13 Novembre, 2024
spot_imgspot_img

25 Aprile: Come il Cinema italiano ha raccontato la storia

di Marco Feole

Fu un 25 aprile di 75 anni fa a cambiare per sempre la storia del nostro Paese e su questo la memoria deve rimanere viva. Uno degli strumenti più efficaci ad aiutarci in questo negli anni è stato sicuramente il Cinema, che sin dal primo dopoguerra non ha smesso di raccontare storie.

“Era un’immensa arena bruciata dal sole e battuta dai venti. Una non piazza in realtà, ma un semplice spazio per permettere al cielo di giocare con la terra”.

Roberto Rossellini, maestro del neorealismo del Cinema Italiano, descriveva cosi, la “piazza” principale di Ladispoli, quella piazza che dal 2006 porta proprio il suo nome, anno in cui si celebrò il centesimo anno di nascita del regista. Una città in cui Rossellini non solo girò i suoi primi cortometraggi, ma i successivi film che lo resero famoso, e in cui visse per diversi anni, sin dall’infanzia, ma anche più tardi, un territorio che lui amava profondamente, e che inevitabilmente mantiene ancora oggi un legame profondo con il Cinema.

Quella stessa città che fu la prima, come si racconta, a mostrare una pietra miliare della cinematografia, quel “Roma città aperta” che torna in risalto proprio in una giornata come questa, manifesto del neorealismo, proiettato per “pochi amici” da Rossellini che non era ancora convinto di farlo uscire nelle sale. Così chiamò il suo amico Moretti, proprietario dell’unico Cinema di Ladispoli, e proiettò il film a un piccolo ristretto gruppo di amici, tra cui la Magnani, Amidei e Aldo Fabrizi, un ricordo romantico che ci teniamo stretti, considerata la risonanza mondiale che poi ebbe il film.

“Roma città aperta” appunto. La corsa di Anna Magnani, quel braccio alzato, la voce che grida “Francesco!” e il corpo che cade sotto i colpi dei fucili nazisti sotto gli occhi del figlio. La sequenza che ha dato vita al Neorealismo, partorendo il racconto della Resistenza sul grande schermo. Girato nell’inverno del 1945, un atto di forza e coraggio nella Roma accerchiata da una guerra terribile. Ma “Roma città aperta” di Roberto Rossellini, non è sicuramente l’unico film da ricordare.

Allora come non citare “Una vita difficile” di Dino Risi del 1961, la commedia italiana fatta di storie che coprono un arco di tempo lungo che raccontano l’Italia in quella straordinaria pagina per il Cinema che è stato il dopoguerra. Il personaggio interpretato da Alberto Sordi, ha avuto la sua formazione come partigiano, da quella esperienza è nato il suo desiderio di lottare contro le ingiustizie e i soprusi.

Se si dice Dino Risi il collegamento con Scola è immediato. Un altro Maestro del nostro Cinema che nel 1974 gira “C’eravamo tanto amati”. L’amicizia tra Antonio, Gianni e Nicola alias Nino Manfredi, Vittorio Gassman e Stefano Satta Flores nasce proprio nel contesto della Resistenza, tre partigiani che diventano amici, ma le cui strade si divideranno. Il film ripercorre trent’anni di storia italiana dal 1945 al 1975, narrando quei valori che hanno unito l’Italia in quel momento così critico per il nostro Paese.

Ultimo ma non meno importante, “Achtung! Banditi!” di Carlo Lizzani del 1951, chiude questo mio breve, troppo breve elenco. Film d’esordio di Carlo Lizzani, realizzato grazie alla sottoscrizione di azioni da 500 lire, una sorta di crowdfunding tanto di moda oggi. Con il futuro regista Giuliano Montaldo che racconta la lotta fianco a fianco di partigiani e operai. Mentre un gruppo di partigiani tenta di procurarsi armi in una fabbrica, i tedeschi vogliono smantellare i macchinari per portarli in Germania, sarà una forma di resistenza anche quella contro i soldati tedeschi.

Erano davvero solo alcune delle pellicole dei grandi Maestri del nostro Cinema, grazie alle quali la storia del nostro paese è rimasta viva. La memoria, è rimasta viva.

Lo so fa strano parlare di liberazione nel contesto in cui viviamo oggi. Costretti alla reclusione casalinga in un periodo storico difficile per il nostro paese. La memoria si, sarà fondamentale anche ora. Ma non è un caso forse, perché come siamo stati capaci di ripartire in quel dopoguerra, nel Cinema come nella vita, siamo pronti a farlo di nuovo. Perché non siamo solo un paese, siamo l’Italia.

Ultimi articoli