle categorie aventi causa e dal supporto del consiglio comunale.
Spirito di collaborazione che talvolta non si coglie in alcune dichiarazioni apparse sui media locali.
A tale proposito corre l’obbligo fare riferimento a quanto affermato dal coordinatore ufficio di piano distretto RM4.3 dottoressa Simona Di Paolo in merito alle misure di sicurezza adottate presso la Casa Famiglia.
La Di paolo ha affermato che le” rimostranze” riportate nel mio articolo sarebbero “inadeguate e inesatte”.
Non oso mettere in dubbio la buona fede della Di Paolo nel fare tali affermazioni ma è del tutto evidente che non ha avuto accesso agli atti( mia pec del 16 marzo 2020,pec del Comune del 17 marzo 2020 e mia pec del 18 marzo 2020) e non ha letto la lettera aperta indirizzata al Sindaco e al Direttore della Asl Roma4 riguardante l’emergenza Covid 19.
Sono consapevole che i suoi pressanti impegni non le hanno dato il tempo di leggere la lettera aperta dove si chiedeva tra l’altro,già all’insorgere dell’emergenza, l’utilizzo dei tamponi, la realizzazione di una sala di terapia intensiva e successivamente Il montaggio di una”tenda triage”.
Ritengo curioso definire”rimostranze” l’avere chiesto ,come correttamente ricordato dalla Di Paolo, di verificare l’osservanza delle misure di sicurezza all’interno della casa famiglia.
Possono definirsi “rimostranze” le richiesta di verifica delle condizioni igieniche e di sicurezza a fronte del massacro avvenuto in molte strutture che ospitano a vario titolo persone anziane costrette alla convivenza?
A seguito della mia ulteriore richiesta, la responsabile della gestione,che in primo momento aveva affermato il non doversi applicare in quel tipo di struttura le misure previste dall’apposito decreto, ha provveduto a istituire due turni per la consumazione dei pasti e a dotare le operatrici dei previsti presidi sanitari. Nell’articolo della Di Paolo si fa cenno ad un eventuale confronto,
Personalmente riterrei altamente auspicabile un confronto a titolo di collaborazione,anche perché penso ,per quanto sia a mia conoscenza, di essere stato l’unico tra gli amministratori a visitare nel tempo la casa famiglia.
Questo episodio testimonia ancora una volta la necessità di ascolto e della auspicabile collaborazione da parte di tutti.
Donato Mauro”