22 Novembre, 2024
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Alfred Hitchcock: 40 anni fa, ci lasciava il Maestro del brivido

di Marco Feole

Siamo nel 1948, quasi ormai 72 anni fa e Alfred Hitchcock regista britannico considerato una delle personalità più importanti della storia del Cinema, non era ancora quello di “Psyco”, “Gli uccelli” o “La finestra sul cortile”.

Un giovane Hitch sorprendeva tutti in quell’epoca presentando un film tratto da un’opera teatrale del 1929, e mettendo in scena qualcosa che in quegli anni era considerato davvero rivoluzionario.

Il tutto si svolge in un appartamento di New York, dove due giovani uccidono un amico e nascondono il cadavere all’interno di una cassapanca. La stessa che verrà poi allestita come tavolo da vivande per un imminente ricevimento al quale saranno presenti i parenti della vittima. Nessuno sospetta di nulla, ma gli atteggiamenti di nervosismo dei due insospettiscono un professore presente alla festa, che a fine ricevimento li metterà alle strette.

Un unico ambiente, una rappresentazione teatrale talmente geniale da tenere lo spettatore incollato senza annoiarsi mai. Ma cosa ha reso e cosa rende ancora a distanza di 72 anni “Nodo alla gola” di Hitchcock cosi innovativo e geniale? La regia!

Il film è composto infatti da dieci piani-sequenza, la maggior parte dei quali collegati tra loro in modo da apparire come un’unica ripresa. Cos’è un piano-sequenza? In breve, una tecnica cinematografica che consiste nel modulare una sequenza attraverso un’unica inquadratura, molto lunga, senza tagli o stacchi.

Dieci riprese da dieci minuti ciascuna, che era esattamente la durata di proiezione di un rullo, ovvero 300 metri di pellicola. Questo comportava la presenza necessaria di stacchi alla fine di ogni rullo, e la presenza di giunte di montaggio. Ma come fece Hitch ad ovviare a tutto ciò? Facendo passare un personaggio davanti all’obiettivo per oscurarlo proprio nel momento preciso in cui la pellicola del caricatore finiva. Così c’era un primissimo piano sulla giacca di un personaggio e all’inizio della bobina successiva si riprendeva ancora col primissimo piano sulla sua giacca, realizzando cosi, l’intenzione del regista nel dare la sensazione di un unico piano-sequenza per l’intero film.

Un esercizio di stile, l’intuizione di un genio, la prova tecnica sublime di un regista che con quel film, tra l’altro il suo primo film a colori, quindi una sfida nella sfida, segnava con prepotenza la sua firma nella cinematografia mondiale. Ecco perché la bellezza di questo film è anche e soprattutto nella realizzazione, che spesso dai meno avvezzi, viene dimenticata nelle valutazioni.

Si può solo immaginare cosa significasse all’epoca un tipo di lavorazione cosi, uno sforzo complessivo tra regia, troupe e attori che fu premiata da un discreto successo di pubblico e di critica, anche se l’accoglienza ricevuta non fu entusiastica come Hitchcock si sarebbe forse aspettato.

Come succede spesso, saranno gli anni a ridare a “Nodo alla gola” l’importanza che merita e la sua giusta collocazione, come pellicola di riferimento per molti. Un film da studiare, e mostrare. Dando a noi oggi la possibilità di parlare ancora dopo 72 anni di una pietra miliare, e di ricordare cosi a 40 anni dalla scomparsa,  quello che poi diventerà il Maestro del brivido!

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