16 Luglio, 2024
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Coronavirus, il rebus del nuovo decreto: chi sono i congiunti che è possibile vedere?

Basta la lettura dell’articolo 1 del nuovo Decreto del presidente del Consiglio dei ministri che
entrerà in vigore il 4 maggio e che regolerà la vita degli italiani per le successive due settimane
per sollevare alcuni interrogativi di non semplice risposta. E su tutti: chi sono i “congiunti” che
dalla prossima settimana sarà possibile andare a visitare, indossando la mascherina e
mantenendo la distanza di almeno un metro? E poi ancora: chiaro il divieto di spostarsi da una
regione all’altra, è possibile o no spostarsi nelle seconde case se queste si trovano all’interno
della stessa regione? E le mascherine? Cosa si intende esattamente per “luoghi confinati aperti
al pubblico” in cui è obbligatorio indossarle?

Le visite ai congiunti
È una delle principali novità introdotte dal decreto. Da lunedi prossimo – si legge nel decreto,
articolo 1 comma a – saranno considerati “necessari gli spoostamenti per incontrare congiunti
purché venga rispettato il divieto di assembramento e il distanziamento interpersonale di almeno
un metro e vengano utilizzate protezioni delle vie respiratorie”.
Ma che si intende per congiunti? Fino a che grado di parentela si può estendere il termine?
Sicuramente i genitori, i figli, le sorelle, i fratelli, dunque i familiari di primo grado? Ma possiamo
estendere anche a nonni, nipoti, zii, cugini? E soprattutto: i compagni, i conviventi non legati da
alcuna unione civile? Forse sì stando alle parole utilizzate ieri dal premier Conte durante la
conferenza stampa quando ha parlato di “famiglie rimaste troppo a lungo divise dal lockdown”.
Certo è che è necessario un chiarimento interpretativo del governo per non creare confusione
anche perché, essendo ancora in vigore l’autocertificazione e dunque i controlli sugli spostamenti,
ogni cittadino deve sapere con certezza cosa può fare e cosa no e dunque chi può andare a
trovare e chi no.

Il ritorno a casa
È anche vero, però, che il nuovo decreto specifica che “è in ogni caso consentito il rientro presso
il proprio domicilio, abitazione o residenza”. Un permesso che c’era nei primi decreti e che è
stato negato da quando è intervenuto il lockdown totale che aveva disposto il divieto assoluto di
spostarsi dal luogo in cui ci si trova in qualsiasi altro Comune. E che ha costretto da un mese e
mezzo a rimanere lontano da casa tutti quegli studenti o lavoratori che svolgono le loro attività
altrove. Adesso, invece, è stata reintrodotta questa possibilità del ritorno a casa, anche per gli
italiani all’estero che dovranno comunque osservare un periodo di quarantena di 14 giorni.

Le seconde case
Era uno dei punti più attesi del nuovo decreto da parte degli italiani in cerca di un po’ di aria ma la
formulazione delle nuove norme non scioglie i dubb. Anzi. Perché se è certo che non si potrà
uscire dalla propria regione, e dunque non è consentito raggiungere le seconde case che si
trovano in altra regione, non è affatto detto che non lo si possa fare se si ha una casa al mare, in
campagna o in montagna all’interno della regione di residenza. Nel precedente decreto, quello in
vigore ancora fino al 3 maggio, infatti è scritto: ” Resta vietato ogni spostamento in abitazioni
diverse da quella principale comprese le seconde case utilizzate per vacanze”. Nel nuovo decreto
non c’è più traccia di questo divieto.

Le mascherine
Dove è obbligatorio indossarle e dove no? Sicuramente negli ambienti chiusi, ma quali? Ad
esempio, solo nei negozi o negli uffici pubblici o anche nei luoghi di lavoro privati?
La norma parla di “luoghi chiusi accessibili al pubblico, inclusi i mezzi pubblici e comunque in tutte
le occasioni in cui non sia possibile garantire continuativamente il mantenimento della distanza di
sicurezza”. Per luoghi chiusi accessibili al pubblico dovrebbe intendersi, nell’interpretazione
corrente, gli esercizi commerciali, gli uffici pubblici, i locali dove è consentito l’accesso al pubblico
mentre per i luoghi di lavoro, che siamo aziende o uffici, l’uso della mascherina è normato dai
protocolli di sicurezza aziendali. Di solito in ambienti dove sono garantite le distanze di sicurezza
tra le postazioni non è previsto l’uso obbligatorio della mascherina.

fonte: LaRepubblica

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