17 Luglio, 2024
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Coronavirus, Zagaria scarcerato: la mente economica dei Casalesi ai domiciliari per motivi di salute. Il giudice: “Rischia il contagio.

(Il Fatto Quotidiano) – A causa dell’emergenza coronavirus pure la mente economica del clan dei Casalesi tornerà dalla sua famiglia. Il tribunale di Sassari ha concesso gli arresti domiciliari a Pasquale Zagaria, fratello di don Michele, uno dei capi del clan di Casal di Principe. Li sconterà a casa della moglie, a Pontevico, in provincia di Brescia, una delle zone più colpite dall’epidemia. È lì che Zagaria potrà andare a curarsi, proteggendosi dal contagio. Almeno per i prossimi cinque mesi, fino al 22 settembre, visto che il beneficio degli arresti casalinghi è stato concesso a tempo. “Appare decisivo, infatti, sapere gli esiti degli approfondimenti diagnostici per capire l’evoluzione della patologia e le possibili cure”, scrive il giudice Riccardo De Vito, in un provvedimento lungo otto pagine, molto dettagliato. A uscire dal carcere, infatti, non è un detenuto qualcunque, ma un boss importante, detenuto in regime di 41bis, il carcere duro. La scarcerazione sarà oggetto di approfondimento da parte del ministero della Giustizia. Da via Arenula fanno sapere al fattoquotidiano.it di aver attivato l’Ispettorato. E soprattutto di aver ordinato verifiche anche al Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria.

I motivi della scarcerazione del boss – Anche per questo motivo è il caso di chiarire subito che la scarcerazione di Zagaria nulla ha a che fare con le leggi speciali varate dal governo per combattere il contagio nei penitenziari. Norme che – come chiarito più volte – escludono i detenuti mafiosi dal beneficio degli arresti casalinghi. Nel caso di Zagaria i domiciliari sono stati concessi per tre motivi, tutti collegati tra loro. Il primo: ha bisogno di cure che a causa dell’emergenza non gli possono essere somministrate nel carcere in cui è recluso e neanche nell’ospedale più vicino, a Sassari, trasformato dalla Regione Sardegna in un centro Covid. Il secondo: ha una patologia che lo espone maggiormente al rischio contagio del virus. Il terzo: non è stato possibile capire se può sottoporsi alle terapie richieste in altre strutture carcerarie. Il motivo? Il Dipartimento amministrazione penitenziaria non ha mai risposto al giudice di sorveglianza. In serata proprio il Dap comunica che Il Tribunale di Sorveglianza di Sassari è stato costantemente informato delle attività degli uffici dell’Amministrazione Penitenziaria per trovare a Pasquale Zagaria una collocazione compatibile col suo stato di salute. Tutti i passaggi che si stavano compiendo sono stati oggetto di comunicazione al Tribunale di Sorveglianza, con almeno tre messaggi di posta elettronica, ultimo dei quali risalente allo scorso 23 aprile, sostiene il Dipartimento. Dal Dap “non è giunta risposta alcuna“, scrive invece il giudice nel provvedimento firmato proprio lo stesso giorno, il 23 aprile. Un vero e proprio cortocircuito che ha contribuito a far ottenere i domiciliari a Zagaria.

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