23 Novembre, 2024
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LA UE NEL LIMBO. Europa, l’economia ammalata e la terapia che non c’è

Se non altro Consiglio europeo, Commissione e Bce hanno trovato un punto fermo: bisogna «fare di più» per contrastare la crisi economica innescata dal coronavirus. La domanda è come rispondere alla «crisi pandemica» senza far vacillare ulteriormente la coesione comunitaria.

Il Pil dell’Eurozona si è già contratto del 3,8% nel primo trimestre del 2020, il peggior risultato dal 1995. Stime della Bce avevano ipotizzato tracolli fino al -15% entro la fine dell’anno. Con questi ritmi di discesa, lo scenario è più realistico del previsto.

Ok, ma cosa sta facendo «l’Europa?» Per restare a Francoforte, la numero uno della Bce Christine Lagarde ha svelato lo scorso giovedì un nuovo pacchetto di misure che include l’abbassamento dei tassi sulle aste di liquidità di lunga durata.

Poco, agli occhi di mercati che si attendevano un potenziamento del quantitative easing dopo l’incremento da 750 miliardi di euro già messo sul piatto. La Bce ha comunque annunciato di essere «disposta» ad aumentare le dimensioni del suo programma di acquisto di titoli di Stato e ha dato la sua benedizione al Recovery fund, il fondo per la ripresa in via di discussione.

A proposito del Recovery fund. Eravamo rimasti a quando il Consiglio europeo ha dato mandato alla Commissione di presentare un piano per il fondo della ripresa, uno strumento per sostenere l’economia dell’Eurozona finanziato con il budget comunitario e capitali raccolti sui mercati. La presentazione è attesa a giorni, ma i i negoziati si protrarranno almeno fino all’estate.

Che cosa aspettarsi? In una recente intervista, il commissario francese al Mercato interno Thierry Breton ha messo in chiaro alcuni presupposti: l’industria europea avrà bisogno di almeno 1.600-1.700 miliardi di euro, meglio ricorrere a sovvenzioni che prestiti (qualcuno potrebbe non essere d’accordo, soprattutto nei Paesi Bassi) e occhi puntati sulla sopravvivenza di segmenti come automotive e turismo.

Si vedrà quanto, e cosa, la Commissione e i leader europei saranno capaci di raggiungere. Di sicuro, le tempistiche non sono agevoli. I segnali che arrivano dalle economie continentali sono tutti cupi, complice un calo di fiducia fisiologico di fronte a una crisi di questa portata. Se non si agisce in fretta, la conseguenze della recessione Ue potrebbero diventare ancora più drastiche.

(da Il Sole 24 Ore Europa24)

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